Il bilancio del Pd di Rimini con le sorprese su quanto versano eletti e membri delle partecipate

Il bilancio del Pd di Rimini con le sorprese su quanto versano eletti e membri delle partecipate

Lorenzo Cagnoni dà al partito 3.600 euro, il presidente di Romagna Acque Tonino Bernabé solo 500. Ma c'è anche chi non scuce nemmeno 1 euro. Santarcangelo sta davanti a Riccione per numero di tessere. Che a Rimini vedono in testa il V Peep e all'ultimo posto Viserba. Come se la passano i conti del partito democratico? Il 2018 ha chiuso con una perdita di circa 6mila euro. Gli iscritti non raggiungono i 1.500.

Il sostegno più alto incassato dal Pd di Rimini nel 2018 alla voce “contributi da eletti e società partecipate” è stato quello di un parlamentare “extraterritoriale”, Luigi Marattin. Ha versato 9mila euro. Ma adesso ha cambiato partito, passando con Italia Viva di Matteo Renzi, e dunque addio ai suoi euri.
Il contributo più basso è di Tonino Bernabè: 500 euro. In realtà ce n’è anche un altro alla pari.

Dal principio. Il Pd di Rimini è forse l’unico partito a livello locale che pubblichi il bilancio. Dal punto di vista della trasparenza merita un plauso. Sul proprio sito si può consultare il consuntivo del 2018. Ha chiuso con una leggera perdita di circa 6mila euro: attivo 228.901,78 euro, passivo 234.950,15 euro.

Il costo principale riguarda il personale, 64.853,64 euro. Le spese “per la politica” ammontano a 20.312,26 euro. Comprendono gli affitti di sale, manifesti, gestione del sito, telefoniche e così via. Per la sede di via Beltramelli partono quasi 7 mila 300 euro: 920 euro di Tari, riscaldamento, luce e altro. La campagna elettorale è costata al Pd di Rimini poco meno di 20mila euro.

Interessanti sono i ricavi. Come si diceva, l’entrata più consistente deriva dai “contributi da eletti e società partecipate”: 41.297,25 euro. Segue il tesseramento e qui il dato disponibile è provinciale: 26.131 euro in totale. Rimini è naturalmente davanti per contribuzione (intorno a 10.700 euro), ma Santarcangelo non scherza e con 4.087 euro si piazza seconda, quindi seguono Riccione (2.747,50 euro), Misano (1.369 euro), Cattolica (1.116,50 euro), Bellaria (1.047,50 euro), San Giovanni in Marignano (998,50 euro) e Verucchio 535,50 euro. A Coriano solo 285 euro dal tesseramento, Saludecio 60 euro. A Rimini il circolo del V Peep è quello con il maggior numero di iscritti, Viserba contribuisce con soli 222 euro al tesseramento.

Gli iscritti a Rimini quanti sono? Sono circolati numeri diversi, si è letto di quota mille (“Calano gli iscritti nel Partito Democratico riminese, che scende a quota mille“). Il dato ufficiale che abbiamo chiesto alla segreteria provinciale del Pd è di 1.490 tesserati nel 2018 (cifra che dovrebbe trovare conferma anche nel 2019). Un numero che se confrontato con gli anni d’oro del Pci-Pds-Ds-Pd, ma anche solo con 7 o 8 anni fa, indica una paurosa cura dimagrante.

Lo statuto del partito di Zingaretti prevede che “gli eletti e gli amministratori nelle istituzioni hanno il dovere di contribuire al finanziamento del partito versando alla tesoreria del livello territoriale corrispondente una quota dell’indennità e degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta, nella percentuale stabilita dal Regolamento finanziario. Il mancato o incompleto versamento del contributo è causa di incandidabilità a qualsiasi altra carica istituzionale da parte del Partito Democratico”. Tutti in regola a Rimini? Leggiamo dal bilancio 2018: Tiziano Arlotti 3mila euro; Nadia Rossi 4.200 euro; Giorgio Pruccoli 5.400 euro; Luigi Marattin 9mila euro. A questi vanno aggiunti i consiglieri comunali (5.537 euro) e gli assessori comunali (5.760 euro). E fin qui gli amministratori ed eletti. Partecipate: Lorenzo Cagnoni 3.600 euro; Lucio Gobbi 500 euro; Davide Eusebi 850 euro; Massimo Paganelli 1.600 euro; Claudia Corsini 1.350 euro; Tonino Bernabè 500 euro. Fine. Non ce ne sono altri.

Tiziano Arlotti è stato asfaltato da Antonio Barboni alle elezioni del marzo 2018 e ha dovuto interrompere controvoglia la sua esperienza di parlamentare. E con essa anche i soldi al partito si sono interrotti. Il Pd locale è rimasto senza nemmeno un rappresentante a Roma, ed ecco perché dalla federazione regionale hanno deciso di “parcheggiare” Luigi Marattin in quota Pd Rimini ai fini del versamento dell’obolo. Ma Marattin a settembre di quest’anno è passato con Italia Viva e dunque servirà trovare qualcun altro per portare un po’ di risorse economiche al partito riminese.
I consiglieri regionali all’appello delle quote invece sono due, Pruccoli e Rossi, mentre manca Emma Petitti, assessore della giunta Bonaccini. Come mai? “Gli assessori regionali per regolamento debbono versare la quota al Pd regionale, a cui io verso con regolarità”, spiega l’interessata. E quanto ha scucito nel 2008? “7mila e 200 euro”. Fra quanti sganciano al partito (nel 2018) secondo i doveri statutari non figura Andrea Gnassi.

Per i membri delle partecipate non pare ci siano obblighi nei confronti del Pd. Il versamento è facoltativo. Per quanto riguarda l’Acer, la vicepresidente Corsini ci mette del suo, il consigliere Eusebi pure, mentre è uccel di bosco Riccardo Fabbri, che in Acer percepisce 37.794,72 euro lordi l’anno.
Tonino Bernabé al Pd offre la modica quantità di 500 euro, il suo compenso da presidente di Romagna Acque Società delle Fonti è di 46mila euro annui. Anche Lucio Gobbi, nel cda di Italian Exhibition Group, dove ottiene un compenso di 10mila euro, si ferma a 500 euro di contribuzione. Lorenzo Cagnoni porta a casa circa 160mila euro e aiuta il Pd con 3.600 euro.
Massimo Paganelli è amministratore unico di Pmr e guadagna 30.171 euro l’anno, al Pd di Rimini nel 2018 ha donato 1.600 euro.

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