Girotondo intorno a Gnassi e a una Rimini che sembra Pompei

Girotondo intorno a Gnassi e a una Rimini che sembra Pompei

30 maggio 2011. Oggi è un giorno perfetto per volare, avrebbe cantato Francesco De Gregori. Al ballottaggio Andrea Gnassi vince su Gioenzo Renzi e di

30 maggio 2011. Oggi è un giorno perfetto per volare, avrebbe cantato Francesco De Gregori. Al ballottaggio Andrea Gnassi vince su Gioenzo Renzi e diventa sindaco di Rimini col 53,46% dei voti. La città è attraversata da un brivido di speranza. Aspettative alte attendono al varco il giovane rampante cresciuto a politica e notte rosa. Ma aspettative alte escono in un determinato momento anche dai vertici nazionali del Pd e si posano su Andrea Gnassi. Come rivela Franco Fregni – attualmente direttore responsabile di Modena Qui ma a lungo a capo de La Voce di Romagna – nel suo intervento. Oggi, anno Domini 2014, spiccare il volo è diventato difficile. Collassato l’aeroporto, trema anche il sistema congressuale. Si registrano crolli, come a Pompei. Rimini rischia il declino, denuncia Mario Ferri, commercialista ed esperto di bilanci aziendali. Il suo intervento lo ha sintetizzato questa mattina alla presentazione di una nuova associazione culturale, “Dreamini”, insieme a Bruno Sacchini. Qui lo potete leggere integralmente.
Non è sostituendo Fellini con Thomas Mann e Amarcord con i Buddenbrock che riusciremo a salvare Rimini, dice invece Bruno Sacchini, scrittore, regista e giornalista. Massimo Fossati, segretario generale Cisl Romagna, suona il campanello d’allarme su lavoro e imprese. La disoccupazione si è attestata nel nostro territorio all’11,50% leggermente sotto a quella nazionale ma ben al di sopra di quella regionale.
Abbiamo chiesto a questi interlocutori, che comunque per la professione che svolgono e per la conoscenza della realtà riminese godono di punti di osservazione privilegiati, di leggere lo stato dell’arte, scattare una fotografia sul gnassismo e sui problemi che zavorrano la città. Buona lettura.

Bruno Sacchini: J’accuse le Elegie Friburghesi nella terra di Fellini
C’è qualcuno che può definire Gubbio, Todi, Viterbo città brutte o invivibili?
Eppure niente parchi pubblici, niente anelli verdi, niente piste ciclabili o altro del genere: mattoni, cemento (magari d’epoca) e basta.
Eppure c’è gente che viene dall’America o dal Giappone per prender casa in uno qualunque dei borghi medioevali di cui è piena l’Italia.
Perché allora questa paranoia del verde a tutti i costi, come se in mezzo agli spazi di “cultura” delle nostre città solo un elemento di “natura” (cioè il verde ecologicamente corretto) potesse redimerne la bruttezza?
Per capirci qualcosa, bisogna risalire alla pittura di Umanesimo e Rinascimento Italiani, quella che ancor oggi guida il nostro sguardo, datoché, come diceva Oscar Wilde, non è l’arte che imita la natura, è la natura che imita l’arte.
I dipinti di Piero della Francesca, Masaccio, Pinturicchio eccetera erano pieni di figure umane, sacre e profane, in cui la natura faceva solo da contorno: perché?
Perché, nell’ambito d’un Umanesimo ancora prepotentemente Cristiano (il cui parametro estetico era il Dio fatto uomo, quindi l’uomo tout court) bastavano le sue proporzioni fidiache a esprimere una bellezza nutrita di ragione conciliata con la natura.
Tutto cambia col Romanticismo, a partire dalla Germania.
Laddove, in forza d’un concetto di ragione in cui l’uomo non è più al centro dell’universo, si cercano Assoluto e Bellezza non più nella Cultura (cioè nell’uomo), bensì nel vitalismo d’una Natura ad esso contrapposta.
Si vedano i dipinti di Friedrich, in cui la figura umana campeggia sempre e solo di schiena (i personaggi rappresentati non si vedono mai in volto), davanti a un paesaggio di tipo Alpino che la fa da padrone: altro che Umanesimo!
Questa l’ideologia tardo-romantica e New Age che sta sotto le Elegie Friburghesi del nostro sindaco.
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Franco Fregni: Ascesa e caduta del gnassismo
Un amico mi chiama al telefono mentre ancora dormo, parlandomi di cose che mi sembrano lontane: Rimini, Gnassi, la politica… “Sì, ti mando il pezzo” gli rispondo, mi giro e cerco di tornare a sonnecchiare. Una serie di immagini mi appaiono nel dormiveglia. Non c’è logica, i flash arrivano uno dietro l’altro. Unendoli forse si capirà qualcosa (forse).
19 maggio 2011. Passaggio del giro d’Italia per Rimini. Andrea Gnassi mi viene incontro in bicicletta. E’ trionfante, bellissimo. Io sono dei suoi pochi oppositori. Lo prendo per il culo per la roba di Friburgo. Continuo a dirgli: sei dentro al golfo di Venezia, il posto più meraviglioso del mondo e rompi le palle con la squallida Germania. Ma tutti sono al suo fianco. Vincerà le elezioni. E’ generoso con il nemico. Si ferma abbronzato e tirato come un corridore, fremente come un cavallo da corsa. Dice che mi spiegherà il suo grande progetto, che anch’io capirò la sua grandezza. Va in bici, ma non è un “ciclista”. Tutti mi dicono che è stato un discreto libero, adesso si direbbe centrale. Lo sport ci unisce. Vuole conquistarmi, vuole stravincere. Io resto sulle mie, non mi convince: troppo bello, troppo bravo, troppo falso. Nasconde sotto la sua sicumera una profonda incertezza. Ho come l’impressione che non voglia essere lì.
Gennaio 2014. Una domenica sera. In un locale affollato e festante di Rimini. Mentre mangio con la mia famiglia entra Gnassi. E’ uno straccio d’uomo. Pallido, sofferente, sembra invecchiato di dieci anni. La schiena lo tormenta mi dice. Si ferma affettuoso e affabile come al solito. Mangia al tavolo vicino al mio. Qualcosa non torna. Io so cosa non va in me, mi piacerebbe capire cosa non va in lui. Ci penso su: il castello sta crollando e il principe non ha trovato le soluzioni per impedire lo sfacelo. Tutto gli sfugge per mano. Com’è lontano quel radioso giorno di maggio.
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Mario Ferri: Rischio dissesto per i conti pubblici
La situazione nazionale e la disastrata situazione riminese destano una vivissima preoccupazione alla cittadinanza, al punto da ipotizzare la necessità d’un radicale cambiamento nell’amministrazione della cosa pubblica e nella missione stessa dell’Ente locale.
Il Comune deve essenzialmente assicurare i servizi ai cittadini e organizzare il territorio nei suoi molteplici aspetti (ambiente, mobilità, investimenti pubblici) ed abbandonare ogni ambizione imprenditoriale.
Il peso che dovranno assumere i nuovi amministratori è pesantissimo, per una situazione che richiede notevoli risorse, ma con disponibilità limitate.
Non c’è tempo da perdere, Rimini rischia il declino mentre gli investimenti strategici per il territorio esigono un cambiamento radicale della politica economica.
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Massimo Fossati: Imprese e occupazione, bollettino di guerra
La disoccupazione si è attestata nel nostro territorio all’11,50% leggermente sotto a quella nazionale ma ben al di sopra di quella regionale. Oltre 9 milioni le ore di cassa integrazione concesse nel 2013 che tradotto significa avere avuto stabilmente 4.300 lavoratori per un anno a casa ininterrottamente. Circa 3.500 sono i lavoratori iscritti alle liste di mobilità di cui oltre 2.100 con un’età maggiore di 50 anni. Per non parlare di quanti giovani soprattutto donne non hanno più neanche la voglia di cercare un posto di lavoro, i cosiddetti scoraggiati. A questo si aggiungono oltre 12 mila domande di disoccupazione Aspi e Mini Aspi. Inoltre nel 2013 abbiamo registrato 93 dichiarazioni di fallimento, 21 in più del 2012. Nel complesso le procedure concorsuali sono state oltre 130.
La crisi attraversa tutti i settori ma con diversa intensità; pesa di meno per il comparto alimentare, il commercio all’ingrosso e l’agricoltura mentre incide profondamente e in modo pesante per il settore dell’edilizia, della meccanica, del tessile e abbigliamento.
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