Al nuovo rettore del Santuario di Montefiore la mission di far luce su un doloroso giallo

Al nuovo rettore del Santuario di Montefiore la mission di far luce su un doloroso giallo

Don Egidio Brigliadori è stato nominato responsabile di quello scrigno mariano di antichissima devozione al centro di una triste vicenda legata al mistero dei lampadari. Il sacerdote potrebbe scrivere una pagina di verità e di giustizia, rimarginando una ferita ancora aperta.

Se fosse un giallo di Agatha Christie, anche Hercule Poirot si arrovellerebbe non poco per venirne a capo. Ma alla fine le sue piccole cellule grigie avrebbero la meglio, perché è impossibile ingannare Hercule Poirot. Invece per dirimere il nostro caso, davvero intricato, purtroppo non c’è traccia dell’acuto investigatore. E la soluzione dei gialli, si sa, è un’arte difficile.
La ricerca della verità in questa storia pare interessare a pochi. Pare. L’impressione è che meno se ne sa e meglio vivano alcuni dei diversi protagonisti di questo mistero. Che si trascina da una quindicina d’anni. Vede protagonisti una serie di personaggi molto assortiti: prelati, antiquari, cronisti (mazziati), semplici tonache di campagna e chissà quanti altri. Sempre se fosse un giallo di Agatha Christie potrebbe intitolarsi la misteriosa sorte dei lampadari del Santuario di Montefiore. Che è di proprietà della Diocesi. O il Santuario dei lampadari perduti. Molti gli indizi, ancora nessun colpevole. Anzi, di colpevoli sembra che non ne esistano proprio. I lampadari si trovano al loro posto sotto gli occhi della Madonna di Bonora. Ma sono integralmente quelli che circa un secolo fa arrivarono nel Santuario grazie alla generosità e alle offerte del popolo cristiano? Per dare una risposta a questa domanda è stato chiamato in causa anche il tribunale di Rimini, sono state scritte perizie, sono stati ascoltati testimoni.

Siccome le sentenze non si discutono, vogliamo fare affidamento solo su quello che gli occhi hanno visto e le orecchie hanno udito successivamente alla pronuncia della giustizia, avvenuta nel 2007. Dunque, secondo i più, gli storici lampadari di Montefiore sarebbero quelli che attualmente pendono dal soffitto del Santuario. Se non fosse che altri tre penderebbero da un altro soffitto e di fattura non proprio identica a quelli che si trovano nel Santuario. Quindi al momento esisterebbero in due luoghi diversi più lampadari di quelli che Montefiore abbia mai ospitato. Magia? Perché alcuni lampadari si troverebbero altrove? Perché la scorsa estate alcuni se ne stavano in altro loco, e da oltre una decina d’anni? Forse perché rimetterli nel Santuario significherebbe dover giustificare la loro dipartita e la loro anomala lontananza? E siccome la vicenda è passata attraverso un’eco mediatica non indifferente e anche attraverso un processo, forse che quei lampadari scottano?

Perché proprio oggi riapriamo questa “ferita”, che ha provocato profondo dolore nella comunità che ha ruotato e ruota attorno al Santuario? Perché il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, ha appena nominato don Egidio Brigliadori, già parroco a Morciano, rettore del Santuario Madonna di Bonora, dopo che a Pasqua è venuto a mancare don Ferruccio Cappuccini. “Don Egidio, vicario foraneo del Vicariato Valconca, pur abitando al Santuario, fa riferimento alla comunità sacerdotale di Morciano per un servizio condiviso alla rispettiva Unità Pastorale”, fa sapere la Diocesi. Ecco, abitando al Santuario ed essendone diventato rettore, don Brigliadori avrà tutto il tempo per riprendere in mano l’enigma dei lampadari. Non gli dovrebbe risultare difficile riannodare tutti i fili del giallo e verificare se qualche “pezzo mancante” non si trovi … al proprio posto. A lui spetta, insomma, quella operazione verità che fino ad oggi non è riuscita ad altri. Nonostante, a quanto ci è dato sapere, in Diocesi siano in tanti a sapere, ai vertici e alla base, come stiano le cose.
Don Brigliadori raccoglie una eredità importante, soprattutto legata a don Emilio Maresi, al quale va il merito di avere investito tutto per dare lustro al Santuario, dove arrivò come rettore nel 1956, affrontando sacrifici inenarrabili, e ci rimase per quasi mezzo secolo.
E’ abbastanza paradossale che il Santuario pieno di ex-voto, tanto che è stato necessario trasferirne diversi in un salone vicino alla Chiesa, e che custodisce l’immagine miracolosa della Madonna che allatta il Bambino, venerata da secoli, sia ancora lambito da questa funesta disavventura.
La sua prima uscita pubblica dopo l’insediamento in Diocesi, mons. Lambiasi la fece celebrando messa al Santuario, il 16 settembre 2007. Fuori dalla Chiesa c’era affisso un manifesto con queste parole: “Ho tanta gratitudine e gioia per essere stato nominato vescovo di Rimini. A chi porta il desiderio di autenticità e giustizia chiedo di sentirmi vicino in spirito di evangelico servizio”.

Il sito dedicato al Santuario

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