Ancora Bonfatti alla guida di Carim in mani italo-francesi?

Ancora Bonfatti alla guida di Carim in mani italo-francesi?

Circola voce che anche nel nuovo corso della banca, che entro l'anno passerà definitivamente ad un altro "padrone", ci saranno volti noti. Intanto nella recente assemblea della Fondazione Carim è stato chiesto: chi ha gestito la banca di piazza Ferrari negli ultimi anni, dalla fine del commissariamento in qua, è immune da colpe?

L’anno in corso si chiuderà con la cosiddetta operazione di sistema che cambia il corso della storia di banca Carim dopo quasi due secoli dalla sua nascita. Il controllo dell’istituto che è stato a lungo artefice dello sviluppo e della crescita del territorio riminese, passa a Crédit Agricole Cariparma. Per l’acquisizione delle tre Casse (oltre a Rimini anche Cesena e San Miniato), il gruppo bancario francese è in attesa di ricevere le autorizzazioni delle competenti autorità di vigilanza e della Commissione Europea, per finalizzare il closing dell’operazione entro la fine del 2017. A Rimini si ha l’impressione che la fase di elaborazione del lutto non sia nemmeno ancora iniziata, ma i più fanno finta di niente.
Ci sono però tensioni evidenti, seppure sotto traccia, per questo esito (in quota Rimini non ci sarà più del 5% delle azioni, il resto a Crédit Agricole), che apre scenari del tutto nuovi.

L’associazione “Cassa 1840” ha convocato per martedì al Centro congressi Sgr un incontro rivolto “ai piccoli e grandi azionisti”. Due gli argomenti: fare chiarezza su come si è arrivati alla ricapitalizzazione di Carim
alle condizioni note (valore di una azione 0,194 euro) – spiegano i promotori – e prepararsi al confronto con i vertici di Credit Agricole “sul futuro della Banca e sulle opportunità di una sinergia con il territorio”. A quanto pare la disponibilità al confronto c’è, ma per ora è sfumata. Quando Giampiero Maioli, ad di Cariparma, è stato di recente a Rimini ha visto solo il cda di Carim e il presidente della Fondazione.
“Vogliamo credere che tutti questi impegni gli abbiano impedito materialmente di potere incontrare
anche i rappresentanti dei piccoli azionisti e quindi rimaniamo fiduciosi, ma attenti rispetto al futuro”, dicono Matteo Bartolini e Tiziano Marchi per “Cassa 1840”, lasciando però intendere di essere orientati a puntare i piedi: “Tutti ci richiamano ad un senso di responsabilità nel sostenere la Banca, a questi rispondiamo che lo stiamo facendo da anni, a fronte di scarse soddisfazioni”.

Ora tutti gli occhi sono puntati sulle prossime mosse di Crédit Agricole Cariparma. Quale pedine muoverà sullo scacchiere Carim? In attesa di essere fugate o confermate, circolano alcune voci importanti. Una di queste è che la presidenza del nuovo corso Carim (targato Crédit Agricole Cariparma) potrebbe rimanere nelle mani di Sido Bonfatti. E che a lui potrebbe affiancarsi un secondo nominativo scelto fra quelli che siedono negli attuali cda di Carim (si fa anche il nome di Matteo Guaitoli, vicepresidente dell’Istituto di piazza Ferrari) e della Fondazione, mentre la maggioranza dei componenti sarebbe ovviamente espressa da Parma.
Possibile che Mattioli stia seriamente pensando alla riconferma dell’attuale vertice di Carim? L’ipotesi appare ad alcuni inverosimile e ad altri molto probabile. Nell’ultima assemblea della Fondazione Cassa di Risparmio, però, c’è (il socio di vecchia data Massimo Sorrentino, di professione avvocato, fra l’altro premiato con la medaglia dei 25 anni in Fondazione, e con lui anche Mauro Ioli, Pierleone Fochessati, Ulderico Vicini e Claudio Semprini Cesari) chi ha chiesto di verbalizzare una precisa volontà: di chi sono le colpe di questo pauroso impoverimento della Fondazione e del passaggio di mano della banca? Vogliamo fare qualcosa per interrompere i termini della prescrizione per eventuali azioni di responsabilità? La presidente ne ha preso atto e il direttore ha verbalizzato. Circa 5 anni fa i commissari riconsegnavano una banca tornata in bonis, e dunque chi ha amministrato Carim in questo lasso di tempo non deve rendere conto di nulla? Un processo ha investito i vertici della stagione pre-commissariamento (in tutto 19 persone), la cui posizione si ultimamente parecchio alleggerita, tanto è vero che a seguito delle perizie degli esperti del Tribunale, tutti i testimoni previsti e i consulenti delle parti rimarranno a casa e tutto dovrebbe chiudersi alla fine del prossimo gennaio.

In dieci anni la Fondazione Cassa di Risparmio ha “bruciato” oltre il 95% dell’ammontare delle risorse destinate al territorio riminese. Nel 2008 deliberava una erogazione di fondi per 4.698.851 euro, nel 2018 dal salvadanaio di palazzo Buonadrata usciranno solo 225 mila euro. Nel 2008 la Fondazione (presidente Alfredo Aureli) controllava ancora banca Carim e non aveva una quota del 2,5%, come accade oggi a seguito dello tsunami che ha coinvolto Carim, terminato con l’ingresso di Crédit Agricole Cariparma, ma del 70.73%. Non solo ha perso il controllo ma si è ritrovata con una partecipazione ai minimi termini e quindi con una paurosa diminuzione del patrimonio. In Fondazione il 2018 lo considerano un anno di transizione, verso dove non è dato saperlo. Si spera nella magnanimità della nuova proprietà e Linda Gemmani, presidente della Fondazione, si dice fiduciosa che “Credit Agricole vorrà porre la giusta attenzione ai soci della Cassa e al nostro ambito locale”.

I 225 mila euro distribuiti nel 2018 saranno assorbiti in larga parte da Uni.Rimini (72,45% a sostegno del Campus universitario), dove comunque la Fondazione ridurrà la propria partecipazione, 163 mila euro. Una piccola fetta andrà a volontariato, filantropia e beneficenza (35 mila euro) e ancor meno al capitolo “sviluppo locale ed edilizia popolare” (piano strategico, I-Square, Nuove idee nuove imprese), 27 mila euro.

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