Cosa ci lascia Raffaele Ciuffoli, imprenditore turistico illuminato che ha fatto ricca la Riviera

Cosa ci lascia Raffaele Ciuffoli, imprenditore turistico illuminato che ha fatto ricca la Riviera

Dall'albergo di famiglia, negli anni 60, ad una catena di hotel e alla posizione di leader come tour operator. E' stato un pioniere perché è stato un padre per tanti, non solo per i figli. Gabriele Casadei, suo dipendente per quindici anni, racconta l'uomo e quello che ha saputo costruire non solo per la famiglia, per i suoi tanti collaboratori e per Riccione, ma per il turismo di una destinazione.

La chiesa di Gesù Redentore, zona Alba di Riccione, era gremita e alcuni sono anche rimasti fuori per l’ultimo saluto a Raffaele Mario Ciuffoli (nato a Morciano nel 1949) un imprenditore turistico di successo, conosciuto e stimato da tanti perché aveva cominciato da ‘zero’ fino ad arrivare ad un vero e proprio impero economico, con l’occhio non solo puntato sul profitto personale ma anche al bene comune della sua città e della Riviera. Raffaele Ciuffoli è morto a 66 anni il giorno della festa della Repubblica dopo una malattia che s’è aggravata repentinamente nel giro di qualche mese. Alla notizia della morte la madre 96enne non ha retto al dolore ed è morta anche lei come a sottolineare il grande legame esistente tra loro.
E’ stato don Franco Mastrolonardo a presiedere la messa funebre e al termine dell’omelia ha letto una lettera dei figli, Massimiliano e Francesco, nella quale descrivono il padre: “Aveva due grandi valori: la famiglia e il lavoro, i cardini della sua intera esistenza. Ha sempre tenuto unita la famiglia soprattutto nei momenti di difficoltà e unita rimarrà anche in futuro. Continueremo nel lavoro come lo intendevi: il bene comune. Raffaele non era un uomo di mondo ma un ‘uomo del mondo’, attaccato al proprio lavoro ma aperto al mondo. Un vero padre per tanti, non solo per noi, come sottolineato da molti dipendenti nei loro messaggi di condoglianze. Un padre che infondeva fiducia e incoraggiava davanti ad ogni difficoltà, soprattutto con l’esempio. Molto appassionato a tutte le sue cose. Nell’ultimo periodo della malattia il suo più grande rammarico è stato quello di non poter vedere crescere i suoi sei nipotini. Nostro padre ci ha lasciato troppo presto, ma ha vissuto la sua vita appieno con passione ed entusiasmo. Continueremo a vivere secondo questi tuoi insegnamenti. Grazie babbo”.
Un silenzio ha sottolineato adeguatamente la conclusione dell’omelia commuovendo i numerosi presenti: anzitutto la moglie Lidia e le famiglie dei figli coi sei nipoti ma anche tanti dipendenti e rappresentanti del mondo professionale e turistico, di agenzie viaggi e operatori turistici di varie parti d’Europa tra cui i grandi amici svedesi di vecchia data, rappresentanti delle categorie economiche e organizzazioni professionali e del mondo politico. All’uscita della bara, sul sagrato della chiesa, i presenti si sono sciolti in un lungo e caloroso applauso.
I genitori di Raffaele Ciuffoli nei primi anni 60 aprirono una pensione a Miramare, mentre la fondazione della sua agenzia Camel risale al 1979 e il primo hotel fu il Feldberg a Riccione. Subito dopo la laurea insegnò diritto ed economia a Ragioneria di Morciano ma la sua vera passione per l’imprenditoria turistica non tardò a venire fuori con un temperamento geniale e instancabile. Fece diventare la Camel (poi Italcamel) uno dei più grandi tour operator italiani fondando assieme ad altri colleghi delle regioni turistiche del Paese la Incoming Italia. Questo ha contribuito a far diventare innanzitutto la Riviera Romagnola tra le più importanti mete dei mercati esteri: quello tedesco e scandinavo negli anni 80, successivamente quello russo, fino a sfondare sul mercato cinese negli anni 2000 dove oggi la Italcamel può contare su due sportelli, uno a Pechino e uno Shangai, che portano turisti cinesi non solo in Italia ma in tutta Europa. Sempre negli anni 80 iniziò anche il mercato delle case vacanze, affittando appartamenti in riviera e diventando riferimento nel settore anche per la Alpitur e gli operatori Finlandesi. Alla famiglia Ciuffoli fanno riferimento anche 7 strutture ricettive, alberghi a 3 stelle superior e 4 stelle tra Rimini e Riccione (recentemente è stato perfezionato il passaggio a questo gruppo dello storico hotel Abner’s di Riccione).
Ne parliamo con Gabriele Casadei, dipendente dell’Italcamel per quindici anni come responsabile del settore turistico della terza età.
Perché Raffaele Ciuffoli è un imprenditore così amato e stimato?
“Perché ha saputo trasmettere con coraggio e dedizione la responsabilità e la passione verso i grandi ideali della famiglia e del lavoro, dai quali dipendevano tutte le sue scelte di vita e professionali. All’inizio insieme alla moglie nella gestione del Feldberg, poi negli appartamenti affittati durante l’estate, diventando una delle più grandi agenzie nel settore. Ha quindi avviato l’attività di tour operator con la Italcamel con l’obbiettivo di portare stranieri in Italia e soprattutto sulla Riviera Romagnola (ma non solo) sapendo lavorare in tutta Italia anche con altri imprenditori del settore in stretta collaborazione. Non cercava la concorrenza ma collaborazioni e sinergie e la ‘Incoming Italia’ fu un esempio di questa capacità di dialogo che rendeva efficaci su diversi mercati stranieri con una pluralità di offerte. Questa sua passione per il lavoro lo ha portato sulla strada della ricerca, infatti Ciuffoli era uno che sapeva guardare avanti intuendo le esigenze del mercato e investendo in quelle direzioni. Nacquero così gli investimenti su due importanti nicchie di mercato: il turismo scolastico e quello della terza età, realizzando su questi settori dei veri marchi specializzati: la “San Marino Tour Operator” e la “Bella Età”. In questo secondo settore quando sono entrato io eravamo in tre; nel giro di una decina d’anni i dipendenti erano tredici. Ora sono una quarantina”.
Oltre a questi due settori, quali altre grandi intuizioni di mercato ebbe?
“Negli anni 80 fu il mercato russo. Capì quanto stava accadendo in quel Paese e si attivò per far arrivare flussi di turisti dalla Russia, tra i primi voli quelli addirittura da Novosibirsk. In questi ultimi anni, prima della attuale crisi, circa il 65% dei voli dalla Russia sull’aeroporto di Rimini facevano riferimento a rapporti con Italcamel. Raffaele voleva bene alla sua terra e il suo criterio nel fare economia non aveva come principale scopo l’arricchimento personale ma creare ricchezza, benessere lavoro per i suoi dipendenti, per tutto l’apparato economico legato al turismo della Riviera e dell’Italia in generale. Era instancabile nella ricerca di sempre nuovi mercati, sapendo che ognuno di essi non è mai acquisito per sempre. Ricordo che ogni tanto mi chiamava e portandomi davanti alla mappa geografica del mondo mi diceva: “Guardi come è grande la Cina e quanta popolazione ha, se anche solo l’1% di questi potessimo averli come clienti sarebbe una opportunità enorme di lavoro per noi e per tutti”. Non sognava perché poco dopo aprì un ufficio a Pechino e recentemente ne ha aperto uno anche a Shangai. Ha sempre avuto un ottimo rapporto coi dipendenti che stimava molto e così noi ci sentivamo, per così dire, rassicurati. L’imprenditore che avevamo di fronte, pur rischiando non ha mai cercato di fare il passo più lungo della gamba. Investimenti e allargamenti dell’azienda sono sempre stati ponderati a seconda delle necessità e delle risorse. Insomma, sentiva la coscienza e la responsabilità di avere dietro di sé tanti dipendenti e le loro famiglie. Per questo anche oggi nell’omelia il sacerdote ha parlato di paternità. Proprio in questi giorni un ex dipendente mi ha scritto queste righe che ho consegnato ai famigliari. Si chiama Francesco Gusmeroli (oggi è un sacerdote missionario Vincenziano), era un collega di lavoro e quando una quindicina d’anni fa decise di licenziarsi per entrare in seminario e lo disse a Ciuffoli con un certo timore pensando di tradirne le attese, Ciuffoli rispose: ‘Non posso dire niente di fronte a scelte come la tua, ammiro solamente il tuo coraggio… ti dico una sola cosa sulla scelta: fai bene quello che hai scelto di fare; è un compito delicatissimo e importantissimo’. Dopo quell’incontro, dice ancora Gusmeroli, sono uscito rasserenato e rafforzato.
Uguale atteggiamento ebbe Ciuffoli con un’altra dipendente che si licenziò per consacrarsi nella comunità dei Focolari fondata da Chiara Lubich. E anche quando per Pasqua, l’ultima volta che l’ho incontrato, era già cosciente dove lo avrebbe portato la sua malattia, mi ha detto: “Gabriele, ciascuno deve dare secondo i doni che ha ricevuto in questo mondo, impegnandosi fino in fondo, cercando di lasciare un segno per gli altri. Dalla vita occorre saper prendere tutto, bello e brutto, sapendo che ciò che resterà è quello che saremo stati capaci di seminare”.
Non è mai entrato in politica…
“Ovviamente aveva rapporti con l’associazione albergatori, con le associazioni di categoria delle agenzie viaggi ma non ha mai voluto ‘apparire’ o accumulare cariche. Preferiva lavorare umilmente e collaborare. Inoltre non ha mai partecipato attivamente a schieramenti politici, anche se aveva rapporti con tutti. Era convinto che ciascuno debba fare bene il proprio mestiere. Per lui la politica non doveva essere ‘occupazione di spazi di potere’ ma servizio al bene comune per il quale s’è speso fino in fondo. Se sapremo raccogliere questo suo insegnamento, non lo avremo perso ma lo avremo sempre con noi. Per questo lo ringraziamo”.

Serafino Drudi

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