Alberi e barriere fonoassorbenti: le promesse mancate sul Trc

Alberi e barriere fonoassorbenti: le promesse mancate sul Trc

La metropolitana di costa non è stata sottoposta al procedimento di valutazione di impatto ambientale perché erano state previste (attraverso precise prescrizioni) delle mitigazioni, a partire dalle barriere fonoassorbenti. Che però si sono perse per strada. E sapete cosa avrebbero dovuto fare con i tanti pini sradicati a Riccione? Ripiantumarli altrove. Invece sono andati distrutti.

Obbligo di barriere fonoassorbenti. Non solo. Secondo le prescrizioni del Ministero dei Trasporti, sia le “barriere fonoassorbenti” che i “muretti esterni a margine della carreggiata” che delimita il Trc, avrebbero dovuto essere “adeguatamente coperti da vegetazione rampicante e da piante arbustive per tratti alterni, al fine di eliminare l’effetto prospettico di “barriera continua” che tali strutture viarie comportano”. E’ quanto si può leggere nell’allegato alla delibera del Cipe del dicembre 2004. Ad oggi, quando Pmr ha da poco annunciato (ancora una volta e speriamo sia quella buona) l’avvio imminente del Metromare perché ci sarebbero tutte le autorizzazioni, la barriera continua e l’assenza di qualunque mitigazione acustica sono fra le poche certezze di quest’opera.
Qual è il problema? Che di barriere fonoassorbenti si parla ancora in un’altra delibera Cipe successiva (marzo 2006) che approva il progetto definitivo del Trc (“Il soggetto attuatore predisporrà una idonea campagna di rilevamento, a seguito della realizzazione del Metrò della Costa, al fine di valutare gli esiti della messa in opera degli accorgimenti tesi alla riduzione dell’inquinamento acustico”) e poi se ne perdono le tracce. Questa prescrizione sparisce.

Ma facciamo un passo indietro. Nel settembre del 1998 i Comuni di Rimini e Riccione indicono la conferenza dei servizi per il rilascio della concessione edilizia legata al Trc, che si tiene a palazzo Garampi. Al tavolo siede anche la Soprintendenza. Leggiamo dal verbale: “Con riferimento al progetto esecutivo pone il problema della demolizione del filare di pini nel Comune di Riccione, in particolare lungo le vie Rimini e Portovenere, per la qual cosa la Soprintendenza è del parere di prescrivere la ricostituzione di una nuova piantumazione che riproponga l’immagine della strada alberata, oltre ovviamente al trasferimento in altra sede dei pini espiantati“. Chiaro no? La Soprintendenza ai Beni architettonici e ambientali di Ravenna dice sì al rilascio della concessione edilizia a patto che vengano ricostituite le alberature lungo i viali Rimini e Portovenere a Riccione e rimessi a dimora altrove i pini sradicati.

I progettisti presenti – leggiamo sempre dal verbale – “accogliendo la richiesta della Soprintendenza sottolineano che le alberature esistenti lungo le vie segnalate saranno ripiantumate in altra sede da stabilirsi, con una percentuale di successo prevista di circa l’80% e relativamente alle nuove alberature dei viali Rimini e Portovenere si sta procedendo alla progettazione dell’impianto”. Ma sono andate effettivamente così le cose? In realtà gli alberi abbattuti a Riccione sono andati distrutti e del progetto dell’impianto di nuove essenze arboree si sono perse le tracce, come per le barriere fonoassorbenti. A mitigare col verde l’orrida muraglia di cemento ci sta pensando l’amministrazione Tosi.

Era stato anche l’ingegnere che ha elaborato il primo progetto esecutivo del Trc, l’ing. Napoli, a fornire le più ampie rassicurazioni: “Il progetto prevede soluzioni migliorative nei confronti dei fabbricati confinanti, tramite la posa di barriere di assorbimento del rumore laddove gli edifici risultano a ridosso della sede del Trc, anche con apposita copertura del percorso. Tutto questo per minimizzare non tanto l’inquinamento fonico producibile dal Trc, quanto per diminuire quello prodotto dalla ferrovia”. Nel 2012 un comunicato ufficiale di Agenzia Mobilità dirà che il progetto della metropolitana di costa non prevede barriere fonoassorbenti perché i veicoli utilizzati saranno elettrici e su gomma. Ma allora le conferenze dei servizi a cosa sono servite?

Non va dimenticato che il Trc non è stato sottoposto alla procedura di valutazione di impatto ambientale per una ragione molto precisa. La spiegò l’allora assessore regionale Renato Cocchi: il Trc non deve essere sottoposto a procedura di Via “a condizione di realizzare gli interventi di mitigazione ed inserimento ambientale e le previsioni progettuali indicate nello Studio di compatibilità ambientale, in quanto, a fronte dei benefici apportati, gli impatti ambientali attesi sono di lieve entità”. Significativa la conclusione dell’assessore sugli obiettivi più importanti che il Trc dovrebbe conseguire, ovvero la diminuzione dell’inquinamento atmosferico, del traffico nella fascia costiera e il miglioramento della mobilità sul trasporto pubblico. Ebbene, scriveva Cocchi, su questi aspetti “si dovrebbero conseguire miglioramenti di un certo rilievo”. Si dovrebbero? Di un certo rilievo? Si spendono circa 100 milioni di euro, peggiora la vita di tanti residenti espropriati e che dovranno vivere con abitazioni con affaccio sul Trc, e non ci sono certezze sugli obiettivi di fondo che hanno portato alla scelta di questo mezzo di trasporto?

Che la ferrovia produca rumori al di sopra della soglia prevista, è una certezza. Nel 2000 a seguito di una raccolta di firme di numerosi residenti e di precise e insistenti richieste rivolte al Comune e alla Provincia di Rimini, Arpa procede all’accertamento dei livelli di immissione sonora da traffico ferroviario, in particolare in prossimità di due abitazioni, e le prove non lasciano dubbi: viene rilevato “il superamento dei valori limite assoluti di immissione stabiliti con DPR 18 novembre 1999 n. 459” e “si dovrà adottare un piano di risanamento”.

Avanti. L’Ausl di Rimini mette per iscritto, in vista della conferenza dei servizi, l’importanza delle opere di mitigazione e sottolinea che “risulta indispensabile che la previsione di impatto acustico sia effettuata anche in relazione agli immobili posti nelle immediate vicinanze della nuova linea”.
La stessa Ausl nella conferenza dei servizi del 2006, dichiarava non essere stata coinvolta “nello svolgimento della procedura di screening ambientale, la quale ha escluso l’assoggettabilità dell’intervento ad una valutazione di impatto ambientale, pertanto pur dichiarandosi all’oscuro degli aspetti esaminati nel corso di tale procedura e dei risultati emersi”, richiamava l’attenzione su alcuni aspetti della massima importanza: “l’impatto prodotto sotto il profilo dell’inquinamento acustico ed atmosferico dalle modifiche alla viabilità stradale interferente con l’opera”, ma anche “la valutazione dell’esposizione dell’uomo ai campi elettromagnetici prodotti dalle linee a corrente continua poste lungo il tracciato” e “l’impatto vibrazionale prodotto dall’esercizio dell’opera, in particolare lungo la tratta compresa tra via Lagomaggio e via Pascoli”.

Partirà, prima o poi, il Metromare, ma quanti “buchi neri”? Il consigliere di Forza Italia, Nicola Marcello (di professione medico), in un recente consiglio comunale ha aggiunto un altro interrogativo: “Il nostro Trc rischia di rivelarsi uno dei mezzi più inquinanti, per non dire cancerogeno per gli effetti che va a produrre. Mentre il normale autobus su strada ha una valvola di sfogo perché interessa un territorio più ampio, sul tracciato dedicato si muove sempre sullo stesso asfalto e ci sono studi sulla elevata tossicità di queste gomme e il lavaggio del basamento”. E si è chiesto se chi di dovere si sia reso conto di “quale impatto ambientale possa avere sulla popolazione residente a contatto col tragitto, ben più impattante della linea del filobus. Il Trc correrà attaccato alla ferrovia, tra le case, dove il pulviscolo già non manca. Gli effetti potrebbero essere asmatici, bronchitici e cancerogeni”.
“Ogni attività di trasporto che non sia l’andare a piedi o in bici ha per forza di cose una pressione sul sistema ambientale”, gli ha risposto l’assessore all’Ambiente Montini, “ma l’entrata in funzione del Trc e il prolungamento dalla stazione alla fiera produrrà dei grandi benefici in termini ambientali, che sono stati già stimati, e tanti cittadini ricorreranno a questi mezzi con tempi certi di percorrenza”. C’è da augurarselo. Altrimenti cornuti e mazziati.

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