Al mare su prenotazione

Al mare su prenotazione

Se va avanti così, adotto un filare a Coriano beach.

Lo dico come sempre: non ci capisco più niente. Buon segno, il dubbio. Ma non bisogna esagerare. Perché diventa incertezza, e nella incertezza non mi piace sguazzare. Perché mi è venuto in mente sguazzare? Probabilmente, sono di scuola freudiana, ho una gran voglia di mare. Non di spiaggia, non di sabbia, di ombrelloni, lettini e chiringuitos ma di acqua, acqua salata che mi rimane addosso, che mi penetra nella pelle, che si cristallizza nei baffi mentre canto Gino Paoli, e penso da quanti anni ho la fortuna di andare al mare.
Lo zio Nando ci caricava sulla giardinetta che sapeva di baccalà e ci portava all’Alba di Riccione, lasciandoci prima della ferrovia perché c’era troppo casino. Poi una settimana o giù di lì, dallo zio Pietro impiegato di Banca alla Cassa di Risparmio di Misano, e finalmente la bici, libertà totale, esaltata dalla Vespa Primavera alla Vallugola, dove si andava a cozze, e non solo.
Non posso lasciarmi travolgere dall’onda anomala dei ricordi giovanili… ma, ripeto, non ci capisco più niente.
Di una cosa però sono certo: se va avanti così, io al mare quest’anno non ci vado. Al mare, su prenotazione, ci rinuncio. Al mare ospedalizzato come dice Gnassi, (dopo Gnassi saran cazzi), lo lascio ai fenomeni con la catenina d’oro e il petto villoso, che andavano di moda quando io sognavo la Rivoluzione.
Se va avanti così, adotto un filare a Coriano beach.
Rurali sempre.

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