Forza Italia rialza la testa: “Il consociativismo ha soffocato Rimini, ma Palazzo Garampi non è inespugnabile”

Forza Italia rialza la testa: “Il consociativismo ha soffocato Rimini, ma Palazzo Garampi non è inespugnabile”

Cambiare verso farà bene alla città. Le civiche? Non devono essere formate da cacciatori di poltrone. Con la sinistra il centrodestra se la può giocare se resterà unito. L’alternativa al Pd si costruisce con la buona amministrazione. La giunta Tosi? Per ora si merita un 8. Il Trc? La battaglia non è finita. A che gioco gioca Pizzolante. Conversazione con Giulio Mignani, coordinatore provinciale di Forza Italia.

Dallo scorso febbraio è il responsabile di Forza Italia per la provincia di Rimini, nominato sul campo dall’onorevole Palmizio, timoniere del partito di Berlusconi in Emilia Romagna. Giulio Mignani (nella foto), 34 anni, è anche presidente del consiglio comunale di Riccione. Di professione farmacista, saprà curare i mali che affliggono il centrodestra riminese e condurlo alla vittoria nel capoluogo?
Mignani, le aspettative sul cambio di governo al Comune di Riccione erano molto alte, che voto darebbe al sindaco Tosi a questo punto del percorso e perché?
Il tono della domanda lascia pensare che le aspettative non siano state centrate, ma è vero l’opposto: abbiamo eliminato la Tasi sulla prima casa e assorbito tutti i tagli dello Stato senza mettere mano nelle tasche dei cittadini. Abbiamo organizzato una serie di eventi di straordinario successo, confermato dal numero di presenze che sono cresciute più che nelle altre località della Riviera. E’ attivo un piano straordinario per il decoro e gli arredi. Certo, molti punti del programma devono ancora essere realizzati, ma è passato solo un anno, sui cinque del mandato. Durante l’autunno verranno poi portate a compimento altre partite difficili che rilanceranno diversi settori. Moltiplichi per 5 quello che abbiamo fatto in un anno e vedrò che l’Amministrazione si merita un’ottimo voto in pagella.
 Direi un 8 per ora, date le difficoltà di inserirsi in una macchina governata per 70 anni da un solo partito, ma puntiamo al 10 e lode.

Uno dei contenuti che ha determinato la vittoria elettorale è stato quello di riuscire a fermare il Trc che invece continua la sua corsa.

Più che corsa la definirei “agonia”. Da quando le Amministrazioni della provincia hanno cessato di essere monocolori, molti nodi sono venuti al pettine. Progetti di scissione di Agenzia Mobilità, bilanci difficili (se non impossibili) da chiudere in pareggio. Non sono convinto che il Trc possa correre, soprattutto in considerazione del fatto che l’Azienda produttrice del Phileas, il mezzo su cui si basava l’infrastruttura, è fallita. Mancano ancora molti milioni di euro all’appello e la continua opposizione ad un progetto sbagliato e dannoso servirà, spero, a fare ragionare chi di dovere.
 Chi ha pensato, voluto, difeso il Trc, pagandolo coi soldi dei cittadini che non lo volevano, ha il coraggio di accusare la Tosi di non riuscire a fermarlo. Come se io le dessi uno schiaffo e poi la incolpassi per non averlo schivato. E’ un ragionamento da politicanti, ipocrita.
 Chi ha voluto quello scempio, si prenda le sue responsabilità e chieda scusa, invece di continuare la polemica. 
E in ogni caso la battaglia non è finita, nonostante lo schiaffo morale del taglio dei nostri pini.

Il prossimo anno si vota per le amministrative a Rimini e lo scenario in campo centrodestra ad oggi è scoraggiante: cosa pensa di fare Forza Italia? Quale rapporto con le liste civiche? Accettereste un candidato sindaco non espressione dei partiti? A quali condizioni ritiene che a Rimini si possa ripetere il successo di Riccione?
Lo scenario non è scoraggiante, mancano nove mesi al voto ed è ovvio che in una città grande e complessa come Rimini, le forze in campo non possano essersi già schierate. I sondaggi, pubblicati venerdì, danno un centrodestra unito davanti al Pd, non mi pare scoraggiante. Chiaro, dovremmo trasferire a livello locale questa tendenza nazionale e per farlo dovremo scegliere le persone giuste. Ovviamente dovremo tenere unito il centrodestra, operazione che richiederà un candidato sindaco condiviso: su questo tema non abbiamo preclusioni e discuteremo (anzi abbiamo già iniziato a farlo) con i nostri alleati.
 Le liste civiche, invece, al momento non mi sembrano ancora mature. Dopo l’ondata di entusiasmo civico dei mesi scorsi, quando sembrava che ci dovesse essere una lista per ogni condominio, ora la situazione mi sembra meno solida: alcune si sono ritirate, altre soffrono di dissidi interni, altre devono ancora scendere ufficialmente in campo. Le civiche, per definizione, discutono di programmi: vedremo quali sono affini a noi. Ma ad una condizione: devono essere formate da brave persone, desiderose di impegnarsi. Non da cacciatori di poltrone.
 Rimini, in ogni caso, non è una sfida impossibile: il centrodestra deve stare unito, questa è la conditio sine qua non. Ci saranno un sacco di colpi di scena, da qui a maggio, e sono convinto che molti riguarderanno il Pd.

L’alternativa al Pd su quali temi si costruisce? Perché l’elettorato di Rimini dovrebbe staccare la spina a Gnassi e scegliere il centrodestra?
L’alternativa al Pd si costruisce con la buona amministrazione. Il centrodestra a Bellaria ha vinto al primo turno, nel momento in cui Renzi era al suo massimo storico, quindi in condizioni difficilissime e devo davvero fare loro i complimenti. Cosa ci hanno dimostrato, e cosa hanno dimostrato ai loro elettori? Che c’è vita fuori dal Pd. Non è necessario avere i soliti volti per continuare a fare le solite cose. Anzi, se vogliamo ripartire alla grande è necessario un cambiamento, anche in politica.
 Sui temi pratici invece, mi pare che quest’Amministrazione abbia lasciato un sacco di questioni aperte di situazioni che definire problematiche è poco, come l’aeroporto, il palazzo dei congressi, il lungomare (i cui nodi verranno al pettine), solo per citarne alcuni. 
Il consociativismo che per 70 anni è cresciuto in città ora rischia di soffocarla. Cambiare farà bene anche a Rimini.

I due leader che dagli anni 90 in poi hanno tenuto le redini di Fi-Pdl a Rimini, ovvero Marco Lombardi prima e Sergio Pizzolante poi, esprimono una posizione di collaborazione col Pd. Perché questo approdo a suo parere e come lo valuta?
L’onorevole Pizzolante, come avevo già scritto pochi giorni fa sui giornali, ha solamente continuato una virata a sinistra già iniziata da tempo. Credo che una parte di Ncd si sia trovata in mezzo ad un guado: troppo lontani per tornare indietro, hanno deciso di proseguire verso l’unica sponda che hanno davanti. Sperando magari che qualcuno vada a soccorrerli.
 Con Marco non ho parlato di recente di alleanze e questioni riminesi: è una persona molto esperta e non credo che vorrà seguire chi ha sbagliato, nei suoi errori.

Come considera la proposta dell’onorevole Pizzolante di collaborazione strategia e duratura col Pd di Renzi e cosa potrebbe significare per le elezioni del prossimo anno a Rimini o comunque per lo scenario provinciale.
Le dichiarazioni di Nunzia de Girolamo e di altri esponenti di Ncd fanno pensare che all’interno del partito ci sia chi vorrebbe cambiare rotta rispetto a quella decisa da Alfano che li porterebbe dritti da Renzi. 
La precisazione dell’onorevole Pizzolante che ha chiarito che l’alleanza col Pd è un progetto nazionale e non locale, dice tutto e nulla. Non possono smentire il Governo nel quale siedono ma al contempo tenersi le mani libere a livello locale. 
A Riccione questo atteggiamento ambiguo ha impedito che si potessero alleare con chiunque e Ncd è rimasta senza nemmeno un seggio in consiglio comunale. 
A livello provinciale poi si voterà anche a Cattolica, Novafeltria, Pennabilli e Montecolombo (che andrà al referendum per la fusione con Montescudo), ovviamente la partita è più complicata, ma è importante mantenere una linea chiara e su questo siamo tutti d’accordo. Chi vince a Rimini controlla anche la Provincia in un momento in cui molte funzioni sono svolte in forma associata e in cui ci sono questioni aperte che coinvolgono tutti (Trc, aeroporto, ripascimento della spiaggia). Va da sè che gli accordi locali debbano essere inquadrati in un contesto più ampio. I campanilisimi cittadini non pagheranno.

Che ne è di Fi? I congressi non si fanno, la “linea” risulta incerta, chi ha avuto in mano il partito a Rimini negli ultimi vent’anni rema da un’altra parte.
Forza Italia, non ci nascondiamo dietro un dito, non vive certamente il periodo più esaltante della sua storia. La persecuzione giudiziaria, i fatti che hanno portato il presidente Berlusconi alle dimissioni e la difficile situazione in cui ci siamo trovati nel 2013 dopo avere perso le elezioni per 150 mila voti (appena 3 voti per ogni sezione elettorale) e lo strappo con Ncd hanno pesato non sulle nostre capacità ma hanno lasciato il nostro elettorato demoralizzato. Gli elettori dai sentimenti più accesi si rivolgono verso il voto di protesta, mentre i liberali e i moderati, sconfortati stanno a casa, ingrossando le fila degli astenuti che valgono, ad oggi, il 35%. Di fatto, quello del “non voto” è il maggiore partito italiano. 
Il nostro compito è di andarli a riprendere: convincerli che il loro voto è utile, anzi, determinante. Il progetto di Berlusconi va in questa direzione e vedrà che l’autunno porterà maggiore concretezza e attenzione ai temi cari agli Italiani.
 In questo momento, è ovvio, non avrebbe senso andare ad un congresso, viste le imminenti novità.
 Se qualcuno rema da un’altra parte, può significare solo una cosa: che andrà anche a finire da un’altra parte. 
Vogliamo dare chiarezza ai nostri elettori. Questo è un punto fermo.

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