I problemi del Borgo San Giuliano e il maquillage invasivo che il Comune vuole applicare al ponte di Tiberio

I problemi del Borgo San Giuliano e il maquillage invasivo che il Comune vuole applicare al ponte di Tiberio

L'intervento dell'arch. Stefano Piccioli.

Il progetto dell'amministrazione comunale rappresenta il tentativo di aggirare la reale problematica e somiglia a quelle operazioni di chirurgia estetica che certe signore si fanno fare nel vano tentativo di non apparire anziane: per poi trovarsi con la faccia deformata dal botox che le fa orrende ed irriconoscibili. Cosa serve realmente al Borgo.

Vorrei intervenire nella discussione cercando di affrontare quello che a me pare il problema centrale ed ineludibile: la mancata partecipazione popolare (o comunque la vogliamo chiamare) indispensabile per la consapevolezza delle scelte urbanistiche: siano esse generali, oppure di dettaglio come in questo caso può sembrare: comunque non un dettaglio da poco!
Da anni ormai, da circa tre decenni, la programmazione non gode più di alcun interesse, tra i politici: interessati solo ad affrontare questioni di rapido effetto e con esigenze temporali brevi, possibilmente con un bel ritorno mediatico e di immagine. Trattandosi di una manifestazione patologica della politica, in Italia ove la politica è scaduta di qualità molto più che altrove, questo disinteresse presenta aspetti davvero inquietanti.
Nell’amministrazione della cosa pubblica programmare significa inevitabilmente scegliere, soddisfare alcuni aspetti a scapito di altri per cui occorre essere saldi nelle proprie convinzioni senza opportunismi e demagogia. In democrazia le scelte devono essere motivate e trasparenti, ossia condotte sollecitando la partecipazione popolare ai fini della loro precisazione, per quanto attiene agli obiettivi, agli strumenti e alla verifica.
Oggi purtroppo coloro che sono investiti delle responsabilità politiche troppo spesso tentano di evitare o di aggirare questo loro dovere facendo ricorso a soluzioni ad effetto che ottengano il consenso lusingando mediante sensazioni superficiali, non mediante giudizi meditati.
Purtroppo in questo stato delle cose l’Urbanistica – intesa appunto come la disciplina della gestione, della programmazione, della modifica e della salvaguardia della città abitata e abitabile e dei suoi abitanti – risulta inevitabilmente una delle prime vittime.
Il nostro tema di oggi è davvero emblematico in tale senso.

Nel borgo San Giuliano, nel corso degli ultimi decenni, si sono modificate le caratteristiche sociali della popolazione residente: fenomeno avvenuto in genere in tutti i centri storici, non solo italiani; in moltissimi casi anche in maniera assai più massiccia che qui. Anzi in alcuni casi illustrissimi si è assistito a trasformazioni drammatiche: un esempio per tutti è la pressoché completa desertificazione di Venezia e la sua trasformazione in bazar: qualcuno più generoso parla di museificazione, ma in realtà prevalgono i negozi di cianfrusaglie oltre ad un continuum indecente di bar e ristoranti.
Nel nostro Borgo invece non c’è stata l’espulsione dei residenti: semmai c’è stato per adesso un innalzamento del livello sociale, se così si può dire, sia per l’evoluzione nella scala sociale delle famiglie originarie, sia per abbandono e sostituzione con altri residenti di media borghesia. Comunque il ruolo funzionale principale del Borgo San Giuliano è rimasto quello abitativo.
Per questo motivo una corretta pianificazione urbanistica dovrebbe proporre, vagliare e mettere in atto tutti quei provvedimenti capaci di salvaguardare, incentivare e migliorare proprio la funzione abitativa.
Naturalmente questa politica deve essere svolta di concerto con gli abitanti: individuandone le esigenze e cercando di proporre soluzioni che tengano conto anche dei valori storici e culturali del tessuto appunto storico in cui si vive e si opera.
La ricerca della congruenza tra le esigenze di vita attuale dei residenti e quelle di salvaguardia dei valori storici (fisici e morali) dell’insediamento costituisce per l’appunto l’oggetto della disciplina urbanistica e della sua applicazione da parte della politica.
Nel nostro caso c’è un elemento in più: la presenza di una delle principali vestigia storiche della città, ossia il Ponte di Tiberio: che per molti versi vive in simbiosi con il tessuto del Borgo, per altri lo travalica per importanza e funzione: ma assolutamente non può essere ignorato; così come non possono essere separati dalla vita del Borgo il fiume nei suoi tre diversi aspetti: il canale tra i due ponti, il lago artificiale, e il parco Marecchia a monte.
A mio giudizio l’attuale fenomeno di terziarizzazione del Borgo con l’espansione sempre maggiore dei pubblici esercizi quali bar e ristoranti (cosa che avviene anche nel resto del centro al di là del Ponte ma qui forse in maniera più pericolosa data la dimensione raccolta e racchiusa del Borgo) costituisce un pericolo gravissimo non governato affatto ma semmai incentivato dall’Amministrazione Comunale: che lungi dal migliorare le condizioni di abitabilità del Borgo le minaccia in maniera irreversibile: minacciando così anche il ruolo del Ponte e del fiume nelle tre forme sopra ricordate.
Come in tutti i centri storici anche qui occorre affrontare il problema del traffico e della sosta delle auto: qui a maggior ragione dato che il traffico utilizza un importantissimo reperto archeologico; e che, per la tipologia del tessuto urbano storico, il Borgo è inadatto al traffico automobilistico.
Io qui non voglio anticipare delle proposte di soluzione, (non è l’occasione e non mi compete) ma solo fissare alcuni punti fermi con cui non solo gli abitanti del borgo ma anche tutta la città dovranno fare i conti, ciascuno per quanto li riguarda: e poi, per tutti e CON tutti, dovrà farli l’Amministrazione Comunale.

Punti fermi:
1 – pedonalizzazione del ponte (e delle mura Malatestiane sulla riva opposta) e individuazione e realizzazione di soluzioni viarie alternative.
2 – divieto di sosta delle auto nella parte storica del borgo e realizzazione di parcheggi speciali per i residenti: costruiti con risorse pubbliche senza finalità speculative, non a favore di qualche immobiliarista amico.
3 – blocco perentorio della diffusione delle attività terziarie (bar ristoranti e locali notturni schiamazzanti, eccetera).
4 – pianificazione ed incremento dei servizi – pubblici o privati – a servizio della residenza.

Conclusione;
Che cosa rappresenta dunque alla luce di queste considerazioni la proposta di intervento dell’Amministrazione Comunale nel bacino del fiume in fregio al Ponte? Il tentativo di aggirare la reale problematica, ossia i quattro punti appena ricordati, con un’operazione di maquillage assai invasiva. Somiglia a quelle operazioni di chirurgia estetica che certe signore si fanno fare nel vano tentativo di non apparire anziane: per poi trovarsi con la faccia deformata dal botox che le fa orrende ed irriconoscibili.
Questa operazione è un imbroglio che cerca di occultare i problemi reali e, con la scusa di migliorare la fruibilità turistica del Ponte, incentiva la trasformazione del Borgo in un unico bar ristorante all’aperto: ma in realtà ne mortifica la funzione abitativa, trascurando le reali esigenze della popolazione residente.

Stefano Piccioli

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