Abbagnato: la danza non morirà mai. Ma in giro ci sono troppe maestre “inventate”

Abbagnato: la danza non morirà mai. Ma in giro ci sono troppe maestre “inventate”

A Cattolica con marito – il calciatore Balzaretti – e figli, la danzatrice italiana più famosa al mondo è il fiore all’occhiello della scuola estiva “DanzFest”. Intervista su: “Amici”, Roberto Bolle, Pina Bausch, il futuro. In calce, dialogo con Elisa Scala, l’insegnante che scopre le stelle di domani. “Alla Scala solo le eccellenze. Ma mancano gli investimenti”.

C’è Eleonora. Ma i manifesti sono di Al Bano e Romina…
Lei, la più grande ballerina italiana al mondo, è seduta su una sedia, all’apice del palco. Di solito parla in francese. Fa pochi movimenti. Dice pochissime parole. Su quelle parole, poi, i ballerini calano il corpo, tentano di ricalcarle, come ideogrammi in volo. Decine di giovani ballerini in coda per essere istruiti da Eleonora Abbagnato. La selezione è stata feroce, naturalmente. Eleonora è la stella della scuola estiva DanzFest, per il decimo anno consecutivo a Cattolica. Con lei, in Riviera, c’è il marito, Federico Balzaretti, colonna del Torino, della Juventus, del Palermo e della Roma, argento con l’Italia agli Europei del 2012, ci sono i figli e una piccola colonia di amici. Davanti al Teatro della Regina un gruppo di giovani danzatrici si sgranchisce le gambe. Da fuori, nulla testimonia la presenza della Abbagnato – eppure, più ‘personaggio pubblico’ di così si muore – né di DanzFest. I manifesti inneggiano a LP – che ha già cantato – a Mannarino ad Al Bano e Romina… All’ingresso chiedo se qualche rappresentante del Comune sia venuto a porgere gli omaggi a cotanta Abbagnato, almeno un saluto. Nulla. Come mai questa maleducazione civica? Poi, il giorno dopo la mia sortita, questa mattina, in extremis, sortita del Sindaco a far selfie con la divina. Finita la lezione, ‘placco’ la Abbagnato, ci sediamo su un divano del teatro.

Eleonora Abbagnato in questi giorni a Cattolica per la scuola estiva del DanzFest

Domanda a bruciapelo: com’è lo stato della danza classica in Italia?
“Non sono negativa, con il Corpo di ballo dell’Opera di Roma, di cui sono la direttrice, stiamo facendo un bel lavoro. Il pubblico ci segue, i teatri di tutto il mondo chiedono la nostra presenza, quest’anno abbiamo sette nuove produzioni. I talenti in Italia ci sono: da poco è stata eletta prima ballerina del corpo di ballo che seguo Rebecca Bianchi, è molto brava. No, non c’è crisi nella danza”.
Che tipo di insegnante è lei, troppo severa o indulgente?
“Non penso di essere severa. Seguo molto i miei ballerini, quello sì. Dicono che li trasformi in piccoli me stessa”.
Magari, mi viene da dire. A proposito di icone della danza, che giudizio ha su un fenomeno come Roberto Bolle?
“Bolle è un talento italiano, bello, bravo, riconosciuto in tutto il mondo. Lui viene dalla scuola della Scala, io sono il prototipo dell’Opéra di Parigi. Abbiamo scelto un percorso diverso con repertori diversi”.
La sua visibilità pubblica è decuplicata dopo la partecipazione ad “Amici”. Sente di essere stata ‘cannibalizzata’ dalla televisione o di essere riuscita, tramite la tivù, a valorizzare la danza classica?
“Ho accettato la proposta e l’aiuto di Maria De Filippi per aprirmi a un altro tipo di pubblico. Vado in televisione con l’intento di diffondere la qualità della danza, porto la mia arte a persone diverse da quelle che frequentano i teatri d’opera. La televisione è importantissima in questo e non dobbiamo dimenticare che anche ‘mostri sacri’ come Carla Fracci e Rudolf Nureyev hanno fatto televisione. Io, per altro, ho cominciato proprio in tivù, a dieci anni con Pippo Baudo, come enfant prodige”.
“DanzFest” compie 10 anni. Questi 10 anni coincido con i momenti forse più importanti della sua carriera. Me ne indichi uno.
“Ho avuto la fortuna di lavorare con alcuni giganti della coreografia, ma l’incontro formativo più importante è stato quello con Pina Bausch. È stato uno dei momenti più belli ma anche più difficili, perché Pina non diceva mai ‘va bene’, eppure il rispetto verso questa artista immensa ti faceva accettare ogni cosa. Ecco, questa è la vera crescita per una danzatrice”.
Sacrificio, costanza, un rigore non mondano, sono le caratteristiche della danza, in contrasto con l’epoca attuale. C’è spazio in futuro per discipline di questo tipo?
“Non è vero, come dicono un po’ a caso alcuni giornalisti che la danza sparirà. Al contrario, la danza sta tornando sempre di più, con forza. Il problema, in Italia, è che ci sono troppe maestre di danza ‘inventate’. In Francia questo non accade, perché è obbligatorio avere un diploma; in Italia, al contrario, chiunque può aprire una scuola di ballo e fingersi ballerino”.
Progetti del futuro anteriore?
“Intanto, il 23 luglio ballo a Civitanova, dove porto il mio progetto Omaggio a Maria Callas. Poi ho i miei spettacoli con il Teatro dell’Opera di Roma, la Soirée Roland Petit e Giselle, a settembre”.
…progetti del futuro venturo?
“Smettere. E avere del tempo…”. Ride.

Elisa Scala: “Per le ‘mie bambine’ io sono un esempio, passano più tempo con me che con i genitori, spesso vivono già fuori casa: non posso permettermi di deluderle”.

Al ristorante giapponese con Elisa Scala, che insegna alle stelle di domani
Cambio di passo. Dopo Eleonora, faccio la punta a Elisa Scala. Toscana di Fiesole, formatasi presso la mitica “Joffrey Ballet School” di New York, dal 2009 è docente alla scuola di ballo del Teatro alla Scala – nomen omen – di Milano. Insomma, è la chioccia delle stelle di domani. Occhi fatali, risoluta dolcezza, ‘aggancio’ la Scala dopo una mattina di lavoro, la scorto a mangiare qualcosa a un ristorante giapponese. La Scala è una rigorosa esteta della danza. “Bisogna essere un po’ pedanti per perfezionare i movimenti della danza. Solo ripetendoli all’infinito i movimenti si migliorano. Questa dedizione, oggi, manca. Oggi le troppe scuole di danza in Italia puntano fare ‘poca fatica e molta resa’. Ma questo nella danza non funziona”. I numeri sciorinati dalla Scala sono indicativi: ogni anno almeno 450 piccole ballerine si presentano alle audizioni della Scala. “Ne scegliamo, in media, 20. E all’ultimo anno di corso, l’ottavo, di questi 20 in media ne arrivano 5 al diploma”. Una selezione ferocissima, propria della grande arte, per fortuna. È affascinante ammirare la precisione con cui si accorda un corpo. Equivalente al genio con cui si forma un violino, si edifica un sonetto. Come mai così tanti baby ballerini alle selezioni annuali della Scala, non è frustrante essere ‘eliminati’? “Negli altri Paesi, in effetti, questo fenomeno non è così ampio. Probabilmente, in molti pensano che la scuola di ballo della Scala sia immediatamente accessibile. Non è così. D’altronde, la danza è diventata un business, basti vedere il numero esponenziale delle scuole di ballo che proliferano in Italia. Con il paradosso che lo Stato investe sempre meno nelle scuole di ballo nazionali”. Il percorso nella scuola di ballo della Scala è di altissima professionalità. I ragazzini delle scuole medie studiano danza – e materie teoriche collaterali – dalle 14 alle 18,30, tutti i giorni. Al liceo, si studia danza dalle 9 alle 16 e si fa scuola dalle 16 in poi. L’impegno, totalizzante, è scandito da esami annuali, “se non li passi, purtroppo, hai terminato il tuo percorso alla Scala”. Eppure, proprio la Scala è l’incubatrice dei talenti di domani: quest’anno Elisa Scala ha preparato i suoi ‘piccoli’ per Il lago dei cigni, nella prossima stagione calcheranno il palco più importante d’Italia con il Don Chisciotte di Nureyev. “L’esperienza del palco è decisiva. Da noi il ciclo è estremamente selettivo perché il lavoro è sempre meno… insistiamo sui talenti, assoluti”. Qual è il percorso per diventare una ‘stella’? “Difficile dirlo, non c’è una regola. Ovviamente, lo strumento principe del ballerino è il corpo. Bisogna avere un corpo armonioso, elastico, morbido. Compiere un percorso didattico formativo con bravi insegnanti. E avere una struttura che creda nel tuo talento. La danza costa, e spesso non si capisce la necessità di investire nell’eccellenza”. Anche l’insegnamento è un talento… “Certo. Ballare mi piaceva tantissimo, ma è quando ho iniziato a insegnare che ho capito di aver trovato il mio ‘demone’. Con i ragazzi devi avere pazienza, non essere troppo vicino né distante. Per le ‘mie bambine’, come le chiamo, io sono un esempio, passano più tempo con me che con i genitori, spesso vivono già fuori casa: non posso permettermi di deluderle”. Insomma, un sacrificio totale. “A volte mi sembra di vivere in un’epoca che non è la mia, sono ‘antica’”, dice, sorridendo, la giardiniera delle stelle, il farmaco all’incuria culturale italica.

COMMENTI

DISQUS: 0