Banca Carim presenta il conto ai dipendenti anziché ai vertici commissariati

Banca Carim presenta il conto ai dipendenti anziché ai vertici commissariati

La cura dimagrante contenuta nel piano industriale 2015-16 di banca Carim, già ufficializzato anche a Palazzo Koch, è un taglio nella carne viva dello

La cura dimagrante contenuta nel piano industriale 2015-16 di banca Carim, già ufficializzato anche a Palazzo Koch, è un taglio nella carne viva dello storico istituto di credito di Rimini. Otto filiali chiuse fra Abruzzo e Molise. In poco tempo da 116 filiali Carim si è trovata a gestirne 86. Dimagrire così tanto e così in fretta può lasciare conseguenze serie in qualunque corpo vitale.
Se la chiusura di una filiale a Rimini (sparite, fra le altre, quelle di S.Ermete, Riccione Adriatica, Castello, Caar) non equivale alla perdita di clienti perché è sufficiente trasferire il conto in uno sportello vicino, l’addio alla presenza in Abruzzo e Molise significa invece una perdita secca in termini di raccolta e impieghi. Filiali che evidentemente non è stato possibile nemmeno vendere, secondo un copione già visto anche a Rimini.

La filiale "Castello", inaugurata e chiusa nel giro di 4 anni

La filiale “Castello”, inaugurata e chiusa nel giro di 4 anni

In via Circonvallazione Occidentale c’era la filiale “Castello”, oggi semplice sportello bancomat. E’ stata un affare probabilmente per chi ha venduto quella struttura alla banca, ma non per Carim che pare abbia pagato l’immobile 9.500 euro al mq ed oggi non sa che farsene. Un’operazione avvenuta fra 2009 e 2010.
Il Palazzo Agolanti (ex Banca d’Italia) pare sia costato a Carim 4 milioni di euro per l’acquisto e 7 milioni per la ristrutturazione. Ma almeno questo è utilizzato dagli uffici di Carim, che ha invece abbandonato quelli attigui acquistati al piano terra del palazzo  ex Cita.
Vogliamo parlare della pletora di dirigenti, arrivati fino a 16 (ora sono stati quasi dimezzati)?
La situazione si sta facendo pesante anche per l’annunciato alleggerimento del personale. Sessanta dipendenti in esubero sono tanti.
E così all’interno e all’esterno della banca ci si chiede se sia giusto che a pagare non solo la crisi e la recessione, ma soprattutto scelte sbagliate del passato, debba essere solo qualcuno, peraltro che non ha avuto in mano le leve del comando. Perché, insomma, Carim si ostina a non avviare un’azione di responsabilità verso la passata gestione? La quale non solo è uscita pressoché indenne dalla burrasca, ma è stata anche premiata. Se l’ex direttore Martini fa il consulente per aziende e associazioni di categoria anche riminesi, l’ex vicedirettore Grossi rappresenta il 10% delle azioni di Carim nel cda della Banca Interprovinciale di Modena ed è sindaco revisore del Caar e del Consorzio Servizi Bancari su designazione dell’istituto di credito a guida Bonfatti.
Da mesi il Comitato piccoli azionisti e personaggi di peso come l’ex comandante provinciale delle Fiamme Gialle, Enrico Cecchi, chiedono a gran voce l’azione di responsabilità, che però non arriva. Né dal cda di Carim e né dalla casa madre, cioè la Fondazione, che detenendo la maggioranza del capitale sociale della banca, potrebbe – se solo lo volesse – aprire le danze. Atteggiamento pilatesco? Evitare l’azione di responsabilità mette al riparo anche i consigli di amministrazione e questo potrebbe spiegare meglio lo strano “congelamento” in atto, al punto che non si decide nemmeno di fare esprimere l’assemblea dei soci sull’argomento. Chiaro che a far pendere la bilancia da una parte o dall’altra sarebbe la Fondazione, ma quanto meno si potrebbe mettere una pietra sopra alla vicenda con una scelta alla luce del sole.
Fondazione Carim prosegue a passi felpati e senza scossoni. Ma fino a quando? Se è vero che banca Carim dovrà mettere a riserva una cifra di poco inferiore ai 100 milioni di euro a copertura dei crediti deteriorati, e l’utile si rivedrà fra qualche anno, che fine farà la Fondazione?
Il presidente Pasquinelli dà l’impressione di non volersi scomporre. Se ne sta nel fortino asserragliato e risponde alle critiche interne se e quando vuole mentre aspetta di passare il testimone. Per ora si limita a smentire “Il Fatto quotidiano” e, indirettamente, a replicare ai soci che periodicamente lo mettono sulla graticola. Da ultimo tirandolo in ballo anche per il peggior risultato (subito dopo le fondazioni di Ferrara e Loreto) in fatto di rapporto oneri di funzionamento-erogazioni nell’esercizio 2013, di cui ha scritto, appunto, il giornale di Marco Travaglio. In una comunicazione a tutti i soci e ai membri del consiglio generale, Pasquinelli spiega che il dato diffuso dal “Fatto” è palesemente falso perché non sono state considerate tutte le erogazioni (1 milione e 900 mila euro) ma solo quelle finanziate dalle risorse generate dall’esercizio (194.880 euro). Magra consolazione, però. Il futuro della Fondazione si decide su altro.
“La pesante eredità del passato ha incrinato una Banca che era il fiore all’occhiello di Rimini e vero motore economico–finanziario del territorio”, dice un socio della banca che preferisce mantenere l’anonimato. “I sintomi del male si sono aggravati con la pesante situazione di stagnazione e di crisi economica del sistema ma nascono da precise responsabilità gestionali che hanno anche portato la Banca ad essere commissariata. Responsabilità che hanno nomi e cognomi, e ciononostante queste persone sono ancora sulla cresta dell’onda, addirittura rappresentano banca Carim”. E aggiunge: “Davvero non si comprende perché il presidente Bonfatti non presenti il conto agli attori di questo disastro. Voci dicono che ci sono anche polizze assicurative a copertura dei rischi manageriali. Per ora il conto lo pagano i dipendenti, che da sempre sono stati il valore aggiunto dell’Istituto, ed i risparmiatori/azionisti, in gran parte piccoli, veri e propri sostenitori dell’azienda. Piuttosto Bonfatti cominci a tagliare su stipendi da capogiro e benefit dei tanti dirigenti e magari inizi lui stesso col dare l’esempio: in presenza di difficoltà come quelle attuali gli amministratori dovrebbero tagliarsi del 50% compensi e gettoni”.

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