Camorra, ‘ndrangheta e malavita straniera: le infiltrazioni a Rimini nella relazione della Dia

Camorra, ‘ndrangheta e malavita straniera: le infiltrazioni a Rimini nella relazione della Dia

Soggetti riconducibili alle cosche di Crotone e Rosarno, ma anche i Casalesi e alcuni clan napoletani. E' la fotografia della presenza nel territorio riminese della criminalità organizzata che dal sud si è insediata in Emilia Romagna. Ma c'è anche quella di matrice cinese, attiva soprattutto nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nello sfruttamento della prostituzione e della manodopera irregolare.

“A Rimini si è registrata la presenza di soggetti riconducibili alla cosca Vrenna di Crotone ed ai Pesce-Bellocco di Rosarno (RC)”. In un contesto regionale segnato dagli interessi della criminalità organizzata “sia autoctona che straniera” e “anche ai fini del riciclaggio e del reinvestimento in attività economiche dei profitti illeciti”, Rimini non è immune da infiltrazioni. Lo conferma la Direzione investigativa antimafia nella relazione appena resa nota che riguarda il primo semestre del 2018.

“Tra le mafie nazionali, la ‘ndrangheta ha adottato anche in questa regione un approccio marcatamente imprenditoriale, prediligendo, tra le proprie direttici operative, l’infiltrazione sia del tessuto economico produttivo sia delle amministrazioni locali, aggredendo il territorio, non attraverso il predominio militare, ma orientandosi alla corruttela e alla ricerca delle connivenze, funzionali ad una rapida acquisizione di risorse e posizioni di privilegio”, si legge nel capitolo dedicato all’Emilia Romagna. “Tale modello operativo si è agevolmente prestato a consolidare un “sistema integrato” di imprese, appalti ed affari, che ha creato un efficace humus con il quale avviare le attività di riciclaggio e di reinvestimento di capitali. È quanto emerso, da ultimo, nell’ambito dell’inchiesta “Aemilia” del gennaio 2015 (il 31 ottobre scorso il Tribunale di Reggio Emilia ha condannato, in primo grado, 119 imputati nel rito ordinario del processo “Aemilia”), che ha fatto luce sulla pervasività della cosca cutrese Grande Aracri, nel contesto produttivo e imprenditoriale di Bologna e delle province di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza”.
Ma non è solo l’Emilia ad essere stata pesantemente intaccata.

La Romagna vede i Condello e De Stefano, i Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) e la famiglia Nuvoletta di Marano di Napoli a Forlì-Cesena, a Ravenna personaggi contigui alla ‘ndrina dei Mazzaferro di Gioiosa Jonica, a Rimini la cosca crotonese che ha già lungamente segnato le cronache degli ultimi 40 anni, insieme a quella della ‘ndrina di Rosarno dedita fra l’altro alle estorsioni, al traffico di armi e che si è “specializzata” nel controllo delle attività commerciali.
Ma a Rimini hanno diramazioni anche i Casalesi e “sono stati segnalati elementi legati ai clan napoletani Vallefuoco e D’Alessandro, mentre, più di recente, sono state documentate presenze riconducibili ai Belforte di Marcianise”. Il riferimento è all’arresto, avvenuto nel 2017 proprio a Rimini, della moglie di uno dei capi storici del clan Belforte di Marcianise, “domiciliata in quel comune da diversi mesi”.

Il capitolo criminalità straniera non è meno grave. “La criminalità di origine albanese, contraddistinta da una notevole capacità organizzativa, oltre che nel narcotraffico risulta attiva anche nello sfruttamento della prostituzione, in particolare sul versante adriatico della Regione. Anche i gruppi rumeni e, più in generale, dell’est Europa, oltre allo sfruttamento di giovani connazionali, si dedicano a reati di tipo predatorio, in particolare ai furti in appartamento. La criminalità nigeriana si conferma attiva nel traffico di stupefacenti e nello sfruttamento della prostituzione in danno di donne provenienti prevalentemente dalla Nigeria, nonchè nella consumazione di reati a carattere predatorio e legati all’abusivismo commerciale, specie nelle zone del litorale adriatico” si legge nel rapporto della Dia. Ma non è finita. C’è anche “la presenza della criminalità di matrice cinese, attiva soprattutto nelle province di Reggio Emilia, Ferrara e Rimini, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nello sfruttamento della prostituzione e della manodopera irregolare”.

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