Carim al passaggio decisivo: domani l’assemblea che deciderà il futuro della banca

Carim al passaggio decisivo: domani l’assemblea che deciderà il futuro della banca

Solo poco più di un anno fa in una lettera ai soci il presidente Bonfatti assicurava: "Abbiamo posto le basi per il rilancio aziendale e per un futuro di creazione di valore per la nostra Comunità e per i nostri Clienti". Domani lo stesso cda chiede carta bianca per gestire l'acquisizione dello storico istituto riminese da parte del gruppo francese Crédit Agricole.

“Abbiamo posto le basi per il rilancio aziendale e per un futuro di creazione di valore per la nostra Comunità e per i nostri Clienti”. Era ottimista il presidente di banca Carim, Sido Bonfatti, quando poco più di un anno fa scriveva ai soci allegando anche il comunicato stampa relativo alla approvazione del bilancio 2015, che terminava con questa rassicurazione: “Il bilancio 2015 certifica gli esiti dell’incisiva azione di risanamento portata avanti dal management. Il Piano Industriale 2016 – 2017 recentemente approvato introduce tratti di discontinuità economica e gestionale rispetto al passato e prefigura significativi margini di crescita della competitività aziendale nel percorso di creazione di valore”. Un bilancio che totalizzava una perdita di 37,9 milioni di euro ma il numero uno di Carim manifestava una certa soddisfazione perché la stampa lo definiva un “bilancio di svolta” e, aggiungeva lui rivolgendosi ai soci, “non senza ragione”. Snocciolando una serie di numeri, nella sua lettera ai “Gentili Soci” (marzo 2016), Bonfatti sosteneva che la perdita “va letta in chiave di soluzione delle debolezze storiche e incorpora oneri straordinari per circa 30 milioni, propedeutici al pieno rilancio aziendale”. Spiegava con convinzione: “Abbiamo compiuto un coraggioso e decisivo passo nella direzione del miglioramento della reputazione e dei parametri finanziari della Banca: il sacrificio delle rettifiche apportate ai crediti verso i Clienti (per euro 73 milioni) potrebbe essere, alla luce dei recenti minori flussi di “sofferenze”, l’ultimo significativo tributo al passato e alla crisi economica”.

I soci la ricorderanno bene quella lettera, che sembrava mettere i problemi alle spalle. Soprattutto in alcuni dei passaggi appena citati, o in un altro particolarmente enfatico: “I sacrifici di oggi saranno la leva dei nostri futuri successi, specie se il contesto economico ci darà una mano; e i risultati della nostra attività, sempre significativi dopo la cessazione dell’Amministrazione Straordinaria, non saranno più assorbiti dalla necessità di fronteggiare perdite che vengono dal passato”. Peccato che a meno di una e mezzo di distanza Carim stia celebrando il suo definitivo passaggio (ancora fra molte incertezze) in mani straniere, dopo aver chiuso il 2016 con una perdita raddoppiata rispetto all’anno prima (72,9 milioni di euro), peggiorati Tier1 ratio e Total Capital ratio, che erano rispettivamente a 8,53% e 10,86% e sono passati a 6,91% e 8,70% (sempre nel 2016), oltre 90 milioni di rettifiche sui crediti.

Dalla fine del commissariamento iniziato nel 2010 e terminato nel 2012, quando i commissari riconsegnano una banca pronta a riprendere il suo slancio, adesso si è arrivati ad un passo dal perdere il controllo locale del principale istituto di credito della provincia di Rimini. É la banca che un tempo deteneva oltre un terzo del prodotto bancario del territorio, l’istituto di credito che dal 1840 ha fatto la storia di tutti i settori produttivi riminesi.

Domani al centro congressi Sgr, ore 18, l’assemblea dei soci di banca Carim è chiamata a esprimersi sulla delega al cda ad aumentare il capitale sociale, cioè il via libera per incamminarsi verso l’ultimo miglio: lo sbarco di Creédit Agricole. La svolta che non si è vista negli ultimi cinque anni del post-commissariamento, arriva adesso, ma non è quella che Rimini si aspettava. Inutile dire che la soluzione imposta non soddisfa tutti e anzi in qualche ambiente riminese che da tempo segue da vicino le vicende Carim, viene percepita come una svendita. C’è addirittura chi immagina che si possa ancora scrivere un altro finale che salvaguardi la Cassa di Risparmio di Rimini e non la consegni in mani “straniere”. Ma ormai siamo alle battute finali e come dicono i prof agli studenti che al termine dell’anno scolastico rischiano la bocciatura, quello che non si è fatto in nove mesi non lo si recupera negli ultimi giorni prima delle vacanze.

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