Don Turchini rampogna il cattolico Montevecchi ma sospende il giudizio sul Festival

Don Turchini rampogna il cattolico Montevecchi ma sospende il giudizio sul Festival

Montevecchi: "Coraggio don Andrea, si dissoci, non abbia paura"

Il parroco di Santarcangelo risponde alle accuse che gli ha lanciato Matteo Montevecchi. E quest'ultimo torna alla carica: "Nessuno le chiede di fare il censore, ma il parroco sì".

Alle “accuse” di Matteo Montevecchi, sicuramente poco pacifiste secondo lo stile ecclesiale che di questi tempi va per la maggiore, ma molto di sostanza, e relative alla collaborazione della Parrocchia al Santarcangelo Festival, don Andrea Turchini risponde sulla testata Newsrimini che fa parte del circuito di informazione (che fa capo alla Diocesi) Icaro Communication che fra l’altro è media partner dello stesso Festival. Tutto in famiglia.
Se risponda o meno valuti chi legge. Don Turchini sicuramente sorvola sul merito, perché è chiaro che gli venisse chiesto un parere sulla opportunità per la Chiesa di Santarcangelo di intrupparsi in un festival che, non da quest’anno, ha scelto di veicolare contenuti, di fatto, anche apertamente anti-cattolici. Del resto il card. Biffi scriveva che “la decadenza che stiamo vivendo è grande, universalmente diffusa … mi pare possa essere paragonata alla crisi che è seguita al concilio di Nicea, quando il mondo “si svegliò ariano”: adesso la cristianità si è trovata secolarista, solo che non si è ancora svegliata”.
Non si dissocia, quindi, e per ogni valutazione nel merito ci sarà tempo a Festival concluso, dice il parroco. Ci sarà un confronto, magari un democratico voto espresso per alzata di mano nel consiglio pastorale, per stabilire se la Parrocchia continuerà ad essere annoverata fra i collaboratori oppure no. C’è poi una fumosa distinzione fra piano culturale e piano politico, che però non aiuta il reverendo ad esprimere un giudizio alla luce della fede. Sarà messo, forse, al voto anche questo prima di essere esternato. Vuole il dialogo, don Turchini, e non vuole fare il pubblico censore, non accorgendosi, probabilmente, che il suo è un dialogo che subisce la cultura dominante. Diceva ancora il card. Biffi che tanti vorrebbero cattolici “decorativi e di serra” ma il vangelo non insegna che si debba agire in modo che tutti gli uomini parlino bene dei cristiani. Aggiungeva: “Mi fanno paura gli uomini di Chiesa che non ritengono più importante distinguere tra il vero e il falso, e i cristiani che ragionano in modo mondano”. Curioso però che don Turchini senta minacce di strumentalizzazione provenire dal cattolico Matteo Montevecchi e non da un Festival che polverizza la dottrina della Chiesa con l’imprimatur della parrocchia. (claudio monti)

Matteo Montevecchi: “Coraggio don Andrea, si dissoci, non abbia paura”

Nel mio appello per scagliarmi contro la propaganda ideologica di questo Festival (finanziato con soldi pubblici da Comune, Regione e Stato) avevo espressamente scritto: “non mi si venga a dire che il Festival non è tutto così e che bisogna valorizzare quello che c’è da valorizzare e altre frasi fatte di mera circostanza, perché il messaggio che sta passando con questo Festival è chiaro, il fine lo hanno capito tutti”. Ora leggo che la risposta di don Andrea Turchini è stata: “La Parrocchia di Santarcangelo collabora con il Festival perché, su richiesta della direzione dello stesso, ha messo a disposizione alcuni locali del Centro Parrocchiale per la foresteria dove dormono alcuni tecnici e perché ha concesso l’utilizzo del teatrino della Parrocchia per uno spettacolo teatrale molto bello, proposto all’interno della rassegna del Festival, spettacolo su cui avevamo chiesto garanzie circa il contenuto”. Perdonami don Andrea, ma cosa non era chiaro nella mia premessa? Cosa non è ancora chiaro di questo Festival? Il messaggio del Festival è politico e ideologico. Si tratta di un Festival all’insegna degli ecosessuali (quelli che fanno “sesso” con la natura, basta fare una veloce ricerca per scoprirlo), dell’ideologia gender secondo la quale uno non è maschio o femmina in base al suo inconfutabile dato naturale, ma ciò che si sente di essere. Questo Festival non si limita solo agli ecosessuali e al gender, ma schiera pure centri sociali di estrema sinistra abituati a fare occupazioni abusive e ad uno pseudo femminismo che sfocia in manifestazioni volgari come quella in occasione dell’8 Marzo, in cui una decina di ragazze hanno mostrato la vagina in pubblico. Si chiama Macao questo centro sociale, occorre fare una ricerca su internet per venirne a conoscenza. In questo Festival tengono un laboratorio permanente. Ma non solo, c’è pure il “punto focale”: il museo della non umanità. Nel mio video spendo due parole in merito. Per non parlare del sirenetto LGBT con la coda arcobaleno appollaiato sulle fontane chiamato per fare un po’ di propaganda. Don Andrea, ha detto che la Parrocchia collabora su richiesta del Festival. Ma a questa richiesta non si poteva rispondere con un bel NO? “Il vostro parlare sia: “si,si”, “no,no”; il di più viene dal Maligno” (Matteo 5;37) Lei nella risposta dice anche: “Non avevamo nessun desiderio di apparire tra i collaboratori”. Il punto non è solo apparire pubblicamente, il punto è che comunque c’è la collaborazione della Parrocchia con questo Festival. Anche se non fosse stata resa pubblica, sarebbe grave ugualmente. Io cerco di credere nella buona fede di tutti, però quando lei sostiene di non aver trovato nulla in contrario in relazione a quanto offerto quando è stata proposta la collaborazione alla Parrocchia, doveva leggersi meglio il programma prima. Abbastanza netto e non male interpretabile. Perché il Festival ha una posizione politica ben precisa e oggi se ne stanno rendendo conto tutti. Ora serve una presa di posizione forte da parte sua. Urgente e chiara. Non c’è nient’altro da comprendere meglio di questo Festival. Don Andrea si dissoci subito, le rinnovo questo appello. Glielo chiedo col cuore, è davvero importante. Non è questione di fare il “parroco censore” come lei crede. Chi lo ha preceduto due paroline le aveva spese eccome. È questione di fare il parroco. Quando lei dice “chi mi vuole proporre una correzione fraterna, se vuole essere fedele allo stile del Vangelo, non lo fa pubblicando un post su una testata giornalistica, ma mi cerca e mi scrive personalmente o mi chiama al telefono” sta dicendo che io dovevo contattarla per farle notare tutto quello che già aveva visto? Ma il senso di tutto ciò? Don Andrea intervenga, coraggio. Non abbia paura.

Matteo Montevecchi

L'intervento di don Andrea Turchini
La Parrocchia di Santarcangelo collabora con il Festival perché, su richiesta della direzione dello stesso, ha messo a disposizione alcuni locali del Centro Parrocchiale per la foresteria dove dormono alcuni tecnici e perché ha concesso l’utilizzo del teatrino della Parrocchia per uno spettacolo teatrale molto bello, proposto all’interno della rassegna del Festival, spettacolo su cui avevamo chiesto alcune garanzie circa il contenuto. E’ ovvio per tutti che la Parrocchia non viene né interpellata, né coinvolta nella definizione della linea culturale del Festival. Non avevamo nessun desiderio di apparire tra i collaboratori ma quando ci è stato proposto non ho trovato nulla in contrario in relazione a quanto offerto. Qualcuno lo considera inopportuno? Ci penseremo in vista di una prossima edizione e dopo un opportuno confronto, che potrà essere realizzato a Festival concluso, anche ad agosto, e anche in sede di Consiglio Pastorale. Riguardo al Festival 2017 devo dire che, a causa dei miei impegni, purtroppo non sono riuscito a seguirlo come avrei dovuto. Ho sentito molta gente della parrocchia che è rimasta entusiasta per alcune proposte. Devo dire che alcune cose di cui ho letto mi hanno lasciato piuttosto perplesso; mi propongo di chiedere e di comprendere meglio. Noto che ci sono altre persone che hanno formulato un giudizio di dissenso molto netto, un giudizio espresso sia sul piano culturale che su quello politico. Personalmente ritengo che sia opportuno disgiungere i piani perché la confusione che si rischia di creare è notevole e non aiuta a fare chiarezza, né a confrontarsi in modo civile. Per formazione personale penso che per le discussioni e i confronti ci siano degli ambiti adeguati e che intervenire in modo polemico sui social network, anche se raccoglie consensi immediati, e di pancia, non aiuti a progredire di un passo nella ricerca del dialogo e, in definitiva, del bene. Inoltre ritengo che il ruolo del parroco non sia quello di fare il pubblico censore. Non lo hanno fatto coloro che mi hanno preceduto e non intendo farlo neppure io, soprattutto non sui social network. A chi vuole seriamente confrontarsi con me in modo onesto e senza altri fini, non sarà difficile reperire il mio recapito telefonico e trovare un’occasione per parlare e confrontarsi. Chi mi vuole proporre una correzione fraterna, se vuole essere fedele allo stile del Vangelo, non lo fa pubblicando un post su una testata giornalistica, ma mi cerca (cosa facile) e mi scrive personalmente o mi chiama al telefono. A chi, invece, vuole strumentalizzare me o la parrocchia per le proprie battaglie personali che poco hanno di cattolico – almeno nello stile – o per mettersi in evidenza, chiedo sinceramente di lasciar perdere. Noto con tristezza che nella nostra città si va poco per il sottile nell’esprimere giudizi sulle persone e sulle loro idee che alcuni presumono di conoscere. Da questo clima di violenza verbale mi sono dissociato pubblicamente da gennaio scorso e non intendo venir meno a questa scelta. Sul Festival ci sarà modo di parlare diffusamente alla sua conclusione, per tentare una verifica globale, possibilmente liberi da tutti i pregiudizi ideologici che non servono a nessuno. Da: Newsrimini.it

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