Dj Baldelli: lo spaccio è fuori dalle discoteche, ma lì il pugno duro non c’è

Dj Baldelli: lo spaccio è fuori dalle discoteche, ma lì il pugno duro non c’è

[one_half last="no"]Lo Stato biscazziere o moralista a corrente alternata Lo Stato “biscazziere” che si straccia le vesti per lo sballo delle discote

[one_half last=”no”]Lo Stato biscazziere o moralista a corrente alternata

Lo Stato “biscazziere” che si straccia le vesti per lo sballo delle discoteche è credibile come Totò Riina in veste di educatore da oratorio. Il gioco d’azzardo in Italia è responsabile di oltre due milioni di giocatori patologici e a rischio, di una cifra di oltre 1 milione di minorenni (ricerca Cnr) incamminati sulla strada della dipendenza da ludopatia, soprattutto per il gioco on line. I costi sociali diretti e indiretti sono altissimi, per non parlare delle organizzazioni criminali mafiose che si sono inserite in questo mercato. Ma il gioco d’azzardo legale (lotto, gratta e vinci, slot machine…), pubblicizzato a ogni piè sospinto, è un “bancomat” redditizio per lo Stato, che in questo caso non ci pensa proprio ad usare il pugno duro e ad abbassare le saracinesche.[/one_half]

“E’ ora di smetterla di criminalizzare le discoteche. Chi vende droga e anche molti di coloro che fanno uso di sostanze e alcol, nel 99% dei casi nella discoteca non ci entrano, restano fuori e spesso si sa chi sono. Perché la polizia non interviene?” Chi parla è un dj storico, fra i primi in Italia. Ha cominciato a Cattolica, dove ancora abita, nel 1969. Faceva il “metti dischi”, quando il dj era un mestiere ancora di là da venire, al Tana Club prima e al Tabù poi. Quindi alla Baia degli Angeli, aperta a metà degli anni 70. Ha lasciato la Riviera romagnola nel 1979 per riversare tutta la sua passione e competenza nel Cosmic, discoteca di Lazise, sul Lago di Garda, e farla diventare locale di tendenza. Lo scorso anno fu invitato alla Biennale di Venezia, insieme a colleghi come Cirillo, Principe Maurice e Ricky Montanari, per ragionare di com’è cambiato quel mondo della notte che da Rimini fece scuola nel mondo.
Ha 63 anni, per lavoro torna sul luogo del delitto solo una volta l’anno, il terzo sabato di giugno, e lo fa dal 1999, per occupare la consolle della Baia Imperiale di Gabicce mare e animare il “Remember Baia degli Angeli”. Per il resto continua a girare l’Italia e il mondo. Chi è? Per dirla con Jovanotti, mi chiamo Daniele Baldelli (nella foto) e faccio il dj, non vado mai a dormire prima delle sei.
Ha una collezione di 65 mila vinili (“non so più dove metterli”, dice sorridendo), reperti di un’epoca ormai lontana. Si è sempre concepito come dj alternativo, allergico agli intruppamenti e ai “dj modaioli”, come li chiama lui, “che oggi spuntano come funghi e guadagnano anche 100 mila euro a sera, se poi il dj è uno che si droga e beve non è davvero un bel modello”.
Sa bene che, come sempre nella vita, c’è il pulito e lo sporco, il sano e il malato. Ma le soluzioni surrogate sono forse peggiori del male che vorrebbero curare.
“La musica che sta andando per la maggiore e produce certe situazioni è fatta con le macchine, da dj “produttori” che cavalcano l’onda”, spiega.
Se gli si chiede qual è il motivo che spinge migliaia di ragazzi a frequentare discoteche che sballano con le luci e i decibel, ben prima che con le sostanze, la risposta è che “i sedicenni di oggi sono cresciuti con la techno: rumore, ritmi ipnotici, folle oceaniche che sembrano tribù… qualcosa di snaturato”.
Ma non spetta anche alle discoteche mettere in atto tutti i possibili rimedi per evitare drammi come quelli accaduti a Riccione? “Il controllo non può sempre essere messo a carico della discoteca. Se le forze dell’ordine vogliono arrestare gli spacciatori devono andare fuori dalle discoteche e otterranno il risultato senza nemmeno faticare troppo. E’ ovvio che gli spacciatori vanno dove ci sono punti di incontro che richiamano tanti giovani, ma se si chiudono le discoteche pensate che il problema sia risolto? Se il punto d’incontro diventa il parco, gli spacciatori andranno lì. Dispiace e fa male vedere ragazzi che muoiono in discoteca, dove si dovrebbe andare per divertirsi con gli amici, ma questi sono drammi che interpellano genitori, scuola, Stato, tutti, troppo facile colpevolizzare le discoteche”.
Quindi la soluzione di chiudere il Cocoricò e la “mano dura” annunciata dal governo non risolveranno nulla? “Sono grandissime stronzate… lo Stato deve fermare chi la droga la produce e la distribuisce, se vuole sa come fermare chi uccide i ragazzi. Ma purtroppo ci sono di mezzo troppi interessi nascosti”.
Daniele Baldelli gira il mondo e di discoteche ne ha viste. Ma tutto il mondo è paese. “Ci sono quelle da sballo e ci sono club nei quali la musica è vissuta come incontro, ascolto, cultura.
Questo mese ho in calendario 18 date, sabato andrò in Belgio, poi un grande festival in Croazia, sono appena stato a San Francisco e New York, di drogati e ubriachi ne vedo ovunque. Al Lux di Lisbona all’ingresso hanno messo un metal detector e quattro buttafuori che perquisiscono tutti. E’ un modo per “filtrare” i clienti indesiderati, ma deve fare questo una discoteca?”

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