Chirurgia senologica: Tonini perde le staffe ma Santarcangelo perde di più

Chirurgia senologica: Tonini perde le staffe ma Santarcangelo perde di più

L'acceso consiglio comunale di Rimini e la posta in gioco. Per capire di cosa si sta discutendo e perché il riordino su area romagnola fa acqua.

Il direttore generale dell’Ausl Romagna, Marcello Tonini, ieri sera in consiglio comunale a Rimini ci ha provato a convincere i presenti (in primis le agguerrite rappresentanti delle associazioni di volontariato che si stanno battendo da tempo per salvaguardare la chirurgia senologica di Santarcangelo) ma si è preso solo contestazioni, anche dure (ad un certo punto la presidente dell’assemblea ha sospeso i lavori e riunito i capigruppo). Tanto da perdere le staffe dopo l’ennesima interruzione, sbottando un po’ come si farebbe al bar fra amici dagli animi riscaldati: “Arcmanzam?”, ricominciamo? “Ho cercato di stare buono e tranquillo ma c’è un limite a tutto…”, ha detto alzando la voce. Quando gli animi si riscaldano la pazienza può scappare, ma non a chi svolge un ruolo istituzionale come quello del direttore generale dell’Ausl e in un consiglio comunale. Buono e tranquillo il direttore generale dell’Ausl deve comunque rimanerci anche in presenza di qualche comprensibile ostilità.
Al confronto, ripetiamo accesissimo e con il pubblico che ha più volte rintuzzato l’intervento di Tonini, non è seguita la votazione di un ordine del giorno comune per difendere il “Franchini”. Quello fatto proprio dai banchi della opposizione, e che sostanzialmente recepiva le osservazioni delle associazioni di volontariato Crisalide, il Punto rosa e Europa donna Italia, non è stato condiviso anche dalla maggioranza. E d’altra parte non è solo con le argomentazioni tecniche, come vedremo, che bisogna inquadrare la querelle. Come ha detto Gennaro Mauro, “ci sono equilibri politici territoriali che incidono in queste dinamiche, ma di certo il territorio riminese ne esce sconfitto”.
“Caro Piccari”, ha detto invece Gioenzo Renzi rivolto al capogruppo Pd in consiglio comunale, “se volevamo farci carico della volontà delle persone, dovevamo essere tutti uniti, mentre voi avete preferito le logiche di appartenenza partitica e di schieramento. Una operazione organizzativa sbagliata viene pagata dalla credibilità della sanità, non penalizza solo un territorio. Le eccellenze vanno riconosciute e sostenute”. Allineati invece con la bozza gli esponenti della maggioranza, compreso il Patto civico per Gnassi.

Nel suo intervento Tonini ha toccato tutti i punti caldi: posti letto, chirurgo plastico e casistica.
Al “Franchini” l’80% dei posti letti riguarda la chirurgia senologica – ha detto – e il 20% la chirurgia addominale. “Stando ai dati 2015 basterebbero 8 posti letto, ma la bozza di riordino prevede di mantenerne 12 e comunque se ci fosse la necessità di un ampliamento, non sarebbe assolutamente un problema”. Il chirurgo plastico, ha poi aggiunto, “continuerà a lavorare a Santarcangelo”. Veniamo alla casistica: “Le tre province sono simili dal punto di vista degli abitanti, 350-400 mila abitanti ciascuna, quella di Rimini è un pochino più piccola. L’incidenza ogni anno di nuovi tumori al seno è di circa 400 casi per ognuna delle tre province, con circa 1100 interventi l’anno. Forlì è indicata come la struttura complessa e quindi dotata di primario, ma ha dimensioni tali da non essere comunque in grado di acquisire nuova casistica di questo tipo, attualmente ha numeri al di sopra perché in passato quella chirurgia senologia è riuscita ad attrarre pazienti anche da altri territori”. Morale: “Nessun depotenziamento, nessuno vuole picconare una realtà che abbiamo costruito con molta attenzione, ma il tema è quello di portare tutti allo stesso livello, non di abbassare il livello di Santarcangelo”. Per concludere che “il concetto di autonomia in sanità non deve esistere, l’autonomia organizzativa è una follia perché non ci sono più quattro aziende Ausl competitive fra loro. La tecnica introdotta dal dott. Samorani di utilizzare il ‘verde indocianina’ adesso dovremo cercare di trasferirla da altre parti”. Cos’è il verde indocianina? E’ uno dei motivi che hanno fatto di Santarcangelo una eccellenza perché consente di valutare l’estensione del carcinoma ma senza utilizzo di radiotracciante, sostituito, appunto, da una sostanza che si chiama “verde indocianina”. Secondo Tonini “la sanità riminese esce rafforzata dal riordino”. Non la pensano così le associazioni che il problema lo vivono e lo affrontano da anni sulla pelle di migliaia di donne, non la pensa così l’equipe del Franchini, non la pensano così i 20 mila che hanno firmato per opporsi al depotenziamento della chirurgia senologica, verso la quale i decisori politici sviolinano da tempo (dall’assessore regionale alla Sanità al governatore), ma poi, quando si arriva al dunque, premiano Forlì.

C’entra la sanità o c’entra la politica anche in questa partita? Perché quello che invece Tonini non ha approfondito ieri in consiglio comunale sono i dati, e quindi i risultati, che propendono a favore del “Franchini” e che dovrebbero far decidere l’Ausl Romagna ad invertire, a favore di Santarcangelo, quello che ha immaginato per Forlì, che diventerà sede di una unica unità operativa e unica equipe, trasversale, dotata delle tre articolazioni di Rimini-Santarcangelo, Forlì/Cesena e Ravenna.
Il colorante biologico scaturisce dall’equipe dei chirurgi senologi di Santarcangelo, ha avuto la “benedizione” del ministero della Salute, è stato presentato nei congressi internazionali, per questa tecnica è diventato centro di insegnamento per altri chirurghi. Non solo. Marcello Tonini ha esordito ieri nel suo intervento parlando del taglio dei posti letto come “contrasto allo spreco“. Peccato però non voglia premiare chi gli sprechi li sta combattendo in maniera efficace. La metodologia del verde indocianina fa risparmiare all’Ausl 270 mila euro.
Ancora, Santarcangelo è dotato della radioterapia intraoperatoria, presente in Regione solo in quattro realtà regionali: oltre al Franchini solo a Bologna, Ferrara e Reggio Emilia. Ha una tradizione in questo ambito che risale ai primi anni 90, quando il reparto era diretto dal dott. Barbanti. Ci sono poi i numeri (che potete leggere nel box qui sotto) relativi a ricoveri e lista d’attesa che denotano un abisso fra Santarcangelo e Forlì, ovviamente a favore dei primi. I dati della Regione Emilia Romagna dicono che entro 30 giorni a Santarcangelo la percentuale di interventi è dell’87% contro il 19% di Forlì. Fanno notare le associazioni citate che a Santarcangelo non si esercita la libera professione né sulle prime visite e né sugli interventi chirurgici, come avviene invece a Forlì.
La direzione dell’Ausl Romagna, insieme alla politica, punta alla concentrazione. Ma con quali risultati? Alcuni sono già sotto gli occhi di tutti e non meritano un premio. Qualche mese fa la scelta di dirottare a Cesena, anziché a Santarcangelo, gli interventi sul linfonodo sentinella nei melanomi operati a Rimini. A Cesena si è allungata la lista d’attesa e occorre aspettare anche due mesi per una biopsia, quando a Santarcangelo si sarebbe potuta fare in due settimane. Il principio di concentrazione, peraltro, sembra valere per tutti tranne che per il Franchini: chi di dovere si è guardato bene dal decidere di inviare a Santarcangelo le donne al di sopra dei 60 anni di tutta la Romagna per eseguire la radioterapia intraoperatoria, che potrebbe evitare un mese di radioterapia post-operatoria e produrre risparmi per l’Ausl. Così come non si capisce perché l’impiego del verde indocianina non venga esteso a tutti i reparti di senologia.
Tante, insomma, le illogicità. Ed enorme la contraddizione fra gli enunciati e la pratica. Le linee guida sulla riorganizzazione della sanità in regione sottolineano l’importanza di consolidare il rapporto tra le associazioni di volontariato e le rappresentanti delle pazienti, che però nel caso della senologia di Santarcangelo non vengono tenute in considerazione.

L’ordine del giorno che Pd e resto della maggioranza non hanno condiviso

Preso atto della Bozza di riordino sanitario della Ausl Romagna e delle osservazioni prodotte dalle associazioni di volontariato Crisalide (Rimini) e Il Punto rosa (Rimini) affiliate a Europa donna Italia (Milano) che rappresentano migliaia di donne operate di cancro;
preso atto che le linee guida regionali sulla riorganizzazione della Sanità in Emilia Romagna recitano, nel preambolo, che va consolidato il rapporto tra le associazioni di volontariato e le rappresentanti delle pazienti;
preso atto dei rischi di depotenziamento del reparto di Chirurgia Senologica che lo stesso assessore regionale alla Sanità, Dott. Venturi, e il presidente della nostra Regione, Dott. Bonaccini, hanno più volte dichiarato una “eccellenza”;
preso atto che non è possibile staccare la Chirurgia senologica dalla sua Breast Unit e farne una articolazione di un’altra Breast Unit (Forlì);
preso atto che Cgil-Cisl-Uil hanno già dichiarato la loro netta opposizione a unità operative complesse “trasversali” alle varie province.

Considerato che

Chirurgia senologica di Rimini-Santarcangelo, rispetto alla Chirurgia Senologica di Forlì, ha:

1) il maggior numero di pazienti operate (dati regionali 1° semestre 2016: 197 contro 167; dati regionali 2014, attraverso lo screening: operate 175 pazienti contro 68 a Forlì)
2) la minor lista d’attesa (dati regionali: 87% di donne operate nei primi 30 giorni contro il 19% di Forlì). Si tratta di uno dei più importanti indicatori di qualità.
3) i migliori indicatori di qualità: intervento entro 60 giorni dalla mammografia: 54% contro 9,5%: si tratta del valore più alto in Regione Emilia Romagna registrato nel 2014.
4) la qualità certificata da Eusoma (ente certificatore della Comunità Europea)
5) il miglior chirurgo plastico dell’azienda (ricostruzione con lipostruttura)
6) la migliore tecnologia (solo Santarcangelo ha la Radioterapia intraoperatoria)
7) è un Teaching Centre per quanto riguarda la tecnica di localizzazione del linfonodo sentinella mediante il verde indocianina (in due anni la Ausl ha risparmiato 500 mila euro).

Siamo contrari

a trasferire la gestione dei professionisti del reparto di Chirurgia senologica di Rimini-Santarcangelo al reparto di Chirurgia senologica di Forlì;

a trasferire la gestione del chirurgo plastico al reparto Grandi Ustionati di Cesena;

al taglio di ben 15 posti letto su 25 (ne rimarrebbero 10);

Chiediamo al Sindaco di invitare il direttore generale della Ausl Romagna a:

mantenere la specificità territoriale della Chirurgia senologica e di tutti i suoi professionisti, per non disperdere il lavoro e la qualità cresciute in questi anni;

Impegnarsi in vista di una ragionevole riduzione dei posti letto della UOC di Chirurgia generale (attualmente il reparto lavora su 16 posti letto);

trasformare l’attuale UOC della Chirurgia generale di Santarcangelo in Unità semplice di Chirurgia senologica all’interno del Reparto di Chirurgia generale dell’Ospedale Infermi, lasciando invariati gli equilibri dentro la Breast Unit e nel territorio;

Conferire il ruolo di coordinatore delle Chirurgie senologiche della Ausl Romagna al Direttore della UOC della Chirurgia senologica di Forlì.

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