Fallimento Editrice La Voce: sit-in con sorpresa

Fallimento Editrice La Voce: sit-in con sorpresa

Davanti al Tribunale i giornalisti distribuiscono un foglio, che richiama la grafica del quotidiano, dove viene spiegata la drammatica situazione del

Davanti al Tribunale i giornalisti distribuiscono un foglio, che richiama la grafica del quotidiano, dove viene spiegata la drammatica situazione della Voce e dove vengono ripercorse le tappe di una vicenda da teatro dell’assurdo.

urlo-voce-minSi è svolta questa mattina, presso il Tribunale di Rimini, l’udienza di verifica dello stato passivo della società “Editrice La Voce Srl”, dichiarata fallita lo scorso 30 luglio.
“Editrice La Voce”, si ricorderà, ha editato il quotidiano “La Voce di Romagna” fino all’aprile del 2015, quando ha affittato il ramo d’azienda a “Editrice delle Romagne”, società dei figli di Gianni Celli, ex amministratore unico di “Editrice La Voce”. L’affitto annuale è stato fissato in 10mila euro, quando in passato “Editrice La Voce” corrispondeva circa 400mila euro all’anno alla società proprietaria della testata, cioè la cooperativa edilizia “La Mia Terra”.
L’udienza ha esaminato alcuni aspetti tecnici, la prossima è stata fissata per il 15 marzo. Da segnalare che il numero di creditori è salito ad oltre 120. La cifra che i creditori richiedono è superiore ai 14 milioni di euro. Il curatore, professor Savioli, ha proposto l’ammissione di oltre dodici milioni di euro. Le posizioni di alcuni creditori e l’importo del credito verranno riesaminati dal curatore sulla base delle osservazioni consegnate stamattina durante l’udienza di verifica.
Se dal punto di vista del procedimento la giornata di oggi è stata di ordinaria amministrazione, dal punto di vista degli aspetti pubblici si sono registrati alcuni fatti significativi. All’esterno del Tribunale è stato allestito un banchetto da parte dei giornalisti della Voce di Romagna, ancora formalmente in carico ad “Editrice La Voce”. Presenti anche alcuni creditori. I giornalisti hanno distribuito dei volantini riportanti un comunicato a firma dell’associazione della stampa dell’Emilia Romagna in cui si riassume la vicenda e ci si domanda dove siano finiti i tredici milioni di “attivo” certificati da Gianni Celli nel bilancio 2013 con cui si presentò un anno fa in Tribunale chiedendo il concordato che poi fu negato. Tante altre le domande su questa vicenda su cui hanno puntato i riflettori anche gli inquirenti. A cominciare dal fatto che “Editrice La Voce” dichiara di essere creditrice per 6 milioni di euro dalla cooperativa “La Mia Terra” (di cui sono soci lo stesso Celli, i figli, la moglie e un parente), proprietaria anche di “Editrice La Voce”, mentre nel bilancio de La Mia Terra si dichiara un debito verso le partecipate di sole 2550 euro.
Il fiduciario sindacale Paolo Facciotto ha poi spiegato molti di questi dubbi ai giornalisti presenti: “Com’è possibile che Gianni Celli tenga l’attività in famiglia, avendo affittato formalmente il ramo d’azienda ai suoi due figli? Come è possibile che questa società dei figli pubblichi un giornale pure risultando inattiva al Registro delle Imprese? Come è possibile che Celli sia ancora oggi l’editore del portale internet di notizie legato al giornale, come amministratore unico di una società inattiva al Registro delle Imprese, che ha reso pubblico il suo ultimo bilancio nel 2008?”. Sintetica ma altamente drammatica la sintesi dello stesso Facciotto: “Sono stati anni orribili, con i dipendenti, i collaboratori e i fotografi messi alla fame. Due giornalisti, i più attivi nel far valere i loro diritti, sono stati licenziati ingiustamente e immediatamente reintegrati dal giudice. E adesso ci troviamo di fronte a questo disastro. Ci hanno prospettato risorse praticamente nulle su questo fallimento e dunque ancora una volta ci chiediamo dove siano finiti i famosi 13 milioni di euro. Da segnalare che l’istituto di previdenza dei giornalisti ha totalizzato un credito di 1,6 milioni di euro, la cassa mutua sanitaria 177mila euro. Questi sono soldi dei giornalisti che Celli doveva solo “girare” agli enti e non ha fatto. E non va dimenticato che l’erario risulta creditore per 3 milioni di euro”.
Tutti i dubbi sulla vicenda e le tappe salienti di questa storia sono poi stati sintetizzati in un numero unico de “L’Urlo di Romagna”, un foglio A3 che è stato distribuito tra tutti coloro che si recavano in tribunale e che ha suscitato grandi apprezzamenti per la qualità del prodotto, che si richiama goliardicamente a “La Voce di Romagna”. Grande solidarietà ai giornalisti coinvolti in questa triste vicenda che devono ricevere 15 mensilità e la liquidazione. Da ricordare che La Voce, nel corso della sua attività, ha ricevuto più di venti milioni di euro in contributi pubblici. Notevole interesse da parte di avvocati, forze dell’ordine e semplici curiosi per la pagina 2 di questo foglio che riassume con dovizia di particolari una storia che ricorda il teatro dell’assurdo e che ha fatto piombare un grande giornale romagnolo, che tutti si augurano possa ritornare al più presto agli antichi splendori, in una situazione imbarazzante.

L’Urlo pagina 1

L’Urlo pagina 2

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