Carim vende filiali e fa i compiti (impegnativi) assegnati da Bankitalia

Carim vende filiali e fa i compiti (impegnativi) assegnati da Bankitalia

Siglato l'accordo coi sindacati sui 60 esuberi e sul destino delle filiali di Abruzzo e Molise, in buona parte cedute a Banca Popolare Pugliese e a Banca Popolare delle Province Molisane. Ma la semestrale e, soprattutto, l'ispezione di Bankitalia confermano che uscire dalle secche per Carim non è impresa facile. E Palazzo Koch mette lo storico istituto di credito riminese davanti a scelte precise e irrinunciabili. A costo di marcare la distanza dalla Fondazione a guida Pasquinelli.

Una partita si è chiusa positivamente in banca Carim. E’ quella che il piano industriale annunciato lo scorso gennaio riassumeva nei 60 esuberi (di cui 20 negli uffici centrali e 40 nelle sedi dell’Italia centrale) e nella chiusura delle filiali di Abruzzo e Molise. L’accordo siglato fra banca e sindacati, ratificato a fine luglio dall’assemblea dei dipendenti di Cassa di Risparmio di Rimini, è un po’ più roseo rispetto alle premesse. Anzitutto perché invece della chiusura totale delle filiali si è percorsa la strada della cessione ad altre banche: quelle del Molise (Campobasso, sportelli di Jelsi e Mirabello Sannitico compresi, Campomarino, Sant’Elia a Pianisi), più una dell’Abruzzo (quella di Vasto) sono state cedute alla Banca Popolare Pugliese, la filiale di Pescara alla Banca Popolare delle Province Molisane, cosicché buona parte dell’organico (anche se è prevista un riduzione) non perderà il lavoro. Il passaggio si concretizzerà a ottobre.
Sul fronte personale questo è invece, in sintesi, il piano che si realizzerà entro alcuni mesi: dimissioni volontarie di 10 dipendenti (attraverso l’incentivazione all’esodo), 5 pensionamenti, circa 30 prepensionamenti, per 6 si aprono le porte del cosiddetto “periodo sabbatico”, aspettativa non retribuita fino al massimo di un anno, e sono state accolte ulteriori 20 domande di trasformazione del contratto a part-time. Poi altre misure, fra le quali la riduzione del ticket pasto (da 8,40 euro a 5,29), la mobilità territoriale per i dipendenti delle filiali non cedute ad altre banche, e nel triennio fino al 2017 l’accesso alle giornate di solidarietà. Inoltre banca Carim procederà alla stabilizzazione di 34 unità (fra questi ci sono coloro che avevano terminato l’apprendistato e che verranno assunti). Sacrifici per i dipendenti, dunque, ma non per amministratori e sindaci, visto che il nuovo cda eletto ha subito deliberato un aumento dei compensi. Comunque, se su questo non facile versante, che aveva visto nel corso dell’inverno anche l’abbandono del tavolo da parte della delegazione aziendale con l’interruzione delle trattative, è stata scritta la parola fine, altre questioni restano aperte e mostrano tutta la loro complessità.

La semestrale conferma che uscire dalle secche non è compito facile per lo storico istituto di credito riminese, pure incamminato – come assicura il presidente Bonfatti – “nella direzione giusta”. D’altra parte lo stesso accordo sindacale non nasconde che il processo di razionalizzazione e riorganizzazione delle strutture centrali e territoriali di Banca Carim ha l’obiettivo di “far fronte alla difficile situazione aziendale che registra un calo di masse e di redditività”, ed anche quello di “preservare il valore della Società e la continuità operativa”.
I numeri della semestrale parlano di un margine finanziario a 23,1 mln (-18,7%), risultato dell’attività ordinaria a 39,6 mln (-9,2%), rettifiche sui crediti per 40 milioni, che hanno inciso sul conto economico producendo un risultato negativo di 8,9 milioni (che seguono gli oltre 9 milioni di euro del 2014) e però Carim “confida di poter assorbire nel secondo semestre”. Il tasso di default continua a mantenersi sostenuto, con tutte le conseguenze di un corpo affetto da pressione alta. “Determinante la crescita delle sofferenze, ascrivibile soprattutto al conclamarsi della crisi di alcuni prenditori già destinatari, nel periodo anteriore al commissariamento, di consistenti appoggi finanziari (rimanendo insignificante il tasso di deterioramento dei crediti ‘nuovi’)”, spiega banca Carim. Problemi del passato, insomma, ma allora perché Bonfatti non spiega cosa hanno scritto gli ispettori di Bankitalia nella loro relazione consegnata al nuovo cda prima di lasciare Rimini? Carim comunica solo che la verifica ispettiva “si è conclusa senza l’applicazione di sanzioni e gli esiti delle valutazioni sul portafoglio crediti sono stati interamente recepiti già nella situazione semestrale al 30 giugno”. C’è da ritenere che altro non sia stato aggiunto perché informazioni positive da spendere in merito all’ispezione forse non ce ne sono.

Come si è conclusa la verifica di Bankitalia? A quanto pare assegnando una valutazione da “codice 4” (su una scala massima di 5, che fa scattare il commissariamento). Non solo. Molto probabilmente gli ispettori hanno “imposto” un accantonamento per crediti deteriorati (40 milioni, appunto) superiore a quello che Carim aveva ipotizzato. Dal post-commissariamento la banca si è vista costretta ad accantonare in questo capitolo quasi 200 milioni di euro, una cifra gigantesca ma evidentemente, almeno secondo Banca d’Italia, necessaria per arginare le conseguenze della pregressa gestione.
La conduzione Bonfatti-Mocchi esce indenne dall’esame ma comunque il nuovo cda dovrà affrontare provvedimenti straordinari per far fronte alla situazione. Fra questi, quello di puntare con decisione ad alcune scelte strategiche, come la fusione con la banca “sorella” di Cesena. Com’è noto il tiramolla va avanti da tempo e fino ad oggi il presidente Pasquinelli non ha condotto in porto la trattativa. Basta indecisioni, occorre andare nella direzione della governance condivisa fra Rimini e Cesena e Carim dovrà prendere in mano il pallino, a costo di “trascinarsi” dietro la Fondazione.
Carim ha davanti due strade: ricapitalizzazione e/o fusione. Ma nel primo caso (come già evidenziò un vecchio azionista Carim in una lettera a Rimini 2.0) non sarà facile raccogliere interlocutori disponibili, dopo che la Fondazione ha chiuso la porta in faccia agli industriali in occasione dell’ultimo rinnovo del cda di Carim. La Fondazione ha ottenuto nell’immediato il risultato di “controllare” la banca al cento per cento ma anche di creare una spaccatura marcata con imprenditori che oggi sono molto lontani, se non ostili, a Palazzo Buonadrata. Anche nel secondo caso, quello dell’accorpamento con Cesena, non sarà una passeggiata. La Cassa di Risparmio di Cesena è stata oggetto di una verifica di Bankitalia che si è conclusa a fine luglio e bisognerà capire quali “paletti” sono stati posti.

 

Banca Carim approva il bilancio semestrale al 30 giugno 2015

Nell’attuale complesso contesto economico e normativo Carim ha confermato e rafforzato il proficuo rapporto con il territorio, sostenendo famiglie ed imprese; accresciute le iniziative a favore del terzo settore, del mondo associativo e delle Onlus.
I risultati della gestione risentono in modo significativo della riduzione della redditività cedolare del portafoglio titoli di proprietà, con riflesso sui principali aggregati di conto economico rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente:

– Margine finanziario a 23,1 mln (-18,7%)

– Risultato dell’attività ordinaria a 39,6 mln (-9,2%)

Carim ha proseguito l’azione di trasformazione ed adattamento del proprio modello distributivo ed organizzativo per meglio fronteggiare il nuovo contesto competitivo caratterizzato da margini operativi in contrazione, nonché il piano di contenimento dei costi:

– Commissioni nette a 16,5 mln (+8,6%)

– Costi Operativi a 34,4 mln (-4,9%)

Gli Impieghi a clientela raggiungono quota 2.761 mln (+0,1%).

In un contesto nel quale il sistema bancario nazionale continua a registrare una diminuzione del credito concesso alla clientela (-0,1% nel primo semestre) Banca Carim ha erogato 107,9 mln di nuovi finanziamenti a beneficio di oltre 2.200 clienti, confermandosi quale Banca di riferimento per famiglie e piccole medie imprese, per garantire il supporto finanziario al tessuto imprenditoriale dei territori di insediamento: erogazioni di Mutui a Famiglie per acquisto abitazioni +24,7% (23,5 mln) rispetto allo stesso periodo 2014; finanziamenti alle Imprese +49,3% (23,5 mln).
Al netto delle riduzioni dovute principalmente al graduale rimborso dei finanziamenti rateali, gli impieghi complessivi registrano ancora un sia pur lieve incremento (+0,1%).
La Raccolta Diretta raggiunge quota 2.855 mln (-2,0%), attuando l’indirizzo strategico di riduzione del costo della raccolta a vista su grandi depositanti (-70 mln da inizio anno) al netto della quale la stessa registra un incremento di +11 mln (+0,4%).
Raccolta Indiretta in aumento a 1.767 mln (+0,5%).
In evidenza l’incremento della Raccolta gestita (+115 mln; +16,1%) che accresce il rapporto fra raccolta gestita e raccolta amministrata oltre l’88%, con positivo impatto sul margine da servizi.
Le Commissioni nette raggiungono quota 16,5 mln (+8,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
I Costi Operativi proseguono il trend di riduzione (-4,9% rispetto a giugno 2014).
La politica di erogazione del credito ha inteso proseguire l’azione di riduzione del rischio di “concentrazione” per settore economico e per singoli nominativi, confermando il trend di alleggerimento inaugurato nel periodo di Amministrazione Straordinaria (-206 mln dal ritorno alla Gestione Ordinaria).
Il tasso di default ha continuato a mantenersi sostenuto. Determinante in tal senso la crescita delle sofferenze, ascrivibile soprattutto al conclamarsi della crisi di alcuni prenditori già destinatari, nel periodo anteriore al Commissariamento, di consistenti appoggi finanziari (rimanendo insignificante il tasso di deterioramento dei crediti ‘nuovi’).
L’indirizzo in materia di copertura del credito deteriorato rimane orientato al progressivo allineamento agli standard di sistema. Il livello medio delle coperture è stato portato dal 39,4% (31/12/2014) al 42,10% per i crediti deteriorati e dal 51,3% (31/12/2014) al 53,92% per le sofferenze.
Le rettifiche su crediti apportate per conseguire tali obiettivi hanno inciso sul conto economico producendo un risultato negativo per 8,9 milioni circa, che si confida di poter assorbire nel secondo semestre, nonostante i costi straordinari che dovranno essere sopportati in tale periodo per l’attuazione del programma di alleggerimento dell’organico – i cui benefici saranno registrati negli esercizi successivi.
Nel corso del semestre è stata avviata e conclusa una verifica ispettiva ordinaria e generale da parte della Banca d’Italia, che si è conclusa senza l’applicazione di sanzioni.
Gli esiti delle valutazioni sul portafoglio crediti sono stati interamente recepiti già nella situazione semestrale al 30 giugno.
I coefficienti patrimoniali di Vigilanza risultano pari a 9,09% (Tier1 ratio) e 11,65% (Total Capital Ratio).

(E’ il comunicato stampa integrale di Carim)

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