Ecco il suono ammaliante del nautofono di Rimini: in anteprima, in attesa che torni presto al suo posto

Ecco il suono ammaliante del nautofono di Rimini: in anteprima, in attesa che torni presto al suo posto

Dopo la notizia che la Consulta del porto ha deliberato di acquistare il nautofono e donarlo alla città, il desiderio di poterlo riascoltare quanto prima si è fatta forte. Riminiduepuntozero ha deciso così di accompagnare l'attesa con un regalo per i tanti amanti della sirena del porto: torniamo a farvi risentire, dopo anni di silenzio, la sua "voce" autentica. Insieme alle immagini che lo ritraggono nella sua essenzialità. Col racconto di un veterano dell'Adriatico che dice: "Il nautofono è stato parte della nostra vita".

Non ha corde vocali, ma membrane che vibrano grazie a stimoli elettrici per emettere suoni di grande intensità, modulati secondo le lettere dell’alfabeto Morse per segnalare nebbia o altri pericoli. E’ il nautofono. Quello di Rimini che stava in cima alla “palata”, subito dopo il Rock Island, è stato pensionato per obsolescenza tecnologica nel 2013. Da quel momento se ne discute molto. Ciclicamente, giornali e tv locali riportano lo scontento dei riminesi, affezionati alla voce della sirena del porto, privati del suo particolare suono. Altrettanto periodicamente vengono avanzate richieste di ripristino, le quali, con precisione balistica, vanno a infrangersi contro la corazzata più invincibile che abbia mai solcato i mari italiani: la Burocrazia.

Senza ricordare per l’ennesima volta la trafila e gli attori in campo della vicenda, le ultime notizie riferiscono di un definitivo epilogo positivo per il ritorno dell’agognata Venere delle nebbie. Ci sforziamo di crederci, questa volta. Speriamo sia quella definitiva e confidiamo che veramente possa esserlo.

Ecco il nautofono che presto dovrebbe tornare ad emettere il suo inconfondibile suono sul porto di Rimini

Vi mostriamo il cuore del suo apparato acustico proponendovi alcune foto in nostro possesso, ma intendiamo fare di più: per tutti coloro che da anni rimpiangono il suo inconfondibile e instancabile richiamo, disponiamo della registrazione fedele del celebre “punto-linea-linea” del nautofono riminese.
Non ci accontentiamo di ricordare quante volte ci è capitato, specialmente durante le gelide notti d’inverno di ascoltare quel suono ammaliante, sotto il rassicurante caldo delle coperte, che concilia il sonno e incanala tutti i pensieri verso la definitiva incoscienza notturna.
Per questo abbiamo voluto incontrare qualcuno che, diversamente da noi, ha vissuto costantemente da vicino i suoni della sirena nelle umide notti oppresse dalla nebbia. Siamo andati a conoscere un pescatore, un vero veterano dell’Adriatico, un uomo che ha speso la vita in mare, per farci raccontare il personale rapporto avuto con il salvifico richiamo del nautofono.

Salvatore Critti

Salvatore Critti ci racconta di essere nato a Mazara del Vallo (Trapani). A undici anni si è intrufolato come “clandestino” in un nascondiglio a prua della barca del nonno pescatore. Da allora non è più sceso dai pescherecci, ne ha fatto un motivo di vita, a volte rischiandola, come quando nel 1985 ha fatto naufragio all’imbocco del porto di Rimini. Il mare? Forza sei: spietato, incontrollabile. I suoi tre marinai sono stati salvati da altri pescherecci mentre lui è stato issato a bordo da un sommozzatore dell’elisoccorso mentre, con le energie al lumicino, stava tentando di raggiungere la riva a nuoto. I quattro si sono ritrovati, sfiancati dalla paura e dalla fatica, all’ospedale, in ipotermia, con uno spaventoso ricordo e un peschereccio da 32 tonnellate (il Loredana II°) in meno.
Durante i 56 anni trascorsi a Rimini, una moglie e 4 figli, ha avuto la passione, la tenacia e la voglia di faticare per risollevarsi, seppur tra mille tribolazioni e con i pericoli dell’andar per mare, perennemente in agguato. Ci parla di sicurezza, quando ancora non c’erano i radar a bordo; la tecnologia avanzata di oggi era un sogno e un’autentica ancora di salvezza e di guida al rientro era proprio la cara, vecchia sirena all’ingresso del porto. “Nelle notti di nebbia, quando cercavamo di conquistare la rotta per l’imbocco del porto, la sirena era un punto di riferimento irrinunciabile, oltre al grande Faro e al costante contatto radio con i marinai della Capitaneria di Porto. La chiamata della sirena si udiva anche a due o tre miglia di distanza”, racconta Salvatore, “man mano che mi avvicinavo al suo richiamo così rassicurante, il pensiero, chissà perché, andava alle braci quasi spente nel camino e all’odore del legno bruciato: quel suono e quegli odori sa cosa rappresentavano? Casa. Quel pensiero era qualcosa di automatico, al rientro. A distanza di tempo, piacerebbe anche a noi marinai, anche se l’abbiamo vissuto per molti anni, sentire suonare ancora il nautofono. Io abito abbastanza lontano dal porto, ma nonostante questo, da casa mia l’ho sempre udito. Non riesco ad abituarmi al fatto che non ci sia più. Anche se superato dalle sofisticate strumentazioni di bordo di oggi, ci ha sempre aiutato a trovare la strada. E’ stato parte della nostra vita”.
Anche della nostra, Salvatore. Ce la metteremo tutta, per addormentarci nuovamente con quel lungo, persistente richiamo ipnotico che trapassa la nebbia.

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