Gnassi teme il ballottaggio e Matteo Renzi lo aiuta invocando la spending review

Gnassi teme il ballottaggio e Matteo Renzi lo aiuta invocando la spending review

Prima Franceschini, poi Maria Elena Boschi e questo pomeriggio il presidente del consiglio Matteo Renzi. Ha bisogno di aiuto, elettoralmente parlando,

Prima Franceschini, poi Maria Elena Boschi e questo pomeriggio il presidente del consiglio Matteo Renzi. Ha bisogno di aiuto, elettoralmente parlando, Andrea Gnassi? Forse in molti si sono toccati, oggi, quando Juri Magrini, aprendo le danze al Nettuno per la chiusura della campagna elettorale di Gnassi, ha detto che “ci sono tutte le condizioni per vincere al primo turno”. L’impressione è che la paura di dovere andare al ballottaggio sia qualcosa di più di un brutto sogno, tanto che appena ha preso la parola Andrea Gnassi con una battuta ha cambiato la prospettiva dipinta solo due minuti prima dal segretario del Pd: “Non è bello vincere lo scudetto d’inverno, dare tutto per scontato, ciò che conta è quello che si mette sulle maglie, e poi si vota solo in una giornata e domenica questa terra lavorerà”. Della serie: cominciamo a mettere l’airbag che se poi si va a sbattere… E Matteo Renzi ha chiuso il suo intervento con l’accorato appello a “non buttare via neanche un minuto” di queste ultime 36 ore che separano dal voto, “fatevi l’elenco delle persone e andate da tutti, uno per uno, casa per casa, porta per porta. Ora tocca a voi, si gioca sul filo dei voti il fatto di farcela al primo turno. Prendetevi il telefonino, scaricatevi la rubrica e… si comincia dalla zia, dall’ex fidanzato, tutti”. Ha tirato in ballo anche la spending review: “Siccome al secondo turno paga il Comune, preferite decidere subito o volete buttare via dei soldi?”
Sulla splendida terrazza dove avveniva tutto questo, solo i privilegiati (forse 150-200 persone): giornalisti, candidati delle varie liste a sostegno, rappresentanti di realtà e associazioni (dal Meeting a San Patrignano alla cooperazione) presidenti di categorie economiche e vecchie conoscenze (come Indino, Paolo Maggioli, Adriano Aureli, Valentini e Morandi), e poi Sergio Pizzolante, Giuliana Moretti, Nando Piccari, Paolo Zaghini, Stefano Vitali, Sergio Gambini, il presidente della Camera di Commercio Fabrizio Moretti, il governatore Stefano Bonaccini. Pochi della vecchia guardia, ma c’era Alberto Ravaioli. Chi me l’avrà fatto fare, avrà pensato (leggere il seguito). Il popolo sotto, in strada. Dentro e fuori una marea di forze dell’ordine. La scelta della location è stata sicuramente dettata da una logica di vista mare su quella che per Gnassi è l’opera delle opere, il Belvedere sulle mirabilia del piano che ha messo in salvaguardia la balneazione (“160 milioni di cantieri avviati”, ha detto il sindaco pensando forse ai 154 milioni del Psbo, ma tanto, chissenefrega dei numeri e della realtà, chi va a vedere i cantieri, che pure andrebbero visti perché inizia l’estate e sono ancora li). Ma un’altra ragione che ha inciso nella scelta del luogo pare sia stata quella della sicurezza, che da un po’ di tempo a questa parte tiene il presidente del consiglio lontano dalle piazze.
Il resto è stato zucchero per le orecchie dei supporter di Gnassi, soprattutto quando di Marzio Pecci ha detto: “C’è un candidato che mi fa anche un po’ tenerezza, viene da Pesaro, ma noi siamo la città dell’accoglienza… Si è candidato a Gabicce, si è candidato già sindaco a Riccione, è stato scelto dalla Lega di Forlì e va in giro con una felpa con scritto Rimini. Forse a te più che la felpa ti serve una piantina, almeno sai dove andare”. E d’altra parte l’assist non mancava.
Il resto sono stati voli molto alti, citazioni da Obama, intelligenza artificiale, robotica, il lavoro che oggi non c’è ma fra 10 anni ce ne saranno di nuovi. E chissenefrega per tutti quelli che oggi non ce l’hanno. Suvvia non fate i gufi.
“Noi non siamo andati a stuccare le crepe ma siamo ripartiti dalle fondamenta, abbiamo fatto scelte coraggiose, stop al cemento; adesso vanno di moda i Psc a consumo zero, noi abbiamo dato un taglio anche a quelli che avevamo ereditato”. Parole di Gnassi e chissà quanto sarà stato felice il suo precedessore che lo stava ascoltando. Melucci, almeno, non c’era. “Meno sopra, abbiamo messo mano al sotto”. Tradotto, ancora Psbo.
Molto ottimismo della volontà: “Offriamo emozioni, si chiama turismo. Viaggiano in 1 miliardo e 4 (testuale, ndr) oggi nel mondo, 680 milioni arrivano in Europa…” Come a dire: sono tutti nostri. E tanto chi si ricorda che le presenze da dieci anni sono in calo. “Abbiamo il più grande progetto di riqualificazione urbana del mediterraneo”, riferendosi al parco del mare che è solo una cartolina. “Faremo le palestre a cielo aperto più grandi del mediterraneo e metteremo l’acqua, l’idroterapia, il cibo, noi siamo l’inizio della via Emilia, che nasce qua”. Suggestioni, racconti. Faremo i gabinetti di vetro per vedere lo sforzo del cittadino, disse un altro. Sempre Gnassi, a proposito del teatro Galli: “dove Verdi ha suonato, diretto e cantato…, non so se ha cantato, mi è scappata la frizione….”. Applausi. “Una città che non ha tolto un euro al welfare”, e che infatti ha una spesa sociale sovrabbondante, che però ripaga in termini elettorali.
La sintesi è che a Rimini e a Roma ci sono due guide del fare, se poi non le vedete preoccupatevi e prenotate una visita dall’oculista. “C’è un’Italia che gode nel raccontare le cose che non vanno”, ha detto Renzi.
Benedizione finale: Sergio Zavoli ha telefonato ad Andrea Gnassi (non in diretta ma in mattinata) per fargli il suo in bocca al lupo.
Saluti, in macchina, si torna a casa. Rimini è intasata di auto con blocchi del traffico ovunque. Wellness in Fiera ma fuori malessere. E’ Rimini, bellezza. E Andrea & Matteo la sanno raccontare molto bene. Chapeau. (c.m.)

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