Anfiteatro romano: l’insegnamento che viene dalle Marche

Anfiteatro romano: l’insegnamento che viene dalle Marche

Una realtà molto più piccola rispetto a Rimini è riuscita a valorizzare al meglio l'anfiteatro esistente, ospita una stagione di teatro classico e una ricostruzione tridimensionale dinamica a 360°. Quello di Rimini è ancora occupato dal Ceis, in barba al vincolo: “è proibito fare qualsiasi costruzione”.

Ho di recente avuto il piacere di visitare il sito storico di epoca romana in cui sorgeva l’antica città di Urbs Salvia, presso l’attuale Urbisaglia. In questo luogo, tra l’altro, esiste un anfiteatro di quell’epoca che si mantiene intatto per tutto il suo perimetro fino all’altezza del primo ordine di gradini, fatta salva la prima cinta di arcate. In ogni caso, comunque, si ha già una chiara idea di cosa potesse essere in passato quell’edificio.
Poi anche perché grazie ad un collegamento tramite un codice QR situato in una plancia al suo interno, si accede ad un sito in cui si potrà essere al centro del monumento, in una ricostruzione tridimensionale dinamica a 360°.

Parlando con il gentile e competente personale addetto a quel luogo, si scopre che in estate in quell’anfiteatro si svolge una stagione di teatro classico, quest’anno giunta alla XXIX edizione, che interessa tra i 600 e 700 spettatori circa per ognuna delle quattro serate; oltre al fatto che quel monumento è annualmente visitato da circa ben 10.000 persone nel periodo compreso tra la primavera e l’autunno, tralasciando i dati del periodo invernale in cui l’affluenza è irrisoria. In sostanza un bell’esempio di come anche in una piccola realtà locale si possa virtuosamente usufruire ancora oggi di un edificio storico.

È inevitabile che durante quell’evento, il pensiero mi abbia riportato al nostro anfiteatro cittadino. Nonostante sia ben più ampio per dimensioni e capienza e situato in una città di maggiore importanza, giace avvilito e soverchiato da una struttura educativa che, oltreché divenuta anacronistica nel tempo rispetto la sua originaria funzione iniziale, ha addirittura infisso in quell’area strutture murarie permanenti. La triste storia di quel monumento negato è ormai nota a tutti; tanto si è scritto ma nulla si è fatto, ed è inutile ripeterla. Immagino che non si conoscano neppure i numeri dei visitatori perché non è neppure presidiato, ma di certo coloro che lo raggiungono rimangono sicuramente delusi perché pensando di vedere un monumento romano, si trovano invece dinnanzi a tutt’altro – incomprensibile – senza saperne il perché.

Però per quanti, specie i detrattori più o meno ideologici, o per coloro che ritengono inutili queste “anticaglie”, ecco un bell’esempio di come rendere sensatamente vivo un bene architettonico senza stravolgerlo, come ormai è usanza locale.
Si pensi all’eco mediatica che avrebbe la notizia del recupero di quell’area, e delle sorprese che potrebbero emergere dalla stessa; dal conseguente impiego per spettacoli culturali estivi e quanti visitatori potrebbe attrarre. E se quelli riportati sono i numeri di Urbisaglia, figuriamoci quali potrebbero essere qui a Rimini.
Ma evidentemente non ci meritiamo ciò, ma solo inutili, stanche e chiassose sagre estive di basso profilo ormai aborrite anche da esperti del settore turistico organizzativo, che sono reputate di straordinaria ideazione solo dalla mente di chi le concepisce e le perpetua con accanimento.

Nel mentre scrivo di questa mia esperienza, apprendo delle voci di precoci dimissioni dell’assessore alle arti Massimo Pulini, poi a quanto pare rientrate, mentre è certo il suo ritorno all’insegnamento, e mi rammenta un episodio pertinente a questo caso. Lo voglio ricordare come lo vidi nella serata dibattito promossa da Marco Affronte nel marzo del 2017 sul tema dell’anfiteatro riminese: lì, unico rappresentante della compagine amministrativa cittadina, a far da sponda a scelte non sue. Ma c’era con coraggio, al contrario di chi ha sempre osteggiato il recupero totale di quel monumento sempre negandosi ad ogni confronto. Ho già in precedenza argomentato di quanto sia impossibile per un amministratore, o membro della maggioranza, incidere nella politica cittadina nella corte di Gnassiland, al di fuori di approvare l’operato del dominus in modo apodittico. Onore al merito quindi.

Salvatore De Vita

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