Ecco quali meraviglie stanno emergendo nel cantiere archeologico di piazza Malatesta

Ecco quali meraviglie stanno emergendo nel cantiere archeologico di piazza Malatesta

Palazzi, boccali della fine del '300 con la K di Carlo Malatesta, una torretta costruita con i grandi mattoni romani, e poi i resti della scarpata di contenimento del fossato e un doppio muro che corrisponde all'entrata esterna di Castel Sismondo. Ma chissà quanti altri tesori potranno emergere approfondendo i lavori avviati solo in relazione alla realizzazione dei sottoservizi di cui si sta occupando Hera.

VISITA ALLE EMERGENZE DEL FOSSATO E AL CANTIERE ARCHEOLOGICO DI PIAZZA MALATESTA

L’altro ieri 14 settembre 2020, Davide Frisoni, presidente della Commissione consigliare della cultura, ci ha guidato nella visita a quanto è emerso finora nel cantiere archeologico di piazza Malatesta. Un muro dello spessore di più di un metro poco a mare del fossato attraversa l’area della piazza e si infila sotto il Teatro, dove è stato trovato. Un muro altrettanto grosso, di andamento perpendicolare rispetto a questo, e poco discosto dall’orlo del fossato, è stato interpretato come il fondamento di un grande palazzo. Nei suoi butti hanno trovato dei boccali della fine del ‘300 con la K di Carlo il più grande dei Malatesta (1368-1429) lo zio di Sigismondo Pandolfo. Potrebbe essere una delle tante residenze dei Malatesta, forse dei Malatesta di Pesaro, oppure la residenza dei Belmonte delle Camminate, fatta distruggere dai ministri di Galeotto Roberto?
Quasi al centro della piazza è in corso di scavo una buca per fondere le campane. E più in basso ancora, quasi davanti al c.d. Campanile di Santa Colomba, emergono i resti consistenti di una combinazione di edifici, una torretta quasi al livello della piazza, costruita con i grandi mattoni romani, un muro curvo si innesta di una absidiola… Resti di piccole terme romane? Edifici funzionali staccati della Canonica – il c.d. Campanile di Santa Colomba? -.
E chissà quante altre meraviglie ci sono sotto tutta l’area destinata a tre “pagliacciate felliniane”, ispirate a tre film felliniani. Destinata da chi? Dal Consiglio Comunale? No, ci dicono. Tutto il progetto felliniano è un “sogno” del solo sindaco Gnassi, perché non riusciamo a immaginare che qualche assessore sia intervenuto nella Giunta a discutere il progetto Fellini. La ‘vision’ di Gnassi è solo sua e lui l’ha qualificata, dicono, come onirica. Del sogno personale di Gnassi fa parte anche un misterioso “Bosco urbano, con zio matto e suora nana”, se ho ben capito, in via Poletti. Ci costerà qualche milione di euro e si dovrà ben presto disfarlo insieme alle altre “pagliacciate” insensate.

UN TRATTO DELLA SCARPA CHE CONTIENE IL FOSSATO DALLA PARTE DELLA CITTÀ E L’INIZIO DEL PONTE MORTO

A me interessavano i resti della scarpata di contenimento del fossato e un doppio muro che corrisponde all’entrata esterna di Castel Sismondo. Giulio Zavatta, che ha studiato i disegni del castello, dice: E’ come l’aveva disegnato Antonio da Sangallo il giovane nel 1526.

Antonio da Sangallo il giovane, rilievo di Castel Sismondo nel 1526. Evidenziata in giallo la parte della scarpa e del ponte morto emersa negli scavi

Matteo de Pasti, particolare della medaglia con la veduta del castello che mostra le due quinte di falsabraga davanti alla prima torre e dietro i merli della prima torre i merli della seconda torre. E’ un problema sapere di certo, al momento, se questa seconda torre sia mai stata costruita, o se sia stata costruita e poi demolita

Abbiamo però almeno tre immagini di com’era, o di come era stato progettato dal Brunelleschi l’ingresso sul fossato. Nella medaglia di Matteo de Pasti del 1446, nel bassorilievo di Agostino di Duccio, nell’affresco di Piero della Francesca, appare una soluzione simile a quella trovata di recente nello scavo di porta Galliana.

Immagine di Porta Galliana con i resti della falsabraga a sinistra della porta

Due bassi muri merlati – una falsabraga collegata visivamente col promurale – staccati davanti e ai lati dell’ingresso principale, costruiti sull’orlo del fossato e con una porticina laterale.
All’esterno c’era il luogo del “rastello” di legno e del primo posizionamento dei difensori. Entrati si percorreva il ponte morto e si arrivava ad una prima torre, piuttosto bassa, dietro c’era una altro ponte levatoio e un’altra torre portaia con saracinesca. La prima torre era dipinta di verde, la seconda torre di rosso e anche la torre d’entrata della rocca rimastaci era rossa – ne rimangono delle tracce – e lo si vede nell’affresco di Piero -. Il resto del castello era bianco. Sono i tre colori politici e spirituali delle grandi famiglie Guelfe, Malatesta, Este, Gonzaga: il bianco significa la virtù teologale della Fede, il rosso la virtù teologale della Carità e il verde la Speranza.

Piero della Francesca, particolare del “ritratto” di Castel Sismondo, forse secondo il disegno di Filippo Brunelleschi. La situazione è simile a quella della medaglia

Così descrive l’ingresso cittadino del castello anche Roberto Valturio. A proposito di Valturio, nella traduzione cinquecentesca che segue abbiamo anche un’altra notizia preziosa:

“Nel primo circumdario ver la citate di uno mezo circulo, la forma havendo, la Fortecia de le mura di quello a pena è incredibile da dire et la profunditate la quale a similianza de pyramide inclinata da le fundamenta se drecia cum una despietata largecia ala cima, latitudiene de piedi cinquanta, havendo; cum fenestre cento et sessanta sopra la terra e altrettante soto per ordine e per certi spazi lassata: dove li mangani de le pietre et de le saete a scacciare de nemici gli empiti.”
[Nel primo muro verso la città con ha la forma di mezzo cerchio; La fortezza delle mura del castello è incredibile da descrivere, e il promurale o falsa braga, a somiglianza di una piramide, dal basso profondo di alza con decisa larghezza di altezza di piedi 50 [sarebbero circa 27 metri col piede riminese, è una misura sballata per la falsabraga o promurale ma forse calcola l’altezza delle torri portaie]; ha 160 intermerli e sotto 160 cannoniere o feritoie ordinate spazialmente, dove sono le bombarde per lanciare pietre e grosse frecce sui nemici.]

San Giuliano, le mura di Roberto il Magnifico viste dall’interno con la batteria delle cannoniere. Roberto ha imitato le cannoniere del castello, oppure si tratta proprio di mura sigismondee del Borgo e Roberto avrebbe fatto costruire solo le torri? E’ un’ipotesi di lavoro

Cosa sono le 160 “fenestre…sopra la terra”? Non possono che essere gli intermerli della flasabraga. Ma sono veramente interessanti le “fenestre…altretante soto”. Significa che erano state progettate circa 160 cannoniere sotto – un numero in eccesso certamente -, che se erano molto sotto forse davano nel fossato per mitragliare i nemici una volta che fossero discesi nel fossato, più o meno impediti dal fango e dal basso livello dell’acqua.

San Giuliano le mura di Roberto il Magnifico con i “torrisini” degli anni ’70 del ‘400

L’eminente castellologo Dino Palloni spesso ricordava quelle cannoniere in batteria, simili a quelle che si vedono nelle mura con i ‘torrisini’ del Borgo San Giuliano, del tempo di Roberto il Magnifico, anni ’70 del ‘400. Quando scaveremo il fossato, diceva, troveremo una galleria interna per la batteria di cannoniere, a meno che le cannoniere non fossero al livello delle sponde esterne del fossato e quindi all’interno del promurale e della corte esterna…

Come nell’area delle mura di San Giuliano queste batterie di cannoniere non erano armate con bombarde fisse, i pezzi da fuoco erano mobili e un certo numero veniva trasportato dove ce n’era bisogno.
In Castel Sismondo, e probabilmente proprio nell’emiciclo descritto, esisteva anche una grande bombarda chiamata col nome dei Malatesta, che venne distrutta da Francesco I della Rovere, nipote di Federico da Montefeltro, quando cercava di rientrare a Urbino negli anni del pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521).

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