Aziende comunali: vecchie virtù e attuali vizi

di Mario Ferri Il Commissario Cottarelli ha proposto la “sforbiciata” delle società pubbliche locali, la cui riduzione comporterebbe un aumento del PI

di Mario Ferri

Il Commissario Cottarelli ha proposto la “sforbiciata” delle società pubbliche locali, la cui riduzione comporterebbe un aumento del PIL del 2%; al momento si tratta di un annuncio che dovrebbe trovare attuazione nella prossima legge di stabilità.
Al momento quindi solo un rinvio. Eppure, il Presidente Renzi dimostra una determinazione che non ha precedenti nei pregressi governi e addirittura si permette un serrato confronto con la CGIL e con le vecchie glorie (si fa per dire) del PD.
Per meglio comprendere la situazione è opportuno risalire alle origini ed ai tentativi di riforma non realizzati.
La legge Giolitti sull’assunzione diretta dei pubblici servizi ha una storia secolare che risale al 1903, con una legge adeguata ai tempi di una feconda legislazione sociale.
I servizi pubblici locali non sono mai stati definiti dal legislatore. In origine fu data una elencazione non tassativa, in seguito si è affermato il principio di rimettersi ad un’autonoma e discrezionale valutazione dell’Ente locale per istituire un servizio pubblico, in relazione ai diversi contesti economici e territoriali.
La municipalizzazione dei pubblici servizi rappresentava la risposta alle esigenze della crescente intensificazione della vita urbana ed alla moltiplicazione dei bisogni collettivi, cui occorreva dare riscontro con mezzi sociali.
La relazione ministeriale, come riportato negli atti parlamentari, illustra i vantaggi della municipalizzazione; in particolare, la stessa rileva che l’intervento pubblico era necessario poiché i servizi pubblici locali richiedevano investimenti notevoli che, se attuati dalle imprese private, avrebbero comportato tariffe insostenibili per la popolazione.
Le resistenze alla legge furono durissime. Fra l’altro, la critica alla municipalizzazione espone testualmente: “Nelle aziende municipalizzate farà difetto l’elemento tecnico, se non nella direzione, certamente negli uffici di controllo; abbonderà, invece, l’intrusione dei politicastri, degli arruffoni, dei cercatori di impieghi, che, famelici, si butteranno addosso ai nuovi istituti, cercando trasfondere tutti i germi malefici onde è inquinato, così spesso, il torbido sottosuolo della vita locale. Si moltiplicheranno gli impiegati e i salariati, che saranno molesti, non solo per il loro grande numero, non necessario, ma, peggio, per l’indole loro: elettori tutti, e pretenziosi, e magnificanti la propria supposta qualità di pubblici funzionari, aspireranno a continue promozioni, e premeranno sul municipio, col peso della loro organizzazione, volta a privato tornaconto e, per ciò stesso, a pubblico nocumento.”
Le apodittiche previsioni non riguardano certamente la nostra realtà territoriale, ma il malgoverno ha imperato con effetti disastrosi in ampi territori.
E’ certamente condivisibile l’originaria finalità sociale della legge, ma la benefica forza propulsiva del monopolio pubblico si è affievolita nel corso dei decenni e più volte i governi, anche in epoca recente con Monti, hanno tentato inutilmente di porre rimedio.
L’iniziativa del Governo D’Alema nel 1998 con il disegno di legge governativo n. 4014 era apprezzabile, ma fu approvato solamente dal Senato, per essere poi abbandonato a causa dell’opposizione del partito dei sindaci (ANCI), all’epoca presieduto dall’On Bianco, e della CISPEL, potente associazione delle aziende municipalizzate.
Ora la storia con il “ni” dell’On.Fassino, attuale Presidente dell’ANCI, rischia di ripetersi.
Le riforme purtroppo, soprattutto quelle a costo zero, che tanti benefici porterebbero all’economia nazionale, rischiano di arenarsi allorché incidono su interessi specifici. Attualmente é stata accantonata non solo la riforma delle aziende pubbliche, ma anche l’approvazione del regolamento edilizio unico che avrebbe prodotto benefici operativi e certezza nei tempi di risposta alla martoriata attività edilizia.
Il partito dei sindaci è fortissimo e conta su numerosi supporters di tutti gli schieramenti, sempre pronti a richiedere formalmente l’autonomia dei territori per ottenere mano completamente libera nella gestione del territorio.
Sono tanti gli argomenti in tema di servizi pubblici locali e di società comunali da sviluppare nei prossimi contributi; pensiamo, ad esempio, alla quotazione in borsa, al sistema tariffario, ma anche ad argomenti di carattere locale connessi ad HERA, alla metropolitana di costa ed agli orticelli protetti da risorse pubbliche.

ferri-marioMario Ferri è dottore commercialista. Eletto nel 1990 consigliere comunale indipendente nelle liste del Pci, dal 92 al 99 è stato assessore al Bilancio, partecipazioni e tributi nel Comune di Rimini. E’ uscito dai Ds nel 2010. Autore di pubblicazioni in tema di enti pubblici locali, liberalizzazioni, privatizzazioni e regolazione, è stato relatore in numerosi seminari e convegni in varie città italiane in materia di tributi locali e aziende municipalizzate. Di recente ha redatto (insieme ad Andrea Bellucci) il libro bianco dal titolo “Società partecipate, debito pubblico, rischio default: il caso della Fiera di Rimini”.

COMMENTI

DISQUS: 0