Bike sharing “free floating” e le bici finiscono ovunque

Bike sharing “free floating” e le bici finiscono ovunque

La caratteristica del sistema free floating, che si sta diffondendo a macchia d'olio anche in molte altre città della costa romagnola, è quella di avere eliminato le rastrelliere e una volta utilizzata la bici gli utenti possono lasciarla in qualunque luogo della città. Ci sono però "zone rosse" nelle quali è vietato "parcheggiarle", il gestore ha l'obbligo di rimuoverle in determinati casi, e così via. L'esperienza deve essere ancora perfezionata, ma già dimostra alcuni limiti.

La bicicletta è divenuta una delle vere manie di questa Amministrazione, in una città che l’ha sempre utilizzata a prescindere dalla venuta di Gnassi e dalle simil piste ciclabili, che ormai siamo abituati ad incontrare dappertutto. E ciò non ha senz’altro contribuito ad aumentare il numero dei fruitori di quei mezzi di trasporto. Ed ora una novità strepitosa; la Bike Sharing incentrata sulla modalità “free-floating”.
Nell’apposita ordinanza che ne regolamenta il servizio si legge, tra l’altro, l’obbligo del gestore a rimuovere entro due ore le biciclette abbandonate in modo improprio, e severe pene per i trasgressori con pene pecuniarie comprese tra € 25 e 500. Sarebbe interessante leggere, qualora mai pubblicati, i dati relativi a queste sanzioni semmai comminate.
Si allega inoltre una planimetria della città, con le aree in cui è vietato lasciare i mezzi a due ruote, le cosiddette zone rosse. E’ vero, il servizio è sperimentale per la durata di un anno, ma il buongiorno – come si dice – si vede dal mattino.
Poi i soliti comunicati altisonanti che glorificano l’iniziativa, in cui si parla di “stazioni virtuali” e di grande innovazione. Girando però per la città, cosa che forse successivamente non fa chi attua questi progetti, la situazione appare già diversa da quella delle buone intenzioni fin qui lette.
Le biciclette, ben visibili per i loro colori, vengono abbandonate in ogni dove senza alcun criterio e perfino nelle superfici definite “rosse” stazionando ben oltre le due ore previste per la loro rimozione; ma sarebbe assurdo focalizzarci su quell’esiguo tempo, si parlerebbe di miracolo. Alcuni esempi?

O come in questo caso, nella zona di Via Melozzo da Forlì, in cui due biciclette giacciono abbandonate da giorni su un marciapiede, con il pericolo che possano cadere addosso a qualche bambino incauto. Forse lasciate da qualche pigro automobilista che ha preferito questo mezzo per tornare al parcheggio della sua vettura, invece di compiere il percorso a piedi.

Infine le modalità di gestione, ovviamente scritte in lingua inglese, manco non fossimo in Italia.

Però poi provvisti di uno smartphone, e leggendo il QR code, si potranno avere maggiori informazioni, sempre in inglese naturalmente e mai esaustive.

Solo tramite PC, che dubito qualcuno si porti sempre appresso specie per noleggiare una bici, si legge la versione italiana dove però in ogni caso non vi è mai l’indicazione delle stazioni virtuali di rilascio, quindi praticamente dappertutto. In sintesi; per usare il servizio occorre conoscere la lingua inglese, ed avere uno smartphone, cose non a disposizione di tutti, l’una o l’altra, specie per gli anziani che così vengono esclusi. Il rilascio delle biciclette viene affidato quindi al “buon cuore” degli utenti che, in mancanza di indicazioni precise e di senso civico, le abbandonano dove capita al pari di quelle private, come ormai avviene in ogni angolo della città e specie nel Borgo Marina. Con ciò alimentando quel fenomeno di degrado di cui ormai nessuno più si cura, proiettato com’è verso la modernità.
Già esisteva un sistema di biciclette condivise, con tanto di stazioni di parcheggio ben definite, che non ne permetteva l’abbandono al di fuori di esse. Ma occorre sempre superarsi, in peggio ovviamente, in nome di una ostentata modernità a tutti i costi, non prevedendo mai gli effetti di progetti che non sono scontati o quelli teoricamente desiderati. Come al solito è assai facile teorizzare, ma è difficile il controllo della gestione perché occorre metodo e capacità.

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