Camporesi: “Sulla esternalizzazione degli asili solo furbizie e precarietà, la sussidiarietà non c’entra”

Camporesi: “Sulla esternalizzazione degli asili solo furbizie e precarietà, la sussidiarietà non c’entra”

Una scelta che è stata taciuta in campagna elettorale e formalizzata solo a giochi fatti. Venduta come obbligata per rispettare le norme di finanza pu

Una scelta che è stata taciuta in campagna elettorale e formalizzata solo a giochi fatti. Venduta come obbligata per rispettare le norme di finanza pubblica quando così non è. Che produrrà precarizzazione e la dispersione di un patrimonio educativo. A tutto vantaggio della solita cooperazione. Un pastrocchio che fa a pugni con i principi di privatizzazione e sussidiarietà. Parla Luigi Camporesi, Obiettivo civico.

Non chiamatela privatizzazione. E nemmeno un passo verso la sussidiarietà. “E’ un pastrocchio, con una finalità eminentemente politica”, dice Luigi Camporesi. L’esponente di Obiettivo civico non ci sta a passare per quello che si oppone ad una operazione di privatizzazione a proposito della esternalizzazione nella gestione delle strutture comunali per l’infanzia che tiene banco da settimane.
“Mi oppongo con forza ad un pateracchio politico che non risolve il problema e che anzi lo peggiorerà”, attacca Camporesi. “Anzitutto l’amministrazione comunale mente spudoratamente e in maniera furbesca Gnassi e la sua coalizione si sono presentati al voto dello scorso giugno senza dire che avrebbero compiuto questa scelta. Gran parte di coloro che nel mondo della scuola faranno le spese della esternalizzazione sono quasi certamente elettori di quel centrosinistra che ha riportato Gnassi a Palazzo Garampi. L’avrebbero votato se il sindaco avesse dichiarato i suoi propositi in campagna elettorale? Evidentemente no. Fra l’altro tutto ciò la dice lunga anche sul civismo delle cosiddette civiche che hanno appoggiato Gnassi, perché siamo in presenza di una plateale presa in giro dei civis, ovvero dei cittadini”.
E qui carta canta. Nel programma elettorale del sindaco Gnassi e delle liste collegate a proposito di scuole si parlava solo di “sicurezza di servizi scolastici all’altezza” e alla voce “scuola” si sosteneva quanto segue: “Realizzare un nuovo, grande polo scolastico nell’area di Rimini Nord che funga da volano di sviluppo, riqualificazione urbana e socialità nella zona. Confermare gli investimenti di miglioramento dell’edilizia scolastica. Proseguire nell’incremento di posti nelle strutture d’infanzia sino a tendere nell’arco del mandato al loro azzeramento. Introdurre un nuovo sistema di verifica dell’attività educativa, potenziando le azioni di customer satisfaction e coinvolgendo sempre più le famiglie in questo compito”. Famiglie che adesso contestano frontalmente il progetto di esternalizzazione. In agosto, in occasione della presentazione delle linee programmatiche di mandato 2016-21 in consiglio comunale, la doccia fredda, ovvero la sorpresa: “Il giusto equilibrio tra i due modelli gestionali (diretto e indiretto) può essere opportunamente individuato nel mantenimento di una quota dei servizi pari ad almeno il 60% del totale dei nidi e delle scuole materne in gestione diretta e nell’affidamento all’esterno qualificato, nell’ambito di un sistema che è comunque integrato, del restante 40% dei servizi, utilizzando formule gestionali attente al soddisfacimento di bisogni sempre più articolati”. Al tema, ma solo ad elezioni avvenute, il sindaco nelle linee programmatiche di mandato dedica ben 63 righe. Delle quali nel programma elettorale non c’era traccia. Nemmeno una. “Una beffa che spiega bene in quale considerazione il sindaco tenga i cittadini elettori”, commenta Camporesi.
Ma è solo l’introduzione. L’amministrazione comunale sostiene che le normative in tema di finanza pubblica limitano la possibilità dell’ente di assumere e impongono di ridurre costantemente e progressivamente la spesa sostenuta dal Comune per il personale. “Non è vero. Il Decreto Legge n. 113/2016 chiarisce senza ombra di dubbio che per garantire la continuità e assicurare la qualità del servizio educativo nelle scuole dell’infanzia e negli asili nido degli enti locali, i comuni possono procedere, negli anni 2016, 2017 e 2018, ad un piano triennale straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di personale insegnante ed educativo necessario per consentire il mantenimento dei livelli di offerta formativa, nei limiti delle disponibilità di organico e della spesa di personale sostenuta per assicurare i relativi servizi nell’anno educativo e scolastico 2015-2016, fermo restando il rispetto degli obiettivi del saldo non negativo, in termini di competenza, tra  le  entrate  e  le spese finali, e le norme di contenimento della spesa di personale. Tanto è vero che varie amministrazioni sono impegnate a stabilizzare centinaia di educatrici in graduatoria”.
Ma secondo Camporesi la giunta Gnassi non si pone nemmeno un problema immediato di bilancio “perché il valore di partenza che viene messo a bando è pari al costo che l’amministrazione sosterrebbe nel caso dovesse assumere personale”. E allora? “Ribadisco, stanno prendendo in giro chi lavora negli asili, le famiglie e tutti i riminesi. E’ una scelta che va nella direzione di fornire ulteriore potere alla cooperazione, una soluzione peggiorativa che non favorisce l’iniziativa privata, e produce una precarizzazione dei dipendenti e la dispersione di un asset del territorio”. A quest’ultimo riguardo Camporesi dettaglia: “Giustamente le insegnanti rivendicano una formazione e una cultura che andranno disperse, un patrimonio di conoscenze che è stato creato negli anni e che viene riconosciuto nel mondo alla esperienza educativa in materia di scuole dell’infanzia emiliano-romagnole. Patrimonio che il Pci e la sinistra un tempo difendevano e portavano a modello e che invece Gnassi non dimostra di apprezzare”. L’ultima argomentazione che l’esponente di Obiettivo civico mette sul tavolo è quella della precarizzazione: “Nella esternalizzazione impacchettata dalla giunta Gnassi ci sono le premesse perché si vada verso una minore qualità del servizio, con cooperative che assumeranno con contratti più sfavorevoli sia dal punto di vista della stabilità che della retribuzione. Nulla a che vedere con una privatizzazione che avrebbe dovuto stimolare una competizione costruttiva fra pubblico e privato per ottenere il meglio possibile. Altroché sussidiarietà! Chi governa la città di Rimini lo fa in modo accentratore, penalizzando asset strategici come la scuola e la cultura a favore di quella che il vescovo di Rimini, mons. Lambiasi, di recente ha definito consumistica vetrina di eventi”.

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