Eclisse della rotonda

Eclisse della rotonda

Un inedito di Max Horkheimer, massimo rappresentante della "scuola di Francoforte", consente di riaprire una delle riflessioni mai sopite della filoso

Un inedito di Max Horkheimer, massimo rappresentante della “scuola di Francoforte”, consente di riaprire una delle riflessioni mai sopite della filosofia moderna: ma che minchia è la ragione? E, soprattutto, che fine ha fatto? Tutti gli uomini ne sono dotati o dalle parti di Rimini si verificano – per cause sulle quali nemmeno Kant ed Hegel sono riusciti a far luce – dei vuoti inspiegabili?
“La macchina ha gettato a terra il conducente e corre cieca nello spazio”, scrive Max Horkheimer in Eclisse della rotonda. La macchina è proprio la brum brum, da cui il famoso inno dei gommisti sponsorizzati da Brooklyn la gomma del ponte: “la macchina del Capo ha un buco nella gomma, ripariamola col chewing-gum!”. Tre indizi così, la ragione, la macchina e il Capo, sono già un bel assist per il lettore poco allenato col giallo. Di certo un aiuto mica male per chi oltre al giallo è abituato a vedere anche il rosso e il verde in rapida successione. On the road prima o poi la incontri una rotonda e anche il Capo ci ha sbattuto dentro. Il Capo fino ad oggi si era mantenuto in zona lungomare proprio per non imbattersi nella rotonda. Ma prima una necessaria spiegazione: il conducente è la ragione. Una volta gettata dal finestrino la macchina se ne va a zonzo finché non la fermano i vigili urbani (gli uomini di Talenti chiederanno i documenti, ma essendo senza ragione non li fornirà). Gira e rigira, la macchina vuota arriverà di certo anche alla rotonda vuota. E perché è vuota? Ora, a Rimini di cose irrazionali ne succedono molte e non da oggi. Ma quella che interessa il filosofo Max Horkheimer è davvero strana: cinque sindaci – rossi (Zaffagnini e Chicchi), un biancorosso (Ravaioli) e due color garofano (Moretti e Conti) – hanno chiesto al Comune di Rimini, attualmente amministrato dal sindaco rosa Andrea Gnassi, di intitolare una rotonda (mica la pista ciclabile, che sarebbe stato troppo in effetti) al don che si può dire abbia carismaticamente fatto dialogare fede e ragione ma anche fede e turismo (per approfondire chiedere a PA e agli albergatori di Rimini). Il suo nome è don Luigi Giussani. Il quale è passato dai quattro amici al bar, o all’oratorio, a contagiare milioni di persone col metodo del turismo “religioso”: le vacanza di Gioventù Studentesca in diverse località vacanziere, fra cui Rimini, hanno portato don Giussani a farsi conoscere da mezzo mondo. E’ il turismo modello Blues Brothers, cioè siamo in vacanza per conto di Dio. Ora, non è che prima del sindaco rosa (fra l’altro molto affaccendato in eventi e nubifragi e quindi va anche compreso), quelli rossi, color garofano e biancorossi abbiano pensato alla rotonda, a Giussani, alla fede, alla ragione, al turismo e ai Blues Brothers. E non è che i Pizzolante, i Lombardi, i Miserocchi (che adesso dicono “è colpa di Gnassi!”, bella forza) avessero acceso il sole sull’eclissi dei sindaci, perché invece anche loro hanno lasciato al buio tutti gli estimatori del prete dallo spiccato senso religioso e turistico.
Però, sta di fatto che i sindaci, una volta divenuti ex, si sono fatti veicolo (torna la macchina di Horkheimer) della proposta: una rotonda per don Giussani. Si fa presto a dire rotonda! Prima ne devi scegliere una proprio tonda, poi magari è già occupata, va istruita la pratica, devi portarla in commissione, far stampare la tabella e mandarci un operaio ad attaccarla ad un paletto. Cioè, non è che Speedy Gonzales sia ambientato in un Comune, l’hanno pensato a suo agio in Messico, dove pure non scherzano con la siesta, e ci sarà un motivo. Però l’assessore Irina Imola, che ha un’aria dolce e anche un bel sorriso e non si sa quale voto abbia fatto per dedicarsi alla politica nella giunta del Capo, si è impegnata e la pratica l’ha portata a termine. E come mai manca ancora una rotonda col suo bel cartello? Tutti si chiedevano che fine avesse fatto. Congelata? Poco credibile visto il caldo di questi giorni. A rivelare l’intoppo è stato proprio l’assessore Imola domenica sul Resto del Carlino: “Gnassi in giunta mi ha consigliato di sospendere la pratica a causa della vicenda giudiziaria che ha coinvolto la Fondazione Meeting”. Al che è partita l’orchestra: il Meeting? Il Meeeeting? Il Meeeeeeeeting? Tutti improvvisamente si sono messi a venerare Sant’Emilia Smurro, anche quelli che hanno sempre sostenuto il Meeeeeeeeting con lo stesso investimento della sagra della saraghina.
Max Horkheimer era andato a fondo del problema e aveva scritto: “Quando chiediamo all’uomo comune di spiegare che cosa s’intende col termine ragione, quasi sempre lo vediamo esitante e imbarazzato”. Sembra che Eclisse della rotonda l’abbia scritto dopo aver trascorso una vacanza a Rimini. Invece non si è mosso dall’America, dove si era rifugiato al tempo del nazismo (e infatti il titolo originale è Eclipse of rotond). Forse sarebbe stato sufficiente che qualcuno avesse detto al Capo: Giussani sta al Meeting come sta alla Karis Foundation, alla Jaca Book, al Portico del Vasaio e al Banco Alimentare. Sta a Rimini come sta all’Italia, all’America, all’Europa e all’Asia. Giussani ha fondato Cielle, non ha insufflato la vita nei padiglioni della Fiera nel mese di agosto. Anche perché lì c’era già un insufflatore professionista, San Lorenzo il Magnifico, patrono dei congressisti, solitamente raffigurato nella pala d’altare fra Sant’Ermeti e San Piacenti.
“Il vasaio ha la tendenza a diventare schiavo della creta”, ricorda Horkheimer in Eclisse della rotonda. Quando le associazioni di idee diventano automatiche e strumentali, si è già sulla strada buona per diventare degli Uri Geller capaci di piegare con quel che erutta la mente ben più di forchette e cucchiai. Se poi la creta si trasforma in cretino il gioco è fatto.
Max Horkheimer scrive in Eclisse della rotonda, che “l’Illuminismo la ragione l’ha mandata a dj e non c’è quindi da stupirsi se un giorno Rimini potrà svegliarsi sotto il tallone di un Divus Gaius Gnassinus che dedicherà rotonde ai sardoncini anziché ai santi”. I filosofi ne indovinano molte ma non tutte. Il Capo ha deciso che anche don Giussani potrà avere la sua rotonda. In questa svolta hanno influito molti fattori. Compreso l’appello del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, da noi pubblicato nel Tazebao giornaliero: “Oh, Andrea Gnassi… siam mica qui attorno alla rotonda di don Giussani per creare un incidente diplomatico col Meeting e per farci stirare da chi viene da destra!” E così Rimini 2.0 alle 10 di mattina di questo 9 luglio l’ha già intitolata la rotonda. Arriba! Arriba! Ándale! Ándale!

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