Federico Fellini vive alla Barafonda

Federico Fellini vive alla Barafonda

A una precisa ora del giorno, ma adesso lo si vede anche di notte, il Maestro riappare in uno dei luoghi più felliniani di Rimini. Fra le brezze salate e le nebbie evanescenti del Marecchia, dove gli artisti hanno lasciato la loro impronta.

Di recente abbiamo scritto spesso di San Giuliano Mare, dei troppi hotel chiusi forse per sempre, delle pessime condizioni di molti di essi, in primis il tristemente noto hotel Delle Nazioni, riprovevole immagine di prima fila e danno per l’intera area marina. Va però rilevato, a sostegno della zona, che la nuova spiaggia è ben organizzata, c’è controllo, sorveglianza privata, non si è disturbati da insistenti venditori abusivi o fasulli massaggiatori orientali. Gli assistenti di spiaggia sono tutti molto gentili e i prezzi nella norma.
Diciamo che chi sceglie questa parte di Rimini, raccolta e mediamente tranquilla, apprezza l’aspetto più autentico e spontaneo del territorio, a tratti lasciato com’era anni fa, prima della rivoluzione turistica, a volte scomposta. Qui si trovano ancora angoli discreti, molto apprezzati dagli indigeni amanti della balneazione “d’antan”. Lungo il piccolo molo si praticano bagni di sole parecchio ruspanti, senza sedie a sdraio, ma sopra un semplice telo steso a terra.

Un altro luogo che ha mantenuto una sana selvaticità è il Lungofiume degli Artisti, terrapieno in terra battuta che accompagna il canale deviatore del fiume Marecchia fino alla suprema fusione con l’acqua salata dell’Adriatico. Il posto ha mantenuto connotati antichi, lo sguardo incontra i caratteristici casotti di pesca che precedono il piccolo molo verso il mare. Gli arbusti e le graminacee a pennacchio che costeggiano l’argine si dividono la scena con i murales dei pittori riminesi. Al tramonto lo scenario è molto suggestivo.

Gli artisti sono intervenuti a titolo gratuito per dare un tocco di colore e di cultura marinara. Hanno espresso la loro abilità pittorica sulle pareti posteriori di costruzioni che affacciano su via Carlo Zavagli.

L’iniziativa ha preso vita nel 2009 grazie all’idea della signora Luigina Ricchi, proprietaria dell’albergo che ne porta il cognome e fondatrice dell’associazione “Infezna”, laboratorio artistico e promozionale, costituita anche per tentare il rilancio turistico di San Giuliano. Le opere degli artisti, coordinati dal pittore Giuliano Maroncelli, hanno per tema conduttore il mare e la marineria con incursioni dialettali del poeta Guido Lucchini applicate o dipinte direttamente sulle immagini.

L’invito al percorso pittorico parte idealmente da via Coletti per sfociare nella piazzetta Della Balena al vertice tra viale Carlo Zavagli e via Ortigara. La balena, opera del 1969 dello scultore Elio Morri (1913-1992) è l’evocazione di una vicenda di sangue; una morte drammatica e lontana nel tempo. E’ il 1934, nel buio che ancora non cede al chiarore dell’alba, un pescatore scorge un’ombra sinistra che si rivela essere l’imponente corpo di un capodoglio spiaggiato. Corre a casa a chiamare il padre anch’egli pescatore. In breve la notizia dilaga in tutta Rimini, accorrono persone da ogni parte della città.

La Barafonda si trasforma nel set ante litteram del film L’Asso nella Manica (1951) di William Wilder (1906-2002) interpretato da Kirk Douglas (101 anni). A pagamento, si allestiscono recinti sorvegliati per le biciclette e la circumnavigazione del cetaceo a bordo di una barchetta per poter dire di averlo visto da vicino. I venditori ambulanti non si fanno sfuggire l’occasione per piazzare la loro mercanzia. Manca solo Pippo; ma non è ancora arrivato il suo tempo.

In questo sabba sull’arenile, autorità civili e militari di vario genere e grado devono decidere che fare con il capodoglio agonizzante. La gente comune si arrovella per trovare una soluzione. E’ un pubblico variegato, come quello del film di Wilder che assiste cinico allo spettacolo della vita: quella che finisce, purtroppo.
Dopo tanto cogitare, ci si accorda forse per tentare di trainare il grosso mammifero in alto mare? Neanche per sogno. Si fa intervenire l’Esercito. S’è deciso di fucilare il mammifero sul posto. Lo crivellano con colpi di mitraglia sparati da una barca. Per qualche ora in mare rimane un rosso lago di sangue. The End.

Ecco a chi è dedicata la piccola piazza, uno dei due poli del lungofiume. L’altro è a circa trecento metri di distanza. Da via Coletti, a destra, subito prima del ponte sul Marecchia se si guarda verso il basso, si scorge una stele verdognola alla cui sommità c’è una serie di lamiere contorte composte apparentemente senza senso. Quelle lastre verdi invece, un significato lo hanno, eccome: sagomano la statua dedicata a Federico Fellini (1920-1993) la cui morfologia finale si palesa solo quando il sole illumina la strana forma metallica a una precisa ora del giorno.

Come una meridiana, lo spettro del profilo di Federico si stampa su un cerchio di cemento che costituisce, nel contempo, la base della statua e lo schermo di proiezione. Una magia che potremmo definire felliniana. Invece il “mago” è un artista polacco, Krzysztof Bednarski, non a caso buon amico dello sceneggiatore spesso complice di Fellini, Tonino Guerra (1920-2012). La suggestiva installazione del ’94, posizionata dapprima nel 2001 all’Aeroporto Fellini, trova definitiva collocazione all’inizio del camminamento decorato dai pittori riminesi. Alcuni ritengono che il Maestro sarebbe stato felice di condividere le brezze salate e le nebbie evanescenti del Marecchia e anche la vegetazione selvatica dei suoi argini visitati da aironi e germani. Ci permettiamo di condividere con i lettori un’iniziativa di cui siamo venuti a conoscenza solo di recente, dopo che abbiamo conosciuto una persona che, dicono in molti, si spende generosamente per il bene del suo borgo marino. Si chiama Paolo Ciavatta. Ci si vede, insieme con il coordinatore di CI.VI.VO. (Civico, Vicino, Volontario) San Giuliano Deviatore, Francesco Villa. Entrambi, come già postulato dall’acronimo, sono volontari. Li incontriamo nella sede della loro Associazione, al 25 di via Gaetano Tonini. Qui, il 25 marzo si inaugurerà una mostra fotografica sulla storia della Barafonda.

Paolo Ciavatta ha pensato giustamente che la silouette di Fellini si debba poter vedere anche quando il sole è tramontato sicché con l’aiuto di Igino Vichi (Direttore Tecnico Pubblica Illuminazione) ha ottenuto che venisse fissato un faro al palo di un lampione per sparare un “occhio di bue” su Fellini. Dalla scorsa primavera potete ammirare l’ombra del regista anche a notte fonda. A proposito di notte, per documentare ciò che abbiamo appena scritto, andiamo a scattare qualche foto dopo il tramonto. Stiamo per andarcene quando sul vialetto sterrato degli Artisti sbuca dalla semioscurità la sagoma vagamente traballante di un attempato signore, in jeans e caban (il tipico cappotto blu di stoffa pesante, da marinaio). Si avvicina e senza tanti preamboli sostiene che lui, se avesse avuto a disposizione una macchina fotografica, avrebbe immortalato un fenomeno “ai confini della realtà”. Racconta, senza mai scostare la sigaretta dalle labbra, che in un’umida notte di nebbia di qualche giorno prima, mentre era seduto sulla panchina a fumare l’ultima sigaretta prima di rientrare in casa, “Ho visto che da sotto il ponte, all’improvviso, quasi fosse rimasta nascosta dietro quel pilone di sostegno là, è sbucata una scia vaporosa e biancastra che ha avvolto e fatto almeno un paio di giri fluenti intorno alla statua di Fellini per poi gettarsi in velocità a pelo dell’acqua e sparire verso il mare. Incredibile. Ancora non so darmi una spiegazione: Era un U.F.O? Era lo spirito di Fellini che ha avviluppato la sua statua per acclamarla? O… è stato l’effetto del sangiovese? Mah!”
La terza che ha detto, amico marinaio.

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