Fronte della pesca: nonostante tutto a Rimini il settore tiene

Fronte della pesca: nonostante tutto a Rimini il settore tiene

"Il nostro prodotto è andato a ruba durante il Sigep": cresciuta la domanda dei ristoranti e anche il prezzo del pesce

Le imprese dedite alla pesca sono diminuite di 27 unità negli ultimi dieci anni, ma gli addetti si sono stabilizzati sopra i 400. Perché i pescherecci diminuiscono? Grazie ai bandi europei che hanno finanziato le demolizioni senza dare contributi per la costruzione di nuove unità. "Nel 2018 c’è bisogno di strutture nuove, a partire dal mercato ittico", dice il presidente della Cooperativa Lavoratori del mare, Giancarlo Cevoli.

Non è soltanto questione dei pescherecci del pesce azzurro, ma tutta la flotta riminese sta diminuendo. Esaminando i numeri forniti dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Rimini e riferiti al periodo 2007 – 2017, si scopre che al 30 settembre dello scorso anno le imprese dedite alla pesca marina sono diminuite di 27 unità: le 233 in attività alla stessa data del 2007 sono diventate oggi 206.

Non si è trattato di un decremento progressivo; fino al 2014 il loro numero si è mantenuto sostanzialmente stabile. La diminuzione si è verificata invece nell’ultimo triennio: nove imprese hanno chiuso nel 2015, altre sei nel 2016 e quattro nel 2017, per un decremento dell’11,4 per cento delle sedi d’impresa e del 14,3 per cento delle unità locali. E presto altre cinque imbarcazioni saranno demolite.

Giancarlo Cevoli, presidente della Cooperativa Lavoratori del mare di Rimini, spiega che all’origine della diminuzione ci sono “due bandi europei che hanno finanziato le demolizioni dei pescherecci senza dare contributi per la costruzione di nuove unità. Anzi, osserva Cevoli, le barche che ricevono i finanziamenti più elevati sono quelle più recenti, “un’altra assurdità”, dice. “Tuttavia la marineria di Rimini ha retto”, prosegue alla luce dei dati, sempre forniti dalla Camera di Commercio, riguardanti il numero di addetti. In questo caso il periodo esaminato è dei soli ultimi quattro anni, durante i quali dalle 395 persone dedite alla pesca marina nel 2014, sale a 413 nell’anno successivo per attestarsi a fine 2017 a 428 unità. Alla diminuzione delle imprese della pesca marina e dei pescherecci non segue quindi una pari diminuzione di addetti, che si sono invece stabilizzati in numero superiore a 400 unità.

L’occupazione quindi tiene ma sulla banchina c’è chi sostiene che dipenda dall’evoluzione dei tipi di pesca. Sull’incremento degli addetti inciderebbe in particolare l’aumento della piccola pesca. I grandi pescherecci avevano un tempo alle spalle un’intera storia familiare; oggi invece i giovani che si affacciano nel mondo della pesca iniziano dalle barche più piccole, che richiedono un investimento inferiore. Si tratta delle barche che usano le reti da posta e che si spingono meno lontano dalla costa di quanto non facciano le imbarcazioni più grandi.

Sul settore pesa inoltre anche la concorrenza dell’acquacoltura e del pesce d’importazione. Le distanze mondiali ormai si sono accorciate e il pesce pescato anche in mari molto lontani può essere sui mercati di tutto il mondo nel giro di un paio di giorni.
Il pesce di Rimini comunque continua a piacere molto. “Il nostro prodotto va a ruba – dice Giancarlo Cevoli – come hanno dimostrato anche questi giorni di Sigep (la fiera dei gelati, ndr), durante i quali è cresciuta la domanda da parte dei ristoranti e quindi anche il prezzo. Rimini – prosegue Cevoli – è una grossa realtà, forse la più rappresentativa dell’Adriatico. Qui da noi le quantità di pesce pescato sono aumentate sebbene ci siano barche in meno. E stanno anche cambiando le specie di pesce. Ad esempio le mazzancolle adesso si prendono in quantità, anche trenta casse al giorno per barca. Anche la sogliola ha manifestato un aumento continuo negli ultimi anni”.

Il presidente dei Lavoratori del Mare lamenta piuttosto il disinteresse delle amministrazioni, da quelle comunitarie a quelle nazionali per finire con l’amministrazione locale.
Alla domanda di che cosa si aspetta per il 2018 risponde pronto: “Nel 2018 c’è bisogno di strutture nuove per la pesca. A Rimini il progetto del nuovo mercato ittico è stato presentato da più di due anni ma non ne sappiamo ancora nulla”.
Il progetto della struttura che dovrebbe ospitare il nuovo mercato ittico è stato presentato alla città il 28 maggio 2014 ma a quattro anni di distanza è ancora sulla carta benché lo stesso sindaco Gnassi lo abbia definito alla sua presentazione “una vera e propria infrastruttura strategica, una riqualificazione tanto più importante perché capace di produrre lavoro e al contempo dare sviluppo a quell’identità propria della nostra storia di ‘città di mare’ e non solo ‘sul mare’; un luogo produttivo e di lavoro, sì, ma anche un elemento dell’identità della città”.

Secondo quel progetto il nuovo mercato ittico, composto da due edifici uniti da un’unica copertura, si dovrebbe articolare in tre livelli: al piano interrato l’area di lavorazione del pesce e i parcheggi, al piano terra il mercato vero e proprio, al primo piano gli uffici e le sale del Museo della Marineria mentre il corpo più piccolo, lato mare, sarà dedicato alla promozione e alla degustazione del pesce, con spazi suggestivi sulle terrazze di cui sarà dotato.
“In ottobre – dice Cevoli – si è tenuta l’ultima riunione che doveva sbloccare la situazione poi non abbiamo più avuto notizie. Il nostro mercato è comunale e lavoriamo con una convenzione che ci consente di rifornire pescherie e i ristoranti garantendo un prodotto di massima qualità”.

COMMENTI

DISQUS: 0