“Cominciano a distruggere Castel Sismondo: fermiamoli!”

“Cominciano a distruggere Castel Sismondo: fermiamoli!”

In una "scarpa" del nucleo interno del castello, con muri del '400, vogliono aprire una porta per adattare lo spazio brunelleschiano alle esigenze del percorso museale dei ciaffi di Fellini. "Uomini di cultura italiani, europei, russi e degli States, riminesi intelligenti, è venuto il momento di mobilitarsi". L'appello del prof. Rimondini ad abbracciare l'opera di Brunelleschi, come avvenne per il teatro Galli.

Una immagine che circola su Internet mostra Castel Sismondo (1437-1446), l’unica opera superstite delle architetture ossidionali di Filippo Brunelleschi, il più grande architetto di tutti i tempi, modificato irreversibilmente per adattarvi il museo dei ciaffi felliniani.
In una scarpa – si chiama “scarpa” la parte bassa obliqua delle fortificazioni: quelle di Castel Sismondo hanno un andamento piramidale, tanto da giustificare la metafora di Roberto Valturio che il castello era stato costruito per somigliare a una piramide -, del nucleo interno con muri del ‘400 vogliono riaprire una porta che dicono ottocentesca. Sprovveduti: si tratta di una ‘falsa porta’ quattrocentesca. Vogliono aprire una breccia per adattare lo spazio brunelleschiano alle esigenze del percorso del museo dei ciaffi di Fellini, odiatore confesso delle donne e di Rimini, e dai Riminesi beffato con la promessa di una casa sul porto.

Questo danno irreversibile che non possiamo pensare sia avallato dal Soprintendente, che sappiamo essere una persona non sprovveduta di cultura e onesta, può pensarlo solo lo sprovveduto nessuno che sta mortificando lo spazio del castello per adattarlo ai suoi percorsi moderni del cribbio trattando il castello brunelleschiano da CONTENITORE.

PERCHÉ NON SI DEVE USARE LA PAROLA “CONTENITORE”

Chiunque usi la parola CONTENITORE per indicare un’architettura si denuncia da solo come incapace di capire il valore di un’opera di architettura. Avete capito giovani architetti ignorantelli?
Perché sicuramente il castello è un contenitore, e ha in comune la caratteristica di contenitore con un cesso campagnolo, vuoi costruito con mattoni, vuoi con canne e argilla, è ovvio che un’opera del Brunelleschi abbia qualcosa in più della caratteristica di un cesso campagnolo.

CONTENITORE è una scatola, un foglio di carta che avvolge qualcosa che ha valore, in sé però è privo di valore. Chi non sa vedere il valore che un’architettura ha in sé usa il termine “contenitore”.
Pensare a Castel Sismondo come a un contenitore è il punto di partenza mentale di chi non capendolo comincia a negarne il valore e inevitabilmente a distruggerlo.
Cosa ci mettiamo dentro? Mi chiedeva Andrea Gnassi in un colloquio di circa un anno fa. Avevo un bel da dirgli: NIENTE. Lo spazio brunelleschiano non ha bisogno di essere riempito con ciaffi di nessun genere se non forse con oggetti dei tempi di Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468).

PERCHÉ È ASSURDO STRAVOLGERE I PERCORSI QUATTROCENTESCHI DEL CASTELLO

Lo riempiano pure con le scenografie dei film di Fellini, ma non si azzardino a modificare i muri del Trecento e del Quattrocento, sorti sulle prima mura romane di Ariminum. Il sindaco e i suoi accoliti temano la Nemesi sigismondea. E’ assai noto che Sigismondo Pandolfo si vendica su chi gli guasta il Castello o il Tempio. Cesare Borgia nel 1503 fece capitozzare le torri e subito gli morì il padre papa e perdette tutto quello che aveva conquistato, morendo ammazzato in Spagna. Quando i Riminesi sprovveduti e lecchini dedicarono a Urbano VIII Castel Sismondo, Rimini soccombette alla peste e il papa ebbe il primo attacco di emorroidi mortali. Ma poi, che fine ha fatto Cesare Bianchini, che distrusse di sua mano il Kursaal nel dopoguerra e che con il vescovo Santa voleva fare a pezzi il Tempio, in cambio dei dollari della Fondazione Kress? Fu costretto ad emigrare in Argentina, ed era stato eletto con un plebiscito che Gnassi si sogna. Gnassi stai attento a quello che fai, stai mettendo in moto un movimento che non potrai contenere. Hai voglia di assumere Sgarbi, che noi preferiamo ricordare quando ci salvò gratuitamente il Teatro e quando mise fine alle manipolazioni del vescovo De Nicolò sul Tempio Malatestiano.

APPELLO ALLA POPOLAZIONE CULTURALMENTE SENSIBILE DI RIMINI

Nel 2000 abbiamo abbracciato il TEATRO e siamo riusciti a espellere gli architetti modernisti che volevano aggiungere la loro insipida e sciatta architettura a quanto rimaneva del capolavoro del Poletti. Oggi possiamo abbracciare il castello per bloccare l’assurdo progetto di Gnassi.
Mandate la vostra disponibilità a Rimini 2.0 (redazione@riminiduepuntozero.it) e appena avremo raggiunto il numero di 1000 persone andiamo ad abbracciare il CASTELLO.

Nelle fotografie, ciò che l’amministrazione sta per realizzare. Sono tratte dal progetto definitivo del museo Fellini (1 stralcio), consultabile sull’albo pretorio online del Comune di Rimini come allegato alla delibera di giunta n. 238/2019

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