Carim, azione di responsabilità? No, tana libera tutti

Carim, azione di responsabilità? No, tana libera tutti

L'azione di responsabilità non s'ha da fare, né domani né, forse, mai. Suona bene l'ordine che i bravi impartiscono a don Abbondio nell'insuperabile c

L’azione di responsabilità non s’ha da fare, né domani né, forse, mai. Suona bene l’ordine che i bravi impartiscono a don Abbondio nell’insuperabile capolavoro di Alessandro Manzoni. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c’entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi… e poi, vengon da noi, come s’anderebbe a un banco a riscotere.
E un piccolo capolavoro l’ha fatto ieri anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, che ha deciso di attendere l’esito delle indagini penali che vedono coinvolti gli ex vertici. Per ora solo la formale costituzione in mora, allo scopo di interrompere la prescrizione, ma solo nei confronti degli amministratori e sindaci già in carica alla data di approvazione del bilancio 2009, dell’ex Direttore Generale, della Società di revisione e del socio responsabile della stessa: Giuliano Ioni, Luciano Liuzzi, Fabio Bonori, Roberto Ferrari, Mauro Gardenghi, Mauro Ioli, Vincenzo Leardini, Raffaele Mussoni, Franco Paesani, Gianfranco Vanzini, Ulderico Vicini, Alberto Martini e la Società di revisione. Rinviando però “ad una eventuale assemblea ogni deliberazione sulla promozione dell’azione sociale di responsabilità”. Di certo sono esclusi dall’azione di responsabilità gli amministratori, i sindaci entrati in carica in data 29 aprile 2010 e cessati con l’apertura della amministrazione straordinaria, e il vicedirettore: Bruno Vernocchi, Gianluca Spigolon, Attilio Battarra, Alduino Di Angelo, Giancarlo Mantellato, Claudio Semprini Cesari, i due componenti del Collegio Sindacale Giuseppe Maria Farneti e Massimo Conti, più Claudio Grossi.
Non era questa la scelta del cda di banca Carim, che pure aveva suddiviso i “buoni” e i “cattivi” in due gruppi e previsto per loro un ben diverso trattamento (rilanciata in anteprima ieri mattina da Rimini 2.0), e ciò amplia ulteriormente il solco fra la proprietà, cioè la Fondazione a guida Pasquinelli, e una banca Carim che il presidente Bonfatti, il direttore Mocchi e l’attuale consiglio di amministrazione hanno cercato, per ora senza riuscirsi, di rendere più autonoma e svincolata dalla paludata governance di Palazzo Buonadrata.
Distanza che si è notata anche ieri in più occasioni. Dopo gli interventi “difensivi” di Spigolon, Liuzzi, Vanzini in assemblea, Bonfatti ha invitato i soci indagati a non esprimere il voto, pena l’annullamento della scheda. O come nel caso dell’incidente procedurale sulla interpretazione della mozione presentata dalla Fondazione, dove Pasquinelli è sembrato visibilmente irritato nei confronti del presidente di banca Carim.
Chi conosce le logiche che governano la Fondazione Carim non si è stupito dell’esito di questa assemblea. Ieri ci ha pensato Enrico Cecchi a ribadirle davanti alla platea: “Nel procedimento penale della procura della Repubblica sulla Carim, ove sono indagate 26 persone per associazione a delinquere, falso in bilancio ed altro, di queste 26, esclusi i 2 commissari e quindi 24, ben 17 sono soci della Fondazione o soci che hanno ricoperto incarichi nella stessa”. Tutto si tiene. Ed ha acusato il “dominus”, il socio di maggioranza, ovvero Pasquinelli, di “condizionare e gestire l’assemblea degli azionisti col peso del suo voto senza possibilità di replica”. Oggi assisteremo – ha proseguito – “alla ennesima paraculata: la Fondazione o si asterrà dal voto perché mai avvierà un’azione di responsabilità nei confronti dei decorsi amministratori e sindaci dei cda della Carim, essendo la stragrande maggioranza di costoro, tutti soci della medesima o soci che rivestivano cariche nella stessa. Oppure, se lo farà, solo per alcuni e per proteggerne altri, approverà una azione non penale, come vorrebbe la logica a fronte di una inchiesta giudiziaria, ma civile, complicata, lunghissima ed inconcludente che vedrà banca Carim agire contro se stessa ma con l’occhio di riguardo richiesto dal caso dovendosi rivalere sui soci di chi la controlla! Summum ius, summa iniuria!” E’ stato anche troppo ottimista.
L’assemblea si è chiusa con un sostanziale tana libera tutti.
Le istituzioni che non sanno autoriformarsi e attendono che a fare “pulizia” arrivi la magistratura, hanno già perso la loro battaglia.

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