Al Meni: il Comune non ha nessuno che parli inglese per comprare i biglietti aerei degli chef

Al Meni: il Comune non ha nessuno che parli inglese per comprare i biglietti aerei degli chef

Bottura al circo gastronomico felliniano, dove politica e cucina s'intrecciano: nonostante la doccia fredda del referendum, non ha lasciato i nostri lidi. Ecco le spese pubbliche dell’evento.

E’ un problema per il Comune – malgrado i 1343 posti di dotazione organica – trovare un dipendente che parli inglese e sappia prenotare i voli e l’albergo per i 12 chef di “Al Meni”, la manifestazione culinaria inaugurata ieri sulle note della marcia di «8 e ½», suonata dalla Banda Città di Rimini. Palazzo Garampi ha dovuto ricorrere ad una selezione di operatori economici “data la complessità dell’attività in oggetto che richiede la padronanza della lingua inglese (parlata e scritta) e la capacità professionale di intermediazione per la prenotazione dei voli e della sistemazione alberghiera”, dicono gli impegni di spesa degli uffici comunali.
Il servizio è stato messo a gara ed ha presentato l’offerta una sola ditta, Rimini Reservation (partecipata dallo stesso Comune) che deve provvedere alla “ospitalità di alcuni dei maggiori rappresentanti del settore food, di 12 chef internazionali accompagnati dai loro assistenti, riferita alle spese dei voli, al trasferimento da e per l’aeroporto di Bologna, oltre che alla loro sistemazione alberghiera”. Costo per le casse pubbliche, 31.720 euro Iva inclusa.
Questa è solo una delle curiosità, per chi voglia andare a dare una sbirciata dietro le quinte del festival gastronomico, arrivato quest’anno alla sua quarta edizione. Le altre spese finora messe nel conto (poi si vedrà il consuntivo), sono i regali agli chef (406 euro in copie della rivista Dispensa Magazine); 3.777,61 Iva inclusa per registratori di cassa, noleggio di 250 pallets, cassette da mercato, noleggio balle di fieno per circo, acquisto 1.000 bicchieri di vetro per l’enoteca; inoltre 5.149 euro per 2 striscioni e vari totem per l’evento; altri 30.256 Iva compresa per il service audio-luci; 19.276 euro Iva compresa per il noleggio del grande tendone circo «8 1/2». Fin qui fanno una novantina di migliaia di euro.
Nel 2015 il preventivo di spesa era di 212mila euro, perché la realizzazione del circo delle delizie gastronomiche si appoggiava ai contratti con l’Associazione Chef to Chef Emiliaromagnacuochi, con Enoteca Servizi srl e con Associazione Slow Food Emilia Romagna. Ma notevoli erano anche le entrate per sponsorizzazioni.
Nel 2016 il budget è stato rivisto, e il consuntivo ufficiale parla di uscite totali per 129.760 euro, di cui 111.289 a Chef to Chef Emiliaromagnacuochi, ed entrate per 3.606 euro, provenienti da Apt Servizi, Hera, Mo.ca, San Pellegrino, Birra Amarcord, F.a.r.e. srl, Cciaa Rn, Consorzio Strada Vini e Sapori, Rimini per tutti onlus, Piada e Cassoni dalla Lella, Mangio sas, e la stessa Associazione Chef to Chef. Rimasero a carico del bilancio comunale, per differenza, euro 36.153.
L’Associazione Chef to Chef, sede legale a Ravenna, fin dalla prima edizione ha ideato l’evento “animato dal nostro Vicepresidente Massimo Bottura”, famoso nel mondo per la sua Osteria Francescana di Modena (menu degustazione a 9 portate, euro 220, abbinamento vini euro 130).
Ed è proprio il più volte “stellato” Bottura il centro della kermesse, da lui inaugurata nella quarta edizione, insieme al sindaco Andrea Gnassi, alla vicepresidente di Slow Food Laura Giorgi, al direttore di Apt Emanuele Burioni, all’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli e al critico gastronomico Andrea Petrini.
Come si vede dai nomi coinvolti nel taglio del nastro, politica e cucina si intrecciano non poco. Gnassi, esperto di feste e di street food, è fra gli esponenti di questa “connection”, di cui è maestro il Pd renziano.
Come dimostra, fra i tanti esempi possibili, la cronaca di una giornata del settembre 2015: “Il premier italiano e il presidente della Repubblica francese hanno fatto tappa all’Osteria Francescana a Modena durante il vertice bilaterale iniziato con i colloqui a Palazzo Ducale, proseguito a tavola (dove hanno continuato a parlare di politica e di migranti) e poi conclusosi tra gli stand della Festa del partito nel capoluogo emiliano”.
Nell’occasione, Bottura dichiarò a Repubblica: “Conosco Renzi personalmente, ha mangiato a casa mia, è uomo affabile che ti mette a tuo agio
E’ stato lui a volere tutto questo, a Modena”.
Lo stesso Bottura era sceso in campo con il suo peso gastro-politico, poco prima del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, dichiarando al Corriere della Sera: “Il referendum è una questione culturale prima che politica. Se vince il No, mi viene voglia di mollare tutto e andare all’estero: ringrazio il mio Paese che mi ha dato moltissimo, chiudo e riapro a New York”. Naturalmente Bottura rimase in Italia nonostante il 60% di no.
Ma il 12 dicembre in tv (La7, Tagadà) a domanda rispose: “Non ho detto esattamente quelle parole, forse sono state riportate male”.
Abbandonato l’incubo americano, Bottura è tornato ai nostri lidi. Lo ha accolto a braccia aperte Gnassi, ricordando che ha conseguito “la laurea ad honorem per il suo percorso che si colloca all’incrocio tra imprenditorialità, cultura e tecnica”.

Fotografia: Andrea Gnassi e Massimo Bottura, pagina Facebook Comune di Rimini

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