C’è da salvare Rimini dal sindaco con la sindrome del luna park

C’è da salvare Rimini dal sindaco con la sindrome del luna park

Parte un esposto alla procura della Repubblica sul progetto Tiberio

"Stando al Codice dei beni culturali quello che si sta realizzando è un illecito. Siccome il sindaco decide tutto da solo e mette in pericolo beni storici di assoluta importanza, non resta che la magistratura". Ma le critiche si allargano e investono l'idea di città che Andrea Gnassi sta perseguendo.

Esiste una Ong che salva i monumenti e più in generale le città da quei sindaci che sono stati colpiti dalla sindrome del luna park? Se qualcuno la conosce si dia da fare per chiederle di fare rotta su Rimini. Anche qui c’è qualcosa da salvare. Stavolta sarà d’accordo anche la Lega Nord. In attesa, però, in città non si sta con le mani in mano. Mentre c’è chi si tuffa con la testa all’ingiù nel mare che è una tavola blu, al caffè Cavour ci si accalora e si suda parlando delle ultime imprese del sindaco: passerella-ella-ella con vista ponte e Castel Sismondo già circondato da lastroni di cemento armato (by premiata ditta Pesaresi) che cominciano a dare forma alla piazza-giardino che verrà.
Per arrivarci in piazza Cavour devi parcheggiare. Pensi: se vado in moto sarà più semplice. Col c***o. Per realizzare il Castello che dialoga col Teatro per ora, cioè in piena estate, il centro è un cantiere, e la moto devi metterla lontano. Facciamo al parcheggio che guarda le mura del Castello. Togli il casco, t’incammini e l’occhio cade sulla fitta coltivazione di capperi che s’è abbarbicata sulle mura, mettendone a dura prova la tenuta. Ma figurati se il sindaco decide di curare quel che c’è piuttosto che inventarsi la passerella-ella-ella. Se toglie i capperi la libera stampa non lo celebra come il sindaco più figo della storia di Rimini, perché i capperi sarebbe stato capace di toglierli anche Alberto Ravaioli (che però almeno era oncologo).

Comincia la conferenza stampa e attorno al tavolo siede chi si è messo d’impegno da mesi e mesi, un po’ in veste di Ong dei beni culturali cittadini, insieme ad una variegata fauna politica: Moreno Neri, Ennio Grassi, Stefano Piccioli, Giovanni Rimondini, Raffaella Sensoli con una abbronzatura a 5 stelle, Gioenzo Renzi, Carlo Rufo Spina, Marco Affronte (ora Verdi/Alleanza Libera Europea), Fortunato Stramandinoli (Sinistra italiana) e forse dimentichiamo qualcuno. D’altra parte il luogo è buio e poco indicato per andarci ad ascoltare qualcuno che parla (anche per i rumori di sottofondo). Ma se la Ong chiama, i pennivendoli accorrono. Quella che scherzosamente abbiamo chiamato Ong è in realtà il Comitato contro i lavori del ponte di Tiberio, che si dota anche di una pagina Facebook e di un sito internet che saranno gli amplificatori delle sue battaglie.

La storia di quel che sta avvenendo in questa afosa estate alle mura del ponte di Tiberio (forse qualcuno sperava che il clima e gli impegni della città balneare avrebbero passato sotto silenzio martelli pneumatici e ruspe?), su Rimini 2.0 la raccontiamo da tempo con dovizia di particolari. L’ultima puntata è stata quella della triste scoperta fatta da Neri, Grassi e Piccioli fra i faldoni del progetto Tiberio negli uffici della Soprintendenza. Se carta non canta, se non c’è traccia di documenti che attestino la “modernità” delle mura trivellate, come hanno fatto i signori che sorvegliano alla archeologia, alle belle arti e al paesaggio, a dare il loro benestare a quello che in tanti hanno definito “scempio”?

Il Comitato di cui sopra riparte da qui. Visto che il sindaco comandi mì decide tutto da solo, e decide quel che decide, non resta che la magistratura. Ennio Grassi: “Abbiamo deciso di procedere con un esposto alla magistratura perché non esistono più margini di dialogo e confronto con l’amministrazione comunale, quindi il passo che annunciamo oggi è diventato una necessità”. E il Comitato allarga il tiro: “Questo è l’avvio di una serie di considerazioni anche su altri edifici storici, non ci fermeremo qui. Abbiamo a che fare con una amministrazione comunale che non risponde in nessun modo ad una richiesta di riflessione condivisa, ma la città e i suoi monumenti appartengono anzitutto ai cittadini”. Ennio Grassi definisce “circense” l’intervento in corso al ponte di Tiberio e spara: “Io capisco che non si diventa mai grandi, però un sindaco che fosse democraticamente rispettoso della sua città dovrebbe chiedere agli studiosi e confrontarsi prima di avviare certi progetti, mentre lui non chiede niente a nessuno… c’è un deficit di democrazia che avrà effetti anche sul futuro”. Grassi ha messo sotto la lente anche quel che è toccato in sorte al Castello: “La Soprintendenza ci dice che i finanziamenti sono arrivati direttamente dal ministero della cultura all’amministrazione comunale e loro non sapevamo niente. Non sono situazioni normali, queste”. Morale: se non sei un cittadino sazio e disperato di notti rosa e sardoncini ballerini, datti una mossa. Capperi! “Noi siamo cittadini che vogliono esercitare un diritto dovere di cittadinanza”.

Carte bollate. E’ toccato all’avvocato Giordano Varliero illustrare su cosa verterà l’esposto alla magistratura. “Le problematiche sono diverse: dal danneggiamento del patrimonio storico artistico, al rischio idraulico e ambientale per la foce del Marecchia. Come si comporterà la passerella in caso di innalzamento dell’acqua? Una volta sganciata potrà colpire il ponte danneggiandolo? E poi c’è il problema mura: secondo il Codice dei beni culturali non possono essere compiute tutte quelle attività che vanno a deteriorare o distruggere beni di valore storico e non possono essere realizzate opere incompatibili con la destinazione del bene culturale o con la sua conservazione. Se andiamo a bucare in 100 punti le mura malatestiane la incompatibilità appare abbastanza evidente”. L’avvocato non ha dubbi: “Stando al Codice dei beni culturali quello che si sta realizzando è un illecito, quindi faremo un esposto sperando che la procura si attivi e il pm richieda il sequestro preventivo per bloccare i lavori. C’è in atto un danneggiamento del nostro patrimonio storico artistico”. L’esposto riguarda sia il comparto 3 che il comparto 4.

Moreno Neri, studioso poco ciarliero, ha esordito con un capolavoro: “Sono un filologo, scrivo per Bompiani, di solito commento Platone, Macrobio… in questo periodo mi capita di commentare l’architetto Napoli”. L’uomo della Soprintendenza. Neri: “Ci siamo subito accorti che gli interventi sul ponte per quanto riguarda la parte storico-archeologica sono stati affrontati con incuria, negligenza, non so come chiamarla. Il parere della Soprintendenza è discrezionale ma all’interno di questa discrezionalità bisogna avere la conoscenza di quel che si sta maneggiando ed eventualmente deteriorando. Negli atti della Soprintendenza si parla delle mura di sponda destra e delle mura di sponda sinistra, solo come mura storiche, in realtà sono medievali-malatestiane restaurate nel 1751, e della seconda metà dell’800. Le varie passerelle non hanno nulla a che fare con l’ambiente in cui vengono inserite”.

Degne di nota le dichiarazioni degli esponenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia, Gioenzo Renzi e Rufo Spina. Renzi (che ha presentato una mozione sul tema prima che iniziassero i lavori) ha scoperto gli altarini. “Nel primo parere della Soprintendenza – maggio 2016 – si parla di “mura malatestiane”, poi in occasione della cosiddetta verifica dell’interesse archeologico, la Soprintendenza – che aveva definito le mura “malatestiane” – si limita ad acquisire una relazione redatta da una società privata, sulla base della quale affermerà che non sono rilevabili elementi archeologicamente significativi, tali da richiedere l’attivazione della fase successiva dell’indagine. Anche per Renzi siamo in presenza di uno “scempio commesso su beni culturali e la Soprintendenza dovrebbe revocare l’autorizzazione”. Postilla: “Pure nella parte a monte (comparto 3) si configurano diverse violazioni … perché non sono consentite trasformazioni morfologiche, interventi edilizi, impermeabilizzazioni, invece siamo alle gettate di cemento armato”.
Carlo Rufo Spina (oggi in consiglio comunale si discute la sua mozione, nella quale chiede l’immediata sospensione dei lavori): “Le rassicurazioni fornite dall’assessore Jamil Sadegholvaad sono false, mi è stato detto che i mattoni sarebbero stati ricollocati in sede, quando invece sono andati perduti. Si sono sgretolati, frantumati. Il danno comunque è stato fatto ed è irrimediabile. Ho chiesto alla Soprintendenza, ai sensi del Codice dei beni culturali, di attivare la sospensione in via cautelativa dell’intervento in attesa di approfondire meglio il tutto, perché a mio parere c’è stata una falsa rappresentazione della storicità o meno di quella parte di mura. La Soprintendenza ritiene che le mura rappresentino delle superfettazioni successive post belliche, quindi bucarle non costituisce danneggiamento di un bene storico, ma questo è sorprendente anche perché c’è una epigrafe del 1751 e i buchi sono a destra e sinistra dell’epigrafe. Forse la Soprintendenza immagina che quell’epigrafe del 1751 possa essere stata posta dopo la seconda guerra mondiale?”
Per Rufo Spina “la cosa grave è il modello di città che Gnassi ci sta propinando, il luna park, con tanto di circo a Castel Sismondo… quando ne ho parlato all’arch. Napoli (Soprintendenza, ndr) l’ho visto stralunato, non ne sapeva nulla”. Fra l’altro il capogruppo di Forza Italia ha inoltrato una segnalazione alla Soprintendenza anche sul Lettimi e pare che stavolta sia andata meglio: “La proposta dell’amministrazione comunale è stata sonoramente bocciata”. “Il consiglio comunale non può discutere di niente, del progetto Tiberio in aula è passato solo il finanziamento dell’opera ma non l’opera stessa, mentre soprattutto per progetti che stravolgono il volto della città occorre un vaglio politico. Spero che alcune componenti della maggioranza (Patto civico e alcuni del Pd che mi hanno manifestato una non perfetta sintonia col progetto Tiberio) si riapproprino della loro identità di rappresentanti dei cittadini, e non di servi del padrone, e possano votare a favore della mia mozione”.

Raffaella Sensoli, autrice di due interrogazioni in Regione su lavori e finanziamenti europei, con richiesta di sospensione dei lavori. “Si sta trattando questa città come se fosse un enorme luna park e si sta svilendo la storia e la dignità del centro storico. I simboli di Rimini sono diventati il circo e la ruota panoramica”.

Oggi, infine, ennesimo sopralluogo di Soprintendenza e tecnici comunali nel cantiere. Nella nota ufficiale di Palazzo Garampi, una verifica di ordinaria amministrazione sullo stato di avanzamento dei lavori. Si parla di “laboratorio aperto” capace di sviluppare funzioni innovative, tecnologiche e socialmente inclusive di un’area di grande pregio, nonché la sua fruizione, la sua attrattività, la sua capacità di generare innovazioni durevoli e non estemporanee. Si legge che “le operazioni procedono minuziose, sotto la puntuale sorveglianza dei responsabili della soprintendenza. Le mura portuali infatti conservano tracce degli interventi avvenuti durante i secoli per il loro recupero, sistemazione e consolidamento. Gli ultimi quelli del 2004, ma ancora prima coi lavori di consolidamento avvenuti nel 1982 con cui si intervenne pesantemente su tutta la struttura muraria. Non solo le mura furono perforate verticalmente con la posa in opera di una doppia batteria di micropali di 8 cm di diametro a 80 cm di distanza l’uno dall’altro che vanno dal piede delle mura del canale sino alla loro sommità, ma, come emerge dalla documentazione fotografica preparatoria dell’intervento attuale, la stessa base del muro d’epoca malatestiana – quella sì – fu perforata per la messa in opera di piastre e plinti di cemento di 50 x 50 cm di dimensione.
L’intervento attuale interessa invece la parte superiore delle mura riconoscibili a vista per la presenza di un cordolino, quelle che furono rifatte nell’anno 1750 come – riporta il Tonini nella sua Storia di Rimini – “un riparo provvisionale al Muro della Città caduto nella Marecchia l’anno 1746 presso la Salara e la Porta di San Giuliano…”.” Gli squarci verranno chiusi “da personale qualificato in restauro e conservazione mediante tecnica del cuci/scuci e l’utilizzazione di malte a base di calce simile a quelle originali e stessi cromatismi, secondo le indicazioni della Soprintendenza”. Cuci-scuci, ago e filo.
L’amministrazione informa poi che “nel mese di agosto inizieranno i sondaggi archeologici a mare di Porta Galliana, come da indicazioni della Soprintendenza, propedeutiche al suo dissotterramento e valorizzazione, come già previsto nel II stralcio del progetto Tiberio Comparto 4”.

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