Dieci domande scottanti per Gnassi

Dieci domande scottanti per Gnassi

Fra meno di 20 giorni si vota per le elezioni comunali. Con quale bilancio si presenta agli elettori il sindaco Andrea Gnassi? E cosa accadrà se, una volta rieletto, dovesse venire rinviato a giudizio sulla vicenda Aeradria? Abbiamo posto questa ed altre domande molto precise al sindaco Andrea Gnassi: i progetti di cui va orgoglioso, il trasferimento del Ceis, la nuova questura, le infiltrazioni mafiose, la trasparenza, il turismo, la lista Pizzolante ed altro. Ecco le sue risposte.

Volendo tracciare un bilancio dei suoi 5 anni di sindaco, di cosa va più orgoglioso?
Di avere realizzato le fondamenta che consentiranno a Rimini di avere un nuovo sviluppo: lo stop al cemento, i lavori per le nuove fogne, i contenitori culturali, tre nuove scuole realizzate, un solido welfare, l’allargamento dei diritti, il progetto del parco del Mare. Non è orgoglio di Gnassi ma di un cittadino riminese.

La criticano per avere avviato progetti che interessano soprattutto il centro storico, cosa risponde?
Rispondo che sarebbe sempre cosa buona e giusta verificare i fatti prima delle strumentalizzazioni. La parte finanziariamente più consistente dei lavori fognari è stata realizzata nella zona nord e nella zona sud della città, così come le nuove scuole. Su un totale di 161 milioni di euro di investimenti fatti nel quinquennio, neanche un terzo del totale riguarda l’area definita come ‘centro storico’, teatro Galli compreso. Basti pensare, a semplice titolo esemplificativo, alle rotatorie già realizzate e quelle che verranno già nei prossimi mesi alle intersezioni della Statale 16, con annessi sottopassi ciclopedonali per collegare le aree a monte e a mare dell’Adriatica. Sono frutto di un lavoro enorme e di una collaborazione vera tra Comune e Società Autostrade. E di un investimento complessivo di circa 20 milioni di euro.

La Rimini romana è ancora oggi orfana di uno dei suoi gioielli più importanti: l’Anfiteatro. Nel suo primo mandato amministrativo non ha affrontato il problema; se sarà riconfermato sindaco metterà mano al trasferimento del Ceis? Come giudica il fatto che l’amministrazione comunale conceda gratuitamente l’area archeologica, e quindi un bene del patrimonio comunale, senza nemmeno una convenzione sottoscritta col Ceis?
La Rimini romana sta diventando tale grazie al lavoro e ai progetti anche di questa amministrazione comunale. L’area archeologica valorizzata sotto il teatro Galli, il progetto della nuova piazza sull’acqua del Ponte di Tiberio, la stesa pedonalizzazione programmata del ponte e, buon ultimo, la realizzazione del visitor center nella ex sede del consiglio provinciale testimoniano ampiamente questa volontà. Comprendo che, per alcuni, sia più facile dimenticare tutto questo per concentrarsi su quello che manca. Ma la comprensione, in questo caso, non corrisponde alla verità dei fatti. Sull’anfiteatro si esercita sotto elezioni una demagogia che offende sia l’area archeologica che il Ceis stesso, una scuola e un luogo di educazione unico in Italia, usato strumentalmente e scandalosamente per attaccare una parte politica. Se questo non importa a certi personaggi, a me importa molto. Basterebbe del resto parlare con i responsabili della soprintendenza ai beni archeologici per rendersi conto dello stato delle cose (e delle competenze che assegna la legge per una eventuale, nuova campagna di scavi) per l’area dell’anfiteatro. In ogni caso, poiché sono abituato a ragionare e non a ‘fare boba’ come si dice in dialetto, stiamo definendo una soluzione innovativa per la valorizzazione dell’area archeologica patrimonio dell’umanità e per la tutela di un bene di tutta la comunità come è il Ceis.

Le informazioni sulla trasparenza, tempestivamente comunicate, sono l’unico modo che i cittadini hanno per monitorare l’attività dei pubblici amministratori. Attualmente le spese per viaggi e missioni dei componenti la giunta vengono pubblicate di anno in anno (quelle del 2015 sono state messe online, dietro nostra sollecitazione, di recente) e non vengono indicati né il motivo della missione né il dettaglio delle spese. Pensa di migliorare la trasparenza da questo punto di vista?
Diciamo che, soprattutto grazie a una legislazione recente e più puntuale, il tema della trasparenza nella pubblica amministrazione si è sensibilmente elevato rispetto ad alcuni anni fa. Naturalmente poi la differenza la fa la determinazione con cui la singola Istituzione applica queste leggi nazionali. Mi pare, dando una scorsa a quanto accade geograficamente a corto, medio e lungo raggio, che Rimini si stia distinguendo in positivo rispetto a questo tema, dalla pubblicazione degli atti agli open data. Chiaramente il percorso non è concluso, la strada da percorrere non è breve ma i progetti che abbiamo in corso innalzeranno ancor più il livello di trasparenza. Per noi è una priorità. Auspicando che questo sia fonte di emulazione per gli altri Comuni, Enti locali, Istituzioni di ogni genere e grado. E anche di futuro allargamento, visto che sinora mi pare ci si stia concentrando in particolare sui Comuni, con i sindaci costretti a pagarsi di tasca loro anche il caffè da offrire a chi chiede un incontro in Comune durante gli appuntamenti di lavoro.

Un tema caldo per Rimini è quello delle infiltrazioni mafiose: lo attesta la cronaca degli ultimi decenni, e in particolare degli ultimi anni. Un altro aspetto connesso è che a Rimini gli alberghi in affitto sono circa il 60% e non è facile sapere a chi finiscano in gestione: l’economia turistica di una città importante come Rimini richiama notoriamente anche capitali di dubbia provenienza. Le misure adottate fino ad oggi si sono dimostrate insoddisfacenti. Qual è la strada da seguire a suo parere?
Un problema nazionale, dopo che per decenni (e forse ancora) si è pensato fosse una questione limitata alla parte meridionale dell’Italia. Sintetizzo la risposta per punti: 1) Bisogna riconoscere che il problema c’è e per molti anni, anche a Rimini, si è minimizzato se non addirittura negato il problema. Sul territorio riminese abbiamo un evidente problema di penetrazione della criminalità organizzata e il riconoscerlo è già il primo passo della battaglia; 2) un’attività di informazione e educazione al problema che dalle scuole passi ai canali associativi e diventi dibattito pubblico. In questo senso straordinario è il lavoro che stanno portando avanti alcune associazioni riminesi, alimentato da tanti giovani, anche in collaborazione con gli Enti pubblici; 2) il proseguimento di una strategica attività di repressione e contrasto da parte della Magistratura e delle forze di Polizia, che sta dando risultati decisivi in tutto il Nord Italia; 4) immettere qualità nei sistemi locali per assorbire le aree grigie in cui si insinua la criminalità, offrendo programmi di riqualificazione urbana e del ‘modello’ sui quali anche gli istituti bancari possano mettere a disposizione linee di credito agevolate a chi vuole investire.

La nuova questura resta probabilmente uno degli scandali più intollerabili che la città abbia subito. Lei fino ad oggi si è limitato a lanciare accuse alla proprietà; non sono stati commessi errori da parte dell’amministrazione comunale e, soprattutto, quale futuro per quella struttura?
Non è esatto. Io non mi sono limitato a lanciare strali ma a procedere attraverso gli uffici a disamine rigorose di una questione che viene avanti da oltre 15 anni. E in cui il Comune di Rimini è parte lesa, fino a prova contraria. Offesa, questo sì, negli anni da una proprietà pasticciona e incontentabile e da un committente (il Ministero dell’Interno) ondivago e superficiale, che ha sottoscritto negli anni passati accordi formali con il privato che per entrambi sono stati considerati carta straccia. La situazione non è certamente migliorata con il commissario liquidatore. Il Comune è sempre aperto a trovare soluzioni per uno scandalo che l’ha portato in passato a prendere provvedimenti draconiani nei confronti della vecchia proprietà. Tanto è vero che ipotesi e strade collaborative e fattive sono state fatte insieme al Prefetto e al Questore. Ma le soluzioni devono rientrare in quello che si chiama ‘progetto di città’. Forse sbaglio ma ultimamente ho l’impressione che qualcuno agiti la bandiera della Nuova Questura, anche in chiave politica, per cercare di sollevare un altro conosciuto vessillo: quello della speculazione edilizia.

Trascorrere una vacanza a Rimini è un desiderio per tanti turisti, quelli che la scelgono però sono sempre meno. La permanenza media dei turisti a Rimini è la più bassa di tutta la provincia: 4,2 giorni, in ulteriore calo rispetto al 2014 quando era al 4,4. Il turismo è ormai soprattutto concentrato nei weekend, con un forte ritorno della stagionalità. Si registrano continue perdite sul mercato estero. I dati su presenze, fatturato, occupazione lasciano parecchio a desiderare. Il prof. Gardini ha sostenuto che Rimini sconta un errore strategico di posizionamento, “sarebbe come se la Fiat si ostinasse a voler produrre ancora la Balilla”, ha detto. Uno dei rilievi che le viene mosso è che la sua politica degli eventi ha posizionato ancora di più Rimini nel segmento dello sballo. Pensa di dover cambiare qualcosa nel turismo e cosa?
Quello sicuramente da cambiare è la superficialità delle analisi, che si nutre anche del prelievo ‘a capocchia’ dei numeri. Rimini, la Romagna, la provincia, da metà anni Ottanta vede contrarre i dati sulla permanenza della vacanza. Da metà anni Ottanta si sono ‘persi’ quasi tre giorni. Qui sta il punto critico di un modello maturo e che ha necessità di rinnovarsi, innovando la sua offerta. E l’offerta si rinnova facendo, ad esempio, il Parco del Mare o un centro storico in cui teatro, castello, casa del cinema non siano solo guardiani di un parcheggio. Accresceremo la nostra attrattività, specie all’estero, se saremo capaci di presentare una città moderna, vivibile, che valorizza il proprio patrimonio storico-artistico, in cui la componente ricettiva e commerciale elevi la qualità dei suoi servizi. Il Parco del Mare è perfetta cartina di tornasole di questo discorso: non è la fisima di Gnassi ma una delle ultime occasioni che questa città ha di orientare la propria storia in senso moderno, proponendo un nuovo modello di sviluppo. Che l’essere leader negli eventi abbia posizionato Rimini nel segmento dello sballo è come dire che la Fiat abbia posizionato Torino nel segmento degli incidenti stradali. Sono d’accordo quando Gardini afferma che il territorio riminese non può, come la Fiat, continuare a pensare di stare sul mercato con vecchi modelli. E’ un discorso crudo ma vero. Per questo come la Fiat ha riorganizzato il Lingotto e la produzione, così Rimini sta riorganizzandosi intorno al nuovo lungomare e alla riqualificazione funzionale della città storica. Continuando la similitudine, diciamo che Rimini ha fatto partire la produzione per mettere al più presto sul mercato i nuovi modelli.

Lista Pizzolante: “Se fossi in Gnassi sarei preoccupato”, ha commentato l’ex sindaco Giuseppe Chicchi in una intervista a Rimini 2.0. “Il legittimo retroscena tattico dell’operazione Pizzolante”, ha spiegato Chicchi, è quello di “eleggere un numero di consiglieri sufficienti a condizionare pesantemente il sindaco”. Cosa risponde? E non la preoccupano il trasformismo e “l’ammucchiata” in suo sostegno promossa da uomini del centrodestra e delle categorie economiche, che forse per la prima volta nella storia di Rimini mettono in gioco la loro autonomia per schierarsi apertamente?
Credo che spesso la realtà sia più semplice delle sue letture. Ad esempio, è così difficile da digerire il fatto che persone ideologicamente lontane possano ritrovarsi insieme per un progetto di città che condividono? Capisco che la malizia e il retro pensiero siano elementi inscindibili dalla storia d’Italia post unitaria, ma ho l’impressione che ormai il mondo sia più avanti e perfino più maturo di certe interpretazioni. Il trasformismo e l’ammucchiata, semmai, sono quelle esercitate finora in decenni di insano consociativismo, a tutti i livelli. Rendere palese l’adesione a un progetto dichiarato e pubblico è una cosa normale in un Paese normale. Qui no. Anzi le categorie economiche e professionali vengono attaccate per questo. Evidentemente andavano bene solo quando facevano endorsement per i partiti di centrodestra.

Anche le fibrillazioni all’interno del Pd (un caso su tutti: Roberto Biagini) mettono in luce quello che noi abbiamo chiamato il “partito di Gnassi”. Il Pd, così come sta avvenendo anche con Renzi a livello nazionale, sembra sempre più svuotato di significato e contenuto. Per contro a Rimini si assiste alla invasione di liste civiche che fanno riferimento a lei. E’ fiero o preoccupato di essere riuscito a tenere a battesimo una sorta di partito personale di Andrea Gnassi?
Dia un’occhiata alla lista del PD e vedrà volti nuovi e nuovissimi. Il PD, con il suo percorso di selezione della classe dirigente, ha scelto la via del rinnovamento totale. Può piacere o non piacere, capisco anche la pigrizia orgasmica dei commentatori cui piace andare sempre sul sicuro con gli stessi referenti e le stesse categorie critiche, ma la realtà delle cose è tutt’altra. La società è veloce. La società cambia. Solo la politica deve avere in eterno stessi riferimenti e chiavi di lettura? I giovani di Futura sperano di non fare la valigia perché i motori culturali e il parco del mare daranno lavoro 365 giorni all’anno. C’è una Rimini che fa nel sociale e nell’impresa, che investe fortemente nel capitale umano, in Rimini Attiva e in Patto civico. Tutto ciò si basa sulla condivisione di un programma di innovazione e rinnovamento che, incidentalmente, oggi ha per candidato sindaco Andrea Gnassi e domani, magari, John Doe.

Pochi nutrono dubbi sulla sua riconferma. Pende però sulla sua testa una richiesta di rinvio a giudizio legata al fallimento Aeradria e per reati ipotizzati molto pesanti: associazione per delinquere finalizzata a falsare i bilanci, bancarotta e reati fallimentari, abuso d’ufficio e truffa. Se una volta eletto dovesse essere rinviato a giudizio, come si comporterà?
Riconoscendomi nelle leggi. E poi nella consapevolezza e serenità di avere sempre operato per il giusto e nel giusto, rispettando le leggi e avendo agito sempre attraverso atti pubblici in sedi pubbliche, su una vicenda che ha un percorso di oltre 15 anni.

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