I legionari di Cesare: il cuore pulsante della Rimini romana

I legionari di Cesare: il cuore pulsante della Rimini romana

La Legio XIII Gemina è l'associazione culturale di rievocazione storica nata a Rimini quasi dieci anni fa. Il 15 marzo organizza il suggestivo evento delle "idi di marzo". Questi volontari non sono dei "figuranti", ma uomini e donne che si allenano costantemente e che studiano la storia romana. Rivivono la vita quotidiana della leggendaria legione reclutata da Giulio Cesare, fino a dormire nell'accampamento e a nutrirsi del cibo preparato come ai tempi del passaggio del Rubicone. La conquista della Gallia non rientra più fra gli obiettivi dei legionari, che però continuano ad arruolare.

E’ il quindicesimo giorno di marzo, quando avviene il più famoso omicidio politico della Storia. Si celebrano le idi del 44 avanti Cristo. Nella Curia di Gneo Pompeo Magno, sede provvisoria (causa incendio) del Senato di Roma, Gaio Giulio Cesare muore sotto le vili lame dei congiurati, tutti senatori. Ironia della sorte, il corpo martoriato del “Dictator” finisce ai piedi della statua dell’acerrimo nemico Pompeo, sconfitto a Farsalo quattro anni prima. Per i detrattori di Cesare interviene l’inesorabile intervento divino. Quello della dea Nemesi.

Vincenzo Camuccini, La morte di Cesare, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Tra il primo fendente portato da Publio Servilio Casca e l’ultimo inferto da Marco Bruto, se ne contano altri ventuno. Marco Antonio, fido luogotenente del “Pater Patriae”, ha salva la vita solo perché Bruto convince Cassio, vero “dominus” della congiura, a non eliminare anche il console patrizio. Tra i tanti, questo si rivelerà nel tempo un errore capitale. Le mani lorde di vermiglio dei congiurati verranno purificate da altro sangue: il loro. Viene infatti consegnata alla memoria dei posteri il fatto che nell’arco dei quindici anni successivi all’omicidio, chi per volere degli “Dei”, chi raggiunto dalla giustizia degli uomini, nessuno dei cospiratori muore per cause naturali. A Roma, come riferisce lo storico Svetonio, molti ritenevano che Marco Giunio Bruto, uno dei cesaricidi più in vista, ne fosse il figlio illegittimo. Venerdì 15 marzo ricorre quello che fu perciò definito il “Giorno del parricidio”. A Rimini, alle 9 del mattino, presso la caserma Giulio Cesare verrà deposta una corona di alloro ai piedi della statua che raffigura il più grande condottiero romano. Analoga cerimonia si terrà alle 11,30 in piazza Tre Martiri. Il luogo ospitava la scultura originale (ora ne è rimasta una copia) prima che questa fosse trasferita presso la caserma. Chi poteva organizzare una simile manifestazione? Lo diremo tra breve. Nel gennaio del 49 a.C. il Divus Julius attraversa il fiume Rubicone con la gloriosa Legio XIII (attiva dal 57 a.C. fino al V secolo d.C.). Lo storico Tito Livio commentò così il risolutivo passaggio verso la guerra civile: “Alla testa di cinquemila uomini e trecento cavalli, Cesare mosse contro l’universo”. Insieme con i suoi soldati, il mattino seguente il Dux occupa la città di Ariminum. Qui si ricongiunge con i tribuni che hanno abbandonato Roma. Nel foro della città, nel punto in cui si trova tuttora un cippo rinascimentale, la tradizione vuole che il condottiero tenesse un memorabile discorso ai soldati della Legio XIII. L’Imperatore Augusto, in seguito, aggiungerà a Legio XIII il termine Gemina (“gemella” per indicare che viene composta a partire da sezioni di altre legioni). La provincia romagnola è un punto chiave nella logistica dello stato romano. Chi controlla Rimini, può amministrare i commerci nella pianura padana e collegarsi agevolmente a Roma attraverso la via Flaminia.
La strada consolare è un percorso talmente vitale per i romani che Augusto, non a caso, la farà riassestare.
Nella nostra città avviene dunque la risolutiva consacrazione della Legio XIII. L’Ariminum di allora la depositò nelle braccia della Storia: la Rimini del 2000 la fa rinascere. La Legione XIII Gemina è tornata a marciare con indomito orgoglio nelle storiche strade e nelle piazze dell’Impero che fu. Gli obbiettivi sono fortunatamente ben diversi. Di sangue versato, nemmeno una stilla. Solo sudore. Gli elmi, le corazze, gli scudi e le daghe pare che siano assai pesanti.
La Legione lascia l’impronta delle proprie “caligae” (calzature militari) sui selciati delle rievocazioni storiche a partire dal 2011. Quando incontriamo alcuni membri del consiglio direttivo per sapere qualcosa in più della loro stimolante avventura, ci spiegano a sei voci che l’associazione culturale che porta il nome della mitica unità militare è nata nel 2010 grazie ad alcuni appassionati di storia antica romana. “Abbiamo voluto sperimentare di persona la vita militare di Roma, in particolare il periodo compreso tra la guerra civile, innescata dal guado del Rubicone, alla fine del primo secolo. In premessa, teniamo a precisare che i nostri non sono costumi di scena, ma veri e propri abiti. E i materiali usati sono il più possibile aderenti alla realtà del tempo”.

Riprodurre spaccati di vita dell’epoca richiede una conoscenza rigorosa della materia. E’ così?
“Nulla è improvvisato. Ci avvaliamo di fonti e reperti storici nonché della consulenza di archeologi e direttori di musei. Per esempio, recentemente ci hanno permesso di riprodurre alcuni fra gli strumenti medici trovati nella “Casa del chirurgo” di piazza Ferrari. In pratica, cerchiamo di replicare nel modo più aderente possibile la vita della legione romana sia nell’equipaggiamento che nelle tecniche di combattimento. Non trascuriamo nemmeno quelle di soccorso. Siamo soliti attenerci integralmente alla vita di tutti i giorni del legionario. Spesso la conoscenza più vera passa attraverso la sperimentazione sul campo.

Per esempio?
Qualche anno fa, con calzature e assetto da marcia (circa 35 chili di peso da portare), alcuni nostri “volontari” hanno fatto il percorso tra Cesena e Rimini a piedi. I soldati romani in certi periodi dovevano fare 20-25 km al giorno. Una fatica impensabile, ai giorni nostri. Per una rievocazione in territorio inglese siamo stati sul Vallo di Adriano. Abbiamo vissuto quattro giorni indimenticabili. Montato l’accampamento, abbiamo mangiato e dormito in tenda. L’abbigliamento era adeguato alla zona. Anche gli scrosci di pioggia però hanno rispecchiato in pieno la meteorologia britannica, ma è risultata comunque un’esperienza memorabile. Non ci crederà: eravamo bagnati, sporchi e intirizziti, ma felici di esserci sentiti come veri “romani di Britannia”.
Oltre alle manifestazioni ufficiali, almeno una volta l’anno cerchiamo di ricavare un momento dedicato esclusivamente a noi stessi. Abbandoniamo le comodità a cui siamo mollemente avvezzi per vivere due giorni immersi nella storia. Un paio di giorni di “purificazione”, lontano da telefoni, computer e frenesie varie, retaggio della modernità.

Come fate a reperire l’equipaggiamento che usate?
Le loriche (armature), realizzate con piastre di ferro e collegate internamente con cinghie di cuoio, vengono prodotte artigianalmente da un nostro legionario, così come gli elmi e i pilum (giavellotti): ove possibile, costruiamo tutto da soli. Il gladio invece lo realizza un vero armaiolo, naturalmente con punta smussata e lama senza filo. Va bene il realismo, ma cerchiamo di non morire veramente… (risate).
Quest’anno, con la collaborazione di un falegname abbiamo costruito un onagro (catapulta lanciasassi) in scala di 1 a 2. Un poco alla volta, con tanta passione e qualche sacrificio, cerchiamo di migliorare anche le attrezzature.

Avrete una base logistica, un deposito per i materiali. Disponete di finanziamenti?
Per il momento ci consentono (a titolo gratuito) di utilizzare parte del primo piano di un capannone, ma è molto disagevole, ogni volta che partecipiamo a un evento, spostare tutte le pesanti attrezzature. Ed è solo l’inizio perché da quando cominciamo a caricare il furgone fino al montaggio completo del castra (accampamento) con il lavoro di 10/12 persone, impieghiamo dalle 4 alle 5 ore. Quindi sarebbe utile trovare una sistemazione più comoda, ma è difficile. Quanto a finanziamenti, ci sosteniamo da soli, con le quote associative e il sacrificio di ognuno. Quando ci chiamano per partecipare a manifestazioni, chiediamo solo un minimo di rimborso spese. Eventuali finanziatori sarebbero ben accetti. Se poi qualcuno ci offrisse un centinaio di metri quadrati da usare come magazzino (a piano terra!), accenderemmo diverse lanterne al dio della generosità…

Se qualcuno si volesse iscrivere alla vostra associazione, come dovrebbe procedere?
Può scriverci una e-mail, telefonare o incontrarci sui social network. Sul nostro sito nella sezione “contatti” si trovano tutte le informazioni necessarie compresi i nomi delle palestre. I legionari si allenano regolarmente nell’arte della scherma antica e nell’applicazione di tecniche di combattimento dell’esercito romano. Chi vuole può assistere a uno dei nostri addestramenti (generalmente il martedì sera dalle 21.30 alle 22.30) e al termine avere un contatto diretto con noi. Saremo felici di spiegargli tutto a voce. Chiunque entri a far parte della Legio XIII Gemina, ha un periodo di formazione. Per creare una base di conoscenza comune a tutti, diamo un libro da studiare. Poi c’è un esame teorico e pratico da superare.

Quanti associati contate?
Al momento siamo in 45, tra uomini e donne. La fascia di età va dai 17 ai 60 anni per cui è molto bello vedere il clima che si riesce a instaurare insieme. La mescolanza di generazioni, attitudini, interessi e competenze non può che essere un arricchimento. La comune passione ci fa sentire tutti molto vicini, anche se le scelte operative sono le più disparate. C’è chi pratica la scherma antica, chi il tiro con l’arco (in genere le signore), chi si occupa di cucina, cosmesi, medicina e così via, ma tutto rigorosamente immerso nell’epoca del primo impero. L’orizzonte è molto vasto e intrigante. Le attività sono molteplici. Pensi che abbiamo un gruppo di legionari che si occupa quasi esclusivamente di programmare i percorsi storico/didattici per coinvolgere le scuole. Per le “idi” di venerdì prossimo abbiamo invitato diversi istituti delle medie superiori. Dato che il giorno non è festivo, speriamo che i consigli direttivi diano loro il permesso di intervenire. A proposito della manifestazione che terremo in onore di Giulio Cesare, invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare. Il programma è vario e articolato. Oltre a noi interverrà un altro gruppo di Rimini, Aries (Associazione Ricerche Iconografiche e Storiche), una delegazione della Caserma Giulio Cesare, qualche componente della Legio XIII di Bologna e una rappresentanza della Casa Editrice “Il Cerchio” che edita il libro propedeutico all’arruolamento. Abbiamo in progetto anche un gemellaggio con la X Legio del Gruppo Storico Romano che arriverà dalla Capitale. Lo spettacolo sarà sicuramente interessante. Siamo certi che grazie alla rievocazione delle “idi di marzo” qualche riminese penserà di arruolarsi nell’eroica XIII Legio Gemina. Le iscrizioni sono aperte… li accoglieremo con grande piacere!

Fotografia d’apertura di Daniele Gay per gentile concessione della Associazione Legio XIII Gemina che ci ha messo a disposizione tutte le immagini del servizio.

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