Ci risiamo: anche sul teatro Galli palazzo Garampi sbianchetta il passato

Ci risiamo: anche sul teatro Galli palazzo Garampi sbianchetta il passato

Dalla storia del teatro pubblicata sul sito internet messo online dall'amministrazione comunale mancano due date importantissime: 1985 e 1999-2000. Il concorso di idee indetto dalla giunta Conti e la battaglia della Associazione Rimini Città d'Arte. In vista della inaugurazione, prevista il prossimo ottobre, pubblicheremo approfondimenti per capire come siamo arrivati al teatro "simil-polettiano" e valutarne pregi e difetti.

Così come per il Fulgor, anche per Galli la grancassa della comunicazione di palazzo tende a prendersi tutti i meriti della ricostruzione del teatro. Nel primo caso è stato grazie all’architetto Annio Maria Matteini, che in una lunga intervista ha ricordato i diversi protagonisti all’origine del rinato cinema, se a ciascuno è stato dato il suo.

Veniamo al Galli. Il Comune di Rimini ha messo di recente online il sito www.teatrogalli.it. Si può leggere anche una storia del teatro, purtroppo assai lacunosa. E’ sparita ad esempio la data cruciale, alla quale può farsi risalire la decisione politica di riaccendere i riflettori sul Galli: 1985. La giunta del sindaco socialista Massimo Conti bandisce il concorso nazionale di idee per il teatro “A. Galli” e piazza Malatesta, che sarà vinto dal gruppo di progettisti guidato da Adolfo e Fabrizio Natalini e formato anche da Marino Bonizzato, Maria Grazia Federico, Giorgio Franchini, Emma Mandelli, Alessandro Cimenti e Massimo Vivoli per le strutture, Luigi Michelozzi e Mauro Martini (impianti) e Yurgen Muller (consulente per l’acustica). Non rimarrà un concorso di idee ma diventerà anche un progetto definitivo a metà degli anni 90 ed esecutivo nel 1999, quando col sindaco Giuseppe Chicchi il progetto Natalini diventa, almeno sulla carta, cantierabile. Com’è noto, i vincitori del concorso non poterono mettere in pratica le loro idee sul Galli, perché un soggetto civico che trovò anche numerosi appoggi autorevoli a livello nazionale, ingaggiò una battaglia pubblica per il teatro com’era dov’era che costrinse l’amministrazione comunale a sposare il progetto filologico.

Ed è questa la seconda clamorosa lacuna contenuta nella storia del teatro che si può leggere sul sito messo online dall’amministrazione comunale. L’Associazione Rimini Città d’Arte non ha nemmeno l’onore di una riga. Eppure il suo ruolo è stato fondamentale, sia che lo si giudichi positivamente e sia che lo si giudichi negativamente, perché è risaputo che sull’obiettivo di riconsegnare il teatro alla città si sono fronteggiate ipotesi assai diverse.

“Insigni musicisti e uomini di cultura, solidali con Italia Nostra, il Fai, il Comitato per la Bellezza “Antonio Cederna” e l’associazione Rimini Città d’Arte, hanno rivolto un appello al ministro per i Beni e le Attività culturali, Giovanna Melandri, affinché faccia tornare il Teatro “Amintore Galli” di Rimini “dov’era e com’era”, ed eviti uno scempio”, scriveva la stampa nazionale nel 1999. A firmare l’appello furono tra gli altri Renata Tebaldi, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Maurizio Pollini, Carla Fracci, Carlo Bo, Vittorio Emiliani, Luciano Canfora.
Nel 2000 l’associazione Rimini Città d’Arte organizzò una manifestazione per abbracciare il teatro che ebbe un grande seguito. E fu determinante per indirizzare la rinascita del Galli lungo una certa meta.

In queste ultime settimane del Galli anche la stampa riminese si sta occupando ampiamente, ma un po’ come se la storia del teatro cominciasse ai tempi di Gnassi e l’opera, ancora prima di essere valutata per intero e in tutti i suoi aspetti, avesse già superato tutti gli esami.

Per analizzare in maniera completa il teatro della città abbiamo pensato di dar vita a questa rubrica, su il sipario, raccogliendo parte di quello che Riminiduepuntozero ha pubblicato fino ad oggi sul tema, ma via via aggiungeremo vari approfondimenti che usciranno nelle prossime settimane, in vista della inaugurazione prevista per il prossimo ottobre.

E’ stata rispettata la consegna che prevedeva la ricostruzione del teatro secondo il progetto di restituzione filologica e tipologica (“Garzillo-Azzolini”) redatto dalla Soprintendenza regionale per i Beni e le attività culturali? Sarà questa una delle domande alle quali cercheremo di rispondere. Metteremo a confronto i progetti esclusi e quelli promossi. Valuteremo l’acustica e la visibilità dei posti ricavati (si conosce già il programma della inaugurazione ma non è stata resa ancora pubblica la piantina dei posti). Ci chiederemo come dovrà essere gestito il Galli perché non diventi un “pozzo senza fondo”. Ripercorreremo le tappe salienti di questi 75 anni trascorsi nella ricerca di una soluzione. C’è ancora molto da capire sul teatro Amintore Galli.

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