Assessore Brasini, perché tassi i passi carrai?

Assessore Brasini, perché tassi i passi carrai?

Non c'erano alternative a questo balzello, considerato fra i più odiosi e iniqui, soprattutto per la difficoltà ad accettare l’applicazione di una tassa sull’ingresso alla proprietà privata? Certo che c'erano. Così come ci sono casistiche di dubbia tassabilità che potrebbero far nascere contenziosi.

Questa è la domanda che potrebbe essere stata fatta all’Assessore Brasini in commissione consiliare da alcuni consiglieri di maggioranza e di opposizione per una spiegazione sull’introduzione (o reintroduzione) dell’odiata tassa sui “Passi Carrai”.
La ragione principale di questa re-introduzione è la necessità di maggiori entrate da destinare a finanziare servizi vari ma, la premessa del comunicato stampa dell’Amministrazione comunale, si presta per alcune considerazioni.

Afferma Brasini che Rimini ha una tassazione al di sotto dei livelli massimi previsti dalla legge (massimo a cui hanno invece fatto ricorso alcuni Comuni vicini) e, in particolare, cita: un’aliquota IMU inferiore alla massima, il non pagamento della TASI (in parte dovuto alla norma nazionale per l’esenzione delle abitazioni principali), le agevolazioni ai fini dell’addizionale IRPEF e l’impianto tariffario della TARI mediamente inferiore. Aggiunge anche come importanti risorse arrivano dalla lotta all’evasione e all’elusione tributaria.

La necessità di ulteriori risorse porta ora l’Amministrazione a fare nuove scelte e quindi la tassazione dei passi carrai è stata individuata come quel canone, capillare e di impatto calmierato, capace di incrementare le entrate con poca incidenza sulla tasche dei cittadini. L’importo richiesto è certamente contenuto ma non è nemmeno tra quelli più bassi dei Comuni della zona (si veda ad esempio Savignano sul Rubicone).
Il canone sui passi carrai è da sempre visto come una delle tasse più odiose e, per certi aspetti, inique, non tanto per l’importo richiesto quanto per la difficoltà a potere accettare l’applicazione di una tassa sull’ingresso alla proprietà privata.
La cosiddetta tassa sull’occupazione del suolo pubblico è anche quella che, per tende ed insegne, è detta la “tassa sull’ombra” anch’essa non proprio amata da commercianti ed esercenti.

La tassa o canone si paga per le occupazioni permanenti e temporanee di strade, aree e relativi spazi soprastanti e sottostanti appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile dell’amministrazione comunale, comprese le aree destinate a mercati anche attrezzati, nonché le aree private soggette a servitù di pubblico passaggio (costituite nei modi di legge), soggette al preventivo rilascio di concessione/autorizzazione da parte del Comune stesso.
I passi carrai sono considerati (o verranno considerati) tassabili per quei manufatti costituiti generalmente da listoni di pietra od altro materiale o da appositi intervalli lasciati nei marciapiedi o, comunque, da una modifica del piano stradale intesa a facilitare l’accesso dei veicoli alla proprietà privata; sono considerati altresì tassabili gli accessi a raso che, in quanto provvisti di apposito cartello segnaletico atto a vietare la sosta indiscriminata sull’area antistante gli accessi medesimi, sottraggono una porzione di suolo pubblico all’uso comune.

Vi sono tuttavia casistiche di dubbia tassabilità come quelle riferite ad alcuni accessi a raso (privi cioè dei manufatti che invadono l’area pubblica) ove l’area antistante è già di fatto condizionata da limitazioni esistenti ovvero non è pensabile ipotizzarne un condizionamento per la presenza del passo. Ci si riferisce ad esempio ai casi in cui: la fermata o la sosta, su di un lato od entrambi i lati, è vietata per la presenza del relativo cartello; siamo in prossimità di un incrocio o di una rotonda con divieto di sosta per gli automezzi; la larghezza della strada è così ampia da rendere impossibile che il passo carraio esistente possa precludere l’utilizzo dell’area antistante.
Le situazione dubbie, in questo momento di difficoltà economica, potrebbero portare ad un mancato pagamento del canone, a possibili contenziosi con i contribuenti (nonostante l’esiguità della somma) e ad un incremento dei costi della riscossione.

Le alternative alla tassa sui passi carrai non sono ovviamente molte ma certamente vanno ricercate in una ottimale gestione delle attività di controllo e di conoscenza del territorio che deve portare a prevenire eventuali riduzioni nei trasferimenti erariali in conseguenza dei dati catastali errati (si veda l’articolo: sguardo sugli immobili di Rimini); a controllare il corretto calcolo del trasferimento sui cosiddetti imbullonati, la minore imposta IMU/TASI pagata dalle ditte che hanno potuto rideterminare la nuova rendita catastale in funzione delle disposizioni di legge in vigore dal 2016 e che hanno visto riconoscere al Comune di Rimini per l’anno 2017 un importo di complessivi € 4.826,64 (minore imposta incassa sull’aliquota IMU del 1,30 per mille), importo che sembra essere decisamente basso rispetto a quanto incassato dal Comune di Ravenna che si è visto trasferire la somma di € 1.476.333,02. Il confronto tra le due città su questa tipologia immobiliare non è certamente possibile ma la differenza tra i trasferimenti sembra, in ogni caso, risultare anomala (il numero di impianti di fotovoltaico con potenza superiore ai 20 Kw realizzati a Rimini doveva, da solo, portare ad un incasso decisamente superiore). Questa situazione dimostra anche come le rendite catastali di alcuni immobili della categoria D siano state incongrue per le annualità fino al 31.12.2015 e, pertanto, i proprietari hanno pagato una imposta minore di quanto avrebbero dovuto pagare con una rendita superiore per le annualità pregresse.

Infine altro tema di equità nella tassazione tributaria è quello che riguarda gli immobili di lusso che, per quanto verificabile dagli archivi catastali, a Rimini sembrano essere decisamente scarsi nei numeri conosciuti dal catasto. Gli edifici di lusso sembrano esistere (catastalmente) prevalentemente nella zona di marina centro (sei/sette edifici), nel centro storico (cinque edifici), in zona Covignano (25 edifici) e pochi altri sparsi sul territorio. Il dato della marina di Rimini sembra essere decisamente anomalo con tanti fabbricati dichiarati in categorie che usufruiscono dell’esenzione impropria dell’abitazione principale.

COMMENTI

DISQUS: 0