Cannabis lecita, San Patrignano: “viva preoccupazione per le conseguenze della sentenza”

Cannabis lecita, San Patrignano: “viva preoccupazione per le conseguenze della sentenza”

La comunità di recupero prende posizione sulla pronuncia delle sezioni unite penali della Cassazione che hanno giudicato lecita la coltivazione domestica di cannabis. "Inciderà negativamente sull’educazione dei minori che cresceranno, sempre di più, nella convinzione che l’utilizzo di cannabis sia innocuo e socialmente condiviso".

“In attesa che vengano rese pubbliche le motivazioni della pronuncia del 19 Dicembre con cui le Sezioni Unite Penali della Cassazione hanno giudicato lecita la coltivazione domestica di cannabis, esprimiamo la nostra più viva preoccupazione per le eventuali conseguenze che, da questa decisione, si potrebbero riverberare negativamente sul nostro sistema sociale, già duramente colpito da una comprovata emergenza educativa così come più volte ricordato anche da Papa Francesco”. E’ il commento della Comunità di San Patrignano alla sentenza che sta facendo discutere e che, nella sostanza, afferma che “non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.

“Infatti, coltivare lecitamente in ambiente domestico una sostanza stupefacente inciderà negativamente sull’educazione dei minori che cresceranno, sempre di più, nella convinzione che l’utilizzo di cannabis sia innocuo e socialmente condiviso nello strisciante e progressivo percorso verso la legalizzazione che da anni è ormai in corso nel nostro Paese”, spiegano dalla comunità di recupero fondata da Vincenzo Muccioli. “Tutto ciò quando le evidenze scientifiche hanno ormai ampiamente dimostrato le conseguenze negative sulla salute della popolazione e, in particolare, sullo sviluppo cerebrale in età evolutiva. Mentre i Tribunali dei Minori continueranno ad emettere sentenze di allontanamento di adolescenti da genitori tossicodipendenti a causa della loro incapacità educativa, il ramo superiore della Magistratura ritiene invece lecito che un genitore coltivi e consumi una sostanza stupefacente in casa in presenza dei propri figli”.

Sanpa ricorda poi la Convenzione sui diritti dell’Infanzia approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con legge 27 maggio 1991 n. 176, e in particolare l’art. 33 che recita testualmente: “gli Stati parti adottano ogni adeguata misura, comprese misure legislative, amministrative, sociali ed educative per proteggere i fanciulli contro l’uso illecito di sostanze stupefacenti e di sostanze psicotrope, così come definite dalle Convenzioni internazionali pertinenti e per impedire che siano utilizzati fanciulli per la produzione e il traffico illecito di queste sostanze”.

“Vogliamo infine ricordare i continui casi di intossicazione di minori che ingeriscono sostanze stupefacenti di ogni genere detenute in casa (frequentemente anche cannabis), nonché la esponenziale crescita di casi di accesso al pronto soccorso di adolescenti colpiti da attacchi di panico e ansia provocati dal consumo di cannabis, continuamente denunciati da autorevoli esponenti della neuropsichiatria”, conclude la nota di San Patrignano. “Confidiamo in quella parte delle Istituzioni e del Paese in cui prevalgano ancora i valori e i principi alla base di una corretta educazione che possa garantire agli adolescenti e a tutti noi di crescere e vivere in una società libera dalla droga e da tutte le forme di dipendenza”.

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