I revisori fanno a pezzi il rendiconto finanziario del Comune di Rimini

I revisori fanno a pezzi il rendiconto finanziario del Comune di Rimini

Giudizio negativo del Collegio dei revisori di palazzo Garampi sul rendiconto 2019. Ma a leggere la relazione di oltre 50 pagine emergono aspetti gravi su più fronti.

E’ una bocciatura totale quella che l’organo di revisione del Comune di Rimini ha espresso nella relazione al rendiconto dell’esercizio finanziario per l’anno 2019. Ma è anche qualcosa di molto più importante, perché esterna una serie di fatti e comportamenti di una certa gravità. “Sulla base dei rilievi evidenziati nella presente relazione, nonché nel parere negativo formulato in occasione del riaccertamento dei residui attivi e passivi, il Collegio esprime un giudizio negativo relativamente all’approvazione del rendiconto dell’esercizio finanziario 2019 ed invita l’Organo Consiliare ad adottare i provvedimenti di competenza”. Questa è la conclusione, che lascia pochi dubbi. In merito al risultato economico conseguito nel 2019 viene rilevato “il peggioramento del risultato della gestione (differenza fra componenti positivi e componenti negativi) rispetto all’esercizio precedente. Il Collegio, nelle proprie sommarie analisi, per le quali farà i dovuti approfondimenti, ha rilevato una differenza consistente fra la quota di ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali fra gli anni 2018 e 2019, benchè nei prospetti della relazione la “variazione della consistenza delle immobilizzazioni immateriali rispetto il precedente esercizio”, viene indicato un costo storico quasi equivalente fra un anno e l’altro”.

C’è un primo paradosso che viene sottolineato dai revisori: “L’organo di revisione, nel corso del 2019, ha rilevato anomalie gestionali”, quali: “il Documento “Relazione sulla Gestione e Nota Integrativa” al paragrafo “Fatti intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio” indica quanto segue: “Non sono pervenute segnalazioni di fatti di rilevo intervenuti tra la chiusura dell’esercizio e la data di redazione della presente relazione.” Ma il Collegio dei Revisori “rileva l’incoerenza di quanto affermato rispetto agli accadimenti relativi alla emergenza epidemiologica Covid-19 intervenuta dopo la chiusura dell’esercizio e tutt’ora in corso, che determinerà effetti sulla capacità di incasso delle entrate dell’Ente Locale, tale considerazione avrebbe dovuto essere debitamente evidenziata nel paragrafo in oggetto e considerata nella determinazione del Fondo Crediti Dubbia Esigibilità…” Emergenza sulla quale, aggiungiamo noi, il sindaco da settimane lancia allarmi per le finanze comunali, da ultimo anche ieri con un comunicato stampa.

Poi il capitolo dei debiti fuori bilancio: circa 230mila euro (“di cui già riconosciuti e finanziati per Euro 165.754,88 e non ancora riconosciuti per Euro 70.819,36”). “L’Ente ha dichiarato che detti atti sono stati trasmessi alla competente Procura della Sezione Regionale della Corte dei Conti ai sensi dell’art. 23 Legge 289/2002, c.5. Il Collegio ha chiesto all’Ente la documentazione di riscontro degli invii effettuati alla competente Procura della Sezione Regionale della Corte dei Conti. Nulla è comunque mai prevenuto rispetto alla assunzione di eventuali responsabilità da parti di chi li ha generati”.
Lo stesso Collegio il 14 aprile scorso ha chiesto al Comune se si sia “attivato in ordine all’individuazione di eventuali responsabilità personali sulla formazione di debiti stessi ed in caso di risposta affermativa quale sia stato l’esito dell’istruttoria e gli eventuali provvedimenti adottati nel 4° trimestre 2018 e nell’anno 2019. Così come ha chiesto la presenza di eventuali debiti fuori bilancio non ancora riconosciuti, ma “anche a tale richiesta non risulta pervenuta risposta”. I revisori fanno notare che l’elenco dei debiti fuori bilancio non contempla la somma di oltre 88mila euro reclamati da Pmr.

Avanti. “L’ente dichiara di aver adottato le misure organizzative per garantire il tempestivo pagamento delle somme dovute per somministrazioni, forniture ed appalti, anche in relazione all’obbligo previsto dall’articolo 183, comma 8 del Tuel”. Il Comune afferma che “L’indicatore di tempestività dei pagamenti alla fine del 2019 risulta -2,11 in sostanziale tendenza rispetto al dato registrato lo scorso anno quando l’indicatore si è attestato a -2,6.”. Scrivono i revisori che “il Collegio è impossibilitato a riscontrare la correttezza di tale dato”.

Sugli accertamenti relativi a sanzioni del codice della strada per gli anni 2016 e 2017 i revisori scrivono quanto segue: “indicano una minore entrata rispettivamente di Euro 1.724.917 e di Euro 840.083,53 senza esporre la relativa motivazione. Con specifico riferimento alle sanzioni codice della strada, se le stesse fossero state considerate inesigibili/non accertabili nelle rispettive annualità, avrebbero ridotto la parte disponibile del risultato d’amministrazione portandola anche ad un saldo negativo consistente. A tale proposito si ribadisce la mancanza di motivazioni a sostegno delle operazioni indicate“.

Altre grane vengono elencate nel capitolo dedicato alla verifica dei rapporti di debito e credito con gli enti strumentali e le società controllate e partecipate. Anzitutto “l’Organo di revisione ha verificato che i prospetti dimostrativi di cui all’art. 11, comma,6, lett. j), d.lgs. n.118/2001 riportanti i debiti e i crediti reciproci tra l’Ente e gli organismi partecipati in parte non recano l’asseverazione dell’organo di controllo dei relativi enti e società controllati e partecipati”. Ma soprattutto “codesto collegio pertanto a fronte dell’inerzia da parte di alcuni degli organi di revisione degli enti strumentali e delle società controllate e partecipate, segnala tale inadempimento all’organo esecutivo dell’ente, affinchè dovendo redigere la relazione sulla gestione allegata al rendiconto – e, quindi, ad illustrare gli esiti della verifica dei debiti e crediti reciproci con i propri enti strumentali e società controllate/partecipate – assuma senza indugio, e comunque non oltre il termine dell’esercizio finanziario in corso, i provvedimenti necessari ai fini della riconciliazione delle partite debitorie e creditorie (art. 11, co. 6, lett. j, d.lgs. n. 118/2011). (Delibera Corte dei Conti Sezione delle autonomie N. 2/SEZAUT/2016/QMIG). Procedendo in ogni caso fin da ora ad apporre vincoli sulla quota di avanzo libero soprattutto in riferimento alla mancata riconciliazione di crediti significativi quali €. 471.100,59 nei confronti di Destinazione Turistica, ed €. 17.023,00 nei confronti di I.E.G. ITALIAN EXIBITION GROUP SPA; nonché verga fornita giustificazione rispetto alla conciliazione con la società Anthea s.r.l. che risulta riconciliata per gli importi imponibili e non è chiaro come sia finanziata la quota relativa all’I.v.a. per €. 614.935,23, potrebbe trattarsi di i.v.a. da attività commerciale ma di ciò non vi è traccia”.

Si parla anche di Riminiterme: “A fronte di una transazione avvenuta nel corso dell’anno 2018 con la società COOP 7 s.c. l’Ente con decorrenza febbraio 2019 è rientrato in possesso del pacchetto di maggioranza (82,67%) della Società Riminiterme S.p.a. per la quale occorre verificare se rispetta i requisiti previsti dal c.d. Decreto Madia”.

Ma non mancano molti altri rilievi. Come quello che il Collegio sarebbe stato fornito di una posta certificata, di strumenti hardware e software quali ad esempio partizioni fisiche e/o virtuali nelle quali far confluire gli atti/corrispondenza con l’Ente, quasi due anni dopo dall’insediamento, mentre “la promessa di fornire un computer presso l’Ente” non sarebbe stata mantenuta perché “l’attuale è di proprietà del Collegio”.

Basta leggere questo passaggio per capire l’aria che tira: “L’Ente continua a sostenere: “di averci dotato della necessaria strumentazione software ed hardware necessaria allo svolgimento dei compiti stabiliti dalla legge. Con nota prot. 95306 del 10/04/2020 sono state confermate le dotazioni disponibili.” Se la dotazione di una PEC e di una piattaforma per solo videoconferenze sono le dotazioni alle quali il legislatore pensava nel formulare il comma 3 dell’art. 239 del TUEL che testualmente recita: “L’organo di revisione è dotato, a cura dell’ente locale, dei mezzi necessari per lo svolgimento dei propri compiti, secondo quanto stabilito dallo statuto e dai regolamenti.” Il Collegio riscontra che a tale proposito nulla dicono né lo Statuto né i regolamenti dell’Ente. Forse, ritenendo, anche a ragione il Controllo un inutile, orpello“.

Non manca una lunga disamina sulla questione “Spina Verde”, ovvero l’area di Miramare oggetto di contenzioso fra privati e amministrazione comunale. Anche su questo i revisori effettuano una puntigliosa ricostruzione dei fatti e mettono in luce parecchie incongruenze, ma anche mancate risposte a precise richieste.

I revisori sottolineano con la matita rossa anche le mancate comunicazioni al Collegio delle convocazioni del consiglio comunale. Il 29 aprile scorso inviano una pec al Direttore Generale, al Direttore del Settore Ragioneria Generale, al Dirigente Dipartimento Servizi di Staff, al Sindaco, alla Presidente del Consiglio Comunale:
Buona sera, con la presente, siamo a comunicare che dopo aver partecipato alla seduta del Consiglio Comunale dello scorso 23 Aprile, abbiamo riscontrato che rispetto all’ultima comunicazione da parte dell’Ente relativa alla convocazione del Consiglio Comunale, risalente allo scorso mese di Febbraio, si sono tenute sedute di Consiglio Comunale non comunicate all’Organo di controllo (9 Aprile e 16 Aprile). Ieri, 28 Aprile, solo incidentalmente, il Collegio dei Revisori è venuto a conoscenza della convocazione del Consiglio Comunale fissato per il giorno 30 Aprile relativo all’integrazione dei punti allo ordine del giorno e non disponendo dell’intero ordine del giorno.
Il Collegio è dispiaciuto di non poter intervenire, a fronte di un così breve periodo di preavviso ed a fronte di impegni precedentemente assunti.
Con la presente, a nome dei Colleghi, che leggono in copia, sono a chiedere che detta situazione venga comunicata ai Signori Consiglieri e verbalizzata nella seduta del Consiglio Comunale.
Per il futuro invita l’Ente a comunicare allo Organo di revisione le convocazioni del Consiglio Comunale con il relativo Ordine del giorno così come previsto dal comma 2 dell’art. 239 del D.Lgs. 267/2000
“.

Il segretario generale risponde che le convocazioni “nella nuova modalità in videoconferenza sia stata correttamente e ritualmente effettuata secondo le modalità abitualmente utilizzate…” Replicano i revisori: “Gli allegati forniti evidenziano senza ombra di dubbio che le comunicazioni sono state inviate dalla mail ordinaria del Comune alle caselle di posta elettronica certificata dei componenti il Collegio dei Revisori; un informatico, quale quello presente in Comune a Rimini, è a conoscenza del fatto che le caselle di posta PEC al fine di preservarne l’integrità e la riservatezza dei dati possono essere predisposte per il così detto rapporto “PEC to PEC”, e di tale impostazione, l’Ente sicuramente ne è venuto a conoscenza tramite un messaggio di mancata consegna al destinatario. Con quanto affermato si ritiene pertanto sufficiente ed esaustivo per confermare la mancata comunicazione degli ordini del giorno al Collegio dei Revisori da parte dell’Ente”.

Una situazione che fa dire al Collegio che “i fatti sopra evidenziati sono estremamente gravi e tali da mettere in discussione il rapporto collaborativo con il Consiglio Comunale al quale sicuramente è stato sottaciuto quanto sopra affermato“.

Un’ultima chicca, fra le tante contenute nella relazione dei revisori, alla voce spese di rappresentanza: “A fronte della richiesta pervenuta al Collegio per la sottoscrizione delle spese di rappresentanza sostenute nell’anno 2019, prive di alcun titolo giustificativo, il Collegio in quanto non avvezzo agli atti di fede ha avviato una istruttoria che ha comportato diversi scambi epistolari e alla data odierna siamo ancora in attesa del prospetto definitivo per la sottoscrizione”.

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