10 anni di Domus del Chirurgo. Ma il sito è fermo al 2016. Con informazioni sbagliate

10 anni di Domus del Chirurgo. Ma il sito è fermo al 2016. Con informazioni sbagliate

Il Comune dimostra incapacità nel gestire l’anniversario malatestiano. E non solo. Lo spazio internet del tesoro archeologico – quello a cui rimandano Google e Wikipedia – non è aggiornato. Sono sballati gli orari e i prezzi dei biglietti. Tanto per facilitare la vita al turista volenteroso…

Vai a Pienza e trovi Rimini
Ammetto, ho tradito il Malatesta. Sono stato a Pienza, la città costruita a immagine e somiglianza di Enea Silvio Piccolomini alias Pio II, l’acerrimo nemico di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Dopo aver etichettato SPM come una specie di anticristo, dopo aver definito il Tempio Malatestiano – che di SPM è la gloria e il testamento estetico & politico – un “antro di infedeli adoratori dei demoni”, il papa, afflitto dall’invidia, si fece costruire la cittadella. Per farlo, come si sa, stipendiò Bernardo Rossellino, che era il più valente discepolo di Leon Battista Alberti, che è quello – lo sanno anche i sassi – che fece il tempio a maggior gloria del Malatesta. Pienza vale il viaggio, è bellissima. Si vede da ogni lato della Val d’Orcia, tra i colli gialli e i boschi improvvisi, tanto che gli abitanti di lì chiamano Pienza, semplicemente, la Divina. Hanno ragione perché Pienza, che è patrimonio Unesco dal 1996, ha 2mila abitanti censiti e migliaia di turisti ogni giorno. Girare per Pienza è impossibile: le vie rinascimentali sono tempestate di negozi, uomini si sbracciano e sbucano ovunque. La cosa pazzesca è che vai a Pienza e scopri la Rimini malatestiana. Proprio così. Per fare la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, infatti, il Rossellino copia quanto ha fatto il suo maestro, l’Alberti, a Rimini. Studi e cartelli superficiali, ad uso turistico, mostrano somiglianze e differenze tra il Tempio Malatestiano e il duomo di Pienza. A quel punto mi invade davvero la rabbia. Pienza vive di turismo storico-religioso-enogastronomico (dacché la cultura esiste perché se magna) e Rimini, che ha cose più belle di Pienza, è ancora qui a vendere un posto in prima fila sulla brandina, a brandire la piadina come patrimonio dell’umanità. Piccola idea banale, banale: per i 600 anni dalla nascita del Malatesta, malaugurato anniversario, non si poteva pensare di far qualcosa con Pienza, rievocando la leggendaria inimicizia tra Pio II e SPM? Figuriamoci, siamo in mano – con rispetto blaterando – a una truppa di dilettanti al governo. “Spesso abbiamo sottovalutato le nostre bellezze senza valorizzarle, perdendo una grande occasione di rilancio turistico e culturale”: non lo dico io, ma lo dice lo spazio facebook  de “La Fabbrica del Tempio”, emanazione turistica della Diocesi di Rimini, impegnata nella “calorizzazione dell’Arte sacra e dei Beni culturali ecclesiastici” della città del Malatesta.

Anniversario della Domus nell’indifferenza della Giunta Gnassing
Che, culturalmente, siamo allo sbaraglio e in mano al tedio burocratico è sotto gli occhi di tutti, turisti, cittadini, passanti. Dov’è il calendario delle celebrazioni malatestiane? Chi fa parte del comitato scientifico che presiede tali celebrazioni? Qual è il catalogo dei convegni, la lista delle pubblicazioni previste, il repertorio delle ricerche commissionate? Che rapporti si sono istituiti con il Ministero in merito alle celebrazioni di SPM? Vorremmo saperlo perché va bene marginalizzare Ezra Pound, fa paura alla Giunta Gnassing anche se non ha letto un rigo del poeta, ma, almeno, esaltate a dovere il Malatesta. Il problema, ripeto, è complessivo e radicale. Riguarda un po’ tutti gli spazi culturali della città, che annegano nella noia e nel disinteresse civico. Un esempio? Pigliamo la Domus del Chirurgo. Un trapezio di vetro che ricopre la noia. Per quale ragione dovremmo andare alla Domus del Chirurgo? Cosa stanno facendo a 10 anni esatti dalla sua imponente apertura al pubblico, nel dicembre del 2007? Cosa intendono fare per rilanciare un prezioso documento archeologico? Al momento, nulla. Il sito istituzionale – quello che appare appena digiti ‘Domus del Chirurgo’ su Google e a cui ti indirizza la fatale pagina Wikipedia – cioè www.domusrimini.com è desueto, più archeologico dei mosaici, più malmesso della struttura della medesima Domus. Ma soprattutto, è disinformato. Basta cliccare su “Info utili”, per capire “orari, prezzi e visite guidate”, per fare un incontro ravvicinato del terzo tipo con il paradosso. Gli “orari e date di apertura”, infatti, risalgono all’anno scorso, all’“11 luglio-31 agosto 2016”, dove si promette, tra l’altro, “Tutti i mercoledì di agosto 2016” una “apertura serale straordinaria dalle ore 21 alle ore 24, con ingresso gratuito”. Promessa che quest’anno non si verifica. Anche il prezzo dei biglietti non coincide con la realtà. Secondo il sito ‘ufficiale’, fermo al 2016, l’ingresso costa 6 euro se intero e 4 euro il ridotto. Invece, secondo il prezzario 2017 l’intero viene 7 euro e il ridotto 5. Complimenti per la precisione nelle informazioni turistiche. A Rimini la cultura è ferma all’anno scorso, anzi, a un secolo fa.

Fotografia: la Domus del Chirurgo © Gianluca Moretti.

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