A Rimini si è aperto il cantiere del cambiamento: civiche e centrodestra marciano insieme

A Rimini si è aperto il cantiere del cambiamento: civiche e centrodestra marciano insieme

Chissà se "la Taverna degli artisti" passerà alla storia come la "Leopolda" di Rimini. Matteo Renzi è salito a Palazzo Chigi dopo aver rottamato a des

Chissà se “la Taverna degli artisti” passerà alla storia come la “Leopolda” di Rimini. Matteo Renzi è salito a Palazzo Chigi dopo aver rottamato a destra e a manca ed elaborato a lungo un ambizioso progetto di cambiamento. Dreamini da circa due anni ha aperto il laboratorio del cambiamento e stamattina ha indicato la strada che potrebbe portare all’appuntamento con le elezioni amministrative del prossimo anno da una posizione di forza. Civiche ben rappresentate, sigle le più diverse a metterci la faccia ed anche i partiti che inseguono, da poco o da tanto, la svolta. Tutti insieme per l’obiettivo (e a Rimini unire più persone è già un miracolo). Non contro i partiti della sinistra al comando a Palazzo Garampi (fra l’altro il progetto interessa anche soggetti vicini al Pd), ma contro un certo modo di concepire il ruolo del “pubblico” invadente (e a volte strafottente, oltreché fallimentare).

Ma prima di passare al manifesto per la riscossa vediamo i protagonisti, appuntati su mezzo foglio bianco strappato a metà, che Bruno Sacchini, presidente di Dreamini, ha consegnato ai giornalisti, e nel quale sta evidentemente la prima notizia: Comar (Comitato ambulanti presieduto da Pier Paolo Mazzotti), Forza Italia, Io per Rimini, Fratelli d’Italia, Cuore di Rimini, La Rimini che vorremmo, Ncd, Italia Unica (il movimento politico di Corrado Passera), Lega Nord, Fare per Fermare il Declino, Luigi Camporesi (ex consigliere comunale grillino), Idv, Ricostruiamo il paese (la costola leghista che fa capo a Flavio Tosi) e Associazione commercianti del Centro Storico. “Non è una alleanza elettorale, ma programmatica sì”, ha detto Bruno Sacchini. E’ evidente che dalla fase del “soli e in ordine sparso” si è passati alla consapevolezza che per essere incidenti occorre unire le forze. E se questo sarà il percorso seguito, e se questa aggregazione riuscirà ad esprimere un candidato sindaco “spendibile” (e se … qualche altra cosa che dipenderà dalla parabola amministrativa e giudiziaria del sindaco), è fuori discussione che la partita si farà interessante perché a remare da una stessa parte ci sarebbero non solo forze della società civile ma tutta l’opposizione. Tanti i volti noti della città che si sono dati appuntamento alla Taverna degli artisti, e fra questi diversi imprenditori e politici, ad ascoltare il vagito del nuovo soggetto: Quinto Protti, Mauro Ioli, Sergio Gambini, Stefano Casadei, Eraldo Giudici, Giuliana Moretti, Marco Lombardi, il prof. Attilio Gardini, Giuseppina Morolli, Mauro Gardenghi, Sergio De Sio, Aleardo Maria Cingolani e molti altri, compresi tanti giovani.

“Vogliamo essere dei facilitatori, dei coagulatori di un’alleanza non immediatamente elettorale ma culturale. Sono due anni che ci occupiamo dei problemi della città e ci preoccupiamo di produrre un’idea alternativa di città rispetto a quella gestita dal potere amministrativo”, ha detto Sacchini. Significativo il titolo del documento che Dreamini ha presentato oggi e sul quale ha coinvolto decine di persone del mondo civico, associativo e politico. Si chiama “Contributo per un’idea di governo della città” (in versione integrale in fondo) ed è decisamente un manifesto programmatico che ha tutta l’aria di potersi trasformare, al momento opportuno, in contenuto per il cambiamento. Dalle parole di Sacchini si è colto anche il motivo del cambio di rotta rispetto alla annunciata volontà, solo qualche mese fa, di dar vita ad un soggetto politico per il quale c’era già anche il nome: “Parte Civile”. Dreamini sacrifica tutto per privilegiare il gioco di squadra, per un progetto inclusivo al massimo e che punta al sodo.
Si parte da una squadra già molto ampia, dunque, e da un documento approfondito che “non dice solo cosa vorremmo fare”, ha chiarito Sacchini, “ma anche come e dove trovare i soldi per farlo”. Un Comune “leggero” quello che viene fuori dal manifesto programmatico, che si libera di partecipazioni che somigliano a pozzi senza fondo o a casseforti di denaro non investito per lo sviluppo, e che procede a dismissioni importanti. “Ci proiettiamo in una dimensione sanamente liberal rispetto allo statalismo e allo stalinismo dominanti”. Un altro modello rispetto a quello di un Palazzo Garampi che “spende e spande” e poi “munge” i cittadini con una tassazione insopportabile che continua a gravare su chi le tasse già le paga e in abbondanza (“vedi Tari”, ha detto laconico Sacchini, e Mario Ferrini ha aggiunto: “E’ scandaloso che il minor gettito della Tari venga fatto pesare su chi già la tassa rifiuti la paga”). Ecco perché la convinzione che si coglieva stamattina non era quella di trovarsi davanti ad un libro dei sogni. “E nemmeno ad un “pacco” del mare (chiaro il riferimento al progetto del Parco del mare, ndr) o ad un piano strategico che di fatto constatiamo non serve a niente se non al potere politico per giustificare certe sue scelte”, ha tagliato corto Sacchini.

Mario Ferri è entrato nel merito del documento programmatico. Uno dei cardini l’ha anticipato di recente Rimini 2.0: il Comune di Rimini dorme su un tesoro da 200 milioni di euro.
“Oggi assistiamo al pericolo di un declino irreversibile di Rimini e non è un’opinione ma un dato di fatto acclarato anche dal recente Rapporto sull’economia”, ha attaccato Ferri. “Rimini è una città stanca e delusa, l’economia langue, la filosofia degli eventi mette paradossalmente ancora più in luce il tramonto di una città che ha perso il suo appeal di luogo simbolo del divertimentificio nazionale”.
I mali del sistema Rimini sono elencati tutti: occupazione, legalità, crisi mordente per la piccola e media impresa, turismo che continua a perdere presenze e arrivi (maglia nera sulla costa anche nel 2014), montagne di debiti (Palacongressi in primis: “Il sistema fieristico congressuale ha debiti bancari che superano i 100 milioni di euro, dei quali 42 milioni garantiti dal Comune di Rimini”), una mobilità caotica da città metropolitana senza collegamenti adeguati mare-monte e i tanti problemi ambientali”.
La fusione fra le Fiere di Rimini e Bologna sarebbe una “soluzione imbarazzante e totalmente penalizzante per noi e finirebbe col replicare il modello Hera, dove le decisioni si prendono a Bologna e Rimini non conta nulla”, ha detto Ferri. “Deve essere smantellata l’inutile Rimini Holding ed eliminate tutte le società ‘in house’, riportando la gestione in ambito comunale”.
Il rilancio economico deve passare da investimenti pubblici e privati (facendo leva sulla finanza di progetto), ma c’è un no fermo ai motori immobiliari. Trovando risorse nelle dismissioni: dal sistema fieristico 150 milioni di euro e da Hera 50 milioni di euro, mentre dalla riduzione del capitale sociale in Romagna Acque Società delle Fonti altri 8 milioni di euro.
No al Trc, perché la metropolitana di costa rischia di portare al default il Comune di Rimini e perché non si può procedere nonostante i tanti forzati cambi di rotta intervenuti senza una valutazione indipendente dei flussi di traffico e senza un aggiornato e trasparente budget economico-finanziario. Meglio pensarci quando si è in tempo anziché trovarsi davanti ad un nuovo caso Aeradria.
Un altro punto fermo è il rapporto con Bologna e qui “l’invadenza” del capoluogo regionale è indicata come minaccia “nei servizi, nella sanità, nel trasporto pubblico locale e nel fieristico”.
Infine il capitolo cittadini-pubblica amministrazione: “L’attuale farraginosità e le inutili complicazioni della macchina burocratica comunale necessitano di una completa rivisitazione per garantire ai cittadini risposte in tempi adeguati”. Più sussidiarietà e meno Comune imprenditore. “La politica non deve imporre la propria volontà a colpi di delibere, ma anzi deve accompagnare le decisioni più rilevanti con consultazioni popolari”. Il cantiere della Leopolda riminese è aperto.

Contributo per un’idea di governo della città

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