Al posto del Delfinario l’ospedale delle tartarughe, la scuola di vela e un polo per la difesa dell’ambiente marino

Al posto del Delfinario l’ospedale delle tartarughe, la scuola di vela e un polo per la difesa dell’ambiente marino

L'amministrazione comunale lavora ad un bando per assegnare l'area demaniale dell'ex Delfinario di Rimini. La Fondazione Cetacea e il Club Nautico si candidano con un progetto che ribalta la precedente esperienza: "Da luogo di tortura a luogo di cura degli animali". E che ha anche l'ambizione di catturare un ampio interesse turistico.

Che fare dello storico Delfinario di Rimini? Chiusa nel modo che tutti conoscono la vicenda del luogo che ha ospitato a lungo e con notevole successo le esibizioni dei delfini e, da ultimo, dei leoni marini, si pone il tema di come riconvertirlo. Per evitare che diventi ulteriore cemento spiaggiato che si unisce a quello delle colonie disseminate sulla riviera, con la differenza che nel caso del Delfinario la macchia sporcherebbe il vestito turistico nel cuore della città, Marina centro. “Noi ci siamo”, hanno ripetuto questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, Gianfranco Santolini per il Club Nautico e Sauro Pari per la Fondazione Cetacea. Che, tanto per cominciare, hanno sottoscritto un protocollo di “gentlemen agreement”, niente più che un patto fra gentiluomini ma con l’intento di lanciare una chiara indicazione sul che fare, su quali forze coinvolgere e con quali obiettivi. In attesa che l’amministrazione comunale metta mano al bando per assegnare l’area demaniale del Delfinario, la decisione dei due soggetti non passa inosservata anche per la logica di sussidiarietà da cui è animata. Due realtà che già fanno del mare la loro vocazione pubblica, si candidano a unire le forze per rilanciare una nuova funzione attrattiva legata all’ex Delfinario. Poi, the winner is, si vedrà.

Gianfranco Santolini, Roberto Venturini e Sauro Pari alla conferenza stampa odierna

Il presidente della Fondazione Cetacea ha raccontato l’incontro e l’inizio della collaborazione con il Club Nautico (“è stato per noi molto importante”), che ha già permesso di avviare una serie di iniziative “che ci hanno avvicinato a Rimini”, ha detto Sauro Pari. Perché la Fondazione opera a Riccione, dove dal Delfinario è passata ad Oltremare e quindi in una ex colonia, ed è chiaro che la location del lungomare Tintori darebbe ben altra visibilità alle attività della onlus che, oltre ad essere il centro di recupero delle tartarughe marine per Emilia Romagna e Marche, si occupa anche di educazione ambientale. “Il progetto è quello di mettere insieme due esperienze come quelle del Club Nautico e della Fondazione Cetacea, ovvero attività di diporto, educazione al mare e scuola di vela da una parte, e di conservazione dell’ambiente marino dall’altra, qualcosa che abbracci il mare a 360 gradi, questo è l’obiettivo ambizioso”.
Piena sintonia di vedute con Santolini, il quale sottolinea che il Club Nautico, 85 anni di vita già compiuti e portati con leggerezza, soprattutto negli ultimi tempi ha ampliato i propri orizzonti: certo, gli sport nautici, la vela, i successi ottenuti da giovani e meno giovani, “ma il nostro impegno è anche quello di creare delle generazioni future attente all’ambiente marino”. Il nome di Gianfranco Santolini è poi legato a Big Game Italia, alla salvaguardia della fauna marina, alla pratica del “tag and release”, alla battaglia per un’etica nella pesca sportiva e ricreativa, come sanno i lettori di Rimini 2.0 che hanno letto l’intervista realizzata al presidente del Club Nautico e della Consulta del porto. Insomma, due mondi, quello del Club Nautico e della Fondazione Cetacea, che a prima vista potrebbero apparire lontani, ma che in realtà manifestano sensibilità e fini comuni.

L’ex Delfinario in attesa di un futuro

Come può reggersi dal punto di vista finanziario questa alleanza di nobili intenti? Riempire di nuovi contenuti il Delfinario suona come una sfida non banale. Anzitutto perché la struttura non versa in ottime condizioni, ma soprattutto perché l’impianto attuale dovrà sicuramente attraversare un profondo restyling prima di poter accogliere tartarughe e una “base nautica per la scuola vela”, come l’ha definita Santolini.
“Il protocollo che abbiamo sottoscritto prevede un tempo di quattro anni”, ha chiarito Sauro Pari, “durante i quali si dovrà risolvere anzitutto la questione della concessione, visto che non è stato ancora emesso il bando e non sappiamo quali saranno i contenuti del bando stesso, ma intanto abbiamo deciso di uscire allo scoperto per evitare che qualcuno pensi di poter buttar giù tutto. L’ex Delfinario rappresenta Rimini, è lì da 60 anni, ha connotato il turismo riminese. In questi quattro anni andremo a cercare i fondi e i partner, nel mondo finanziario e bancario, fra quanti credono in questo progetto no profit e sono disposti a dare un aiuto. Sappiamo bene che andiamo a prenderci una patata bollente ma lo facciamo molto volentieri”.

Secondo Santolini il tema delle finanze c’è tutto ma … un passo alla volta. “Non sappiamo nemmeno in quale situazione versi l’ex Delfinario, ed anzi chiederemo all’amministrazione comunale di poterlo visionare all’interno”. E poi: che ne sarà del canone demaniale? Sarà tarato su quello che veniva chiesto fino ad oggi, oppure su misura per realtà no profit? Per una sostenibilità economica del progetto pare che l’amministrazione comunale sia pronta anche a contemplare una “licenza” di tipo commerciale, naturalmente compatibile col progetto. Abbastanza scontata la vendita di gadget, “se invece parliamo di una attività commerciale, pubblico esercizio o altro, molto dipenderà anche dagli spazi, il vero problema sono gli strumenti urbanistici”, ha detto il presidente del Club Nautico. “Dovranno essere modificati alcuni strumenti urbanistici perché attualmente quel locale ha delle destinazioni specifiche e il Delfinario è stato chiuso anche perché aveva problemi di natura edilizia che quindi dovranno essere risolti, aspettiamo di conoscere gli intendimenti dell’amministrazione comunale”.

Sia Santolini che Pari hanno però ben chiarito un aspetto: il loro progetto avrebbe un notevole impatto turistico. Non inferiore a quello dell’ex Delfinario, considerato quanto possa anche solo emotivamente coinvolgere un “ospedale delle tartarughe” e il rilascio in mare di questi stupendi esemplari. “A Riccione siamo aperti al pubblico solo 100 giorni d’estate, in una zona periferica, e accogliamo circa 55 mila visitatori, riteniamo che a Rimini, con una visibilità completamente diversa, non dico che potremmo moltiplicare per tre questi numeri ma …”. Ma quasi, secondo Sauro Pari. “Anche perché ci struttureremmo per rimanere aperti 365 giorni all’anno” e già si prevede di aumentare le 42 vasche di cui il centro è dotato a Riccione, fino a 60.

E in attesa del bando, che non è detto possa arrivare in tempi brevi? Nell’estate 2019 che ne sarà del contenitore chiuso con le quattro frecce? Lasciarlo nello stato in cui versa aprirebbe molti rischi, “anche in termini di ordine pubblico”. E allora non è da escludere che si possa fare qualcosa secondo il principio del work in progress, ha lasciato intendere Santolini. “L’amministrazione comunale ha un primo problema, quello della messa in sicurezza dell’ex Delfinario, un luogo abbandonato è ricettacolo di sbandati e se questo si trova a Marina centro potrebbero sorgere dei problemi”.
Intanto il primo maggio la Fondazione Cetacea dà appuntamento proprio davanti all’ex Delfinario per il rilascio di una tartaruga. Poi è già partita un’altra idea: tutte le cannucce di plastica che saranno ritirate dagli alberghi di Rimini (per essere sostituite con altre biodegradabili), daranno vita ad un’opera artistica che dovrebbe essere collocata sempre nell’ex Delfinario. “Cominciamo ad attuare delle buone pratiche e a far capire che questo luogo sta cambiando destinazione”, sono state le parole di Pari.

Non è tutto definito e non potrebbe esserlo, visto che se ne comincia a parlare oggi. “Ma contribuire al cambiamento del Delfinario che storicamente è stato molto importante e che tutti conoscono, non solo i riminesi, è un impegno nel quale crediamo”. Hanno ripetuto i due presidenti. “Da luogo di tortura a luogo di cura degli animali” (Sauro Pari). Anche il messaggio è forte.

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