Il clamoroso tracollo degli arrivi dall’Europa occidentale in riviera

Il clamoroso tracollo degli arrivi dall’Europa occidentale in riviera

Il cambiamento avvenuto negli ultimi 50 anni nel nostro turismo e nel traffico in aeroporto

Il raffronto fra il 1967 e il 2016 dimostra che gli arrivi dai 13 Paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Svezia, Svizzera) nelle strutture alberghiere hanno registrato solo un +1%, mentre gli arrivi in aeroporto sono crollati del 91%, passando da 191.072 a 17.160, per la totale perdita dei voli da Austria, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Norvegia, Svezia, e per la sensibile diminuzione dalla Germania e Olanda. Regione, Apt, Destinazione Romagna, Comuni della costa, che fanno? Sensoli e Sarti (M5S): “In soli tre anni AiRiminum ha abbattuto di un terzo il numero di passeggeri dell’aeroporto Fellini".

Recentemente, grazie all’interessamento di Italian Exhibition Group, è stata pubblicata (Raffaelli Editore) l’indagine effettuata dall’allora Ente provinciale per il turismo di Forlì durante le stagioni estive dal 1967 al 1970. Le risultanze statistiche in essa riportate consentono di effettuare il raffronto, dopo mezzo secolo di attività, dell’andamento dei flussi turistici nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, a suo tempo un’unica provincia.

Anno 1967. Dai dati Istat risulta che nella provincia di Forlì gli arrivi totali furono 1.268.374.
Italiani: 740.131 (58%).
Stranieri: 528.243 (42%);
così suddivisi: 13 Paesi dell’Europa Occidentale: 509.093, 96% (Austria 29.587, Belgio 13.955, Danimarca 8.989, Finlandia 3.403, Francia 71.750, Germania 178.399, Gran Bretagna 85.698, Irlanda 1.276, Lussemburgo 2.094, Norvegia 3.799, Olanda 18.645, Svezia 36.578, Svizzera 54.306. Altri Paesi 19.150 (4%).

Anno 2016. La consistenza del patrimonio alberghiero delle due province rispetto a quella del 1967 registra una diminuzione degli hotel (da 3.14 a 2.823, -11%) e un aumento dei posti letto, dovuto certamente ad opere di ristrutturazione (da 113.900 a 183.782, +61%).
La somma dei dati statistici relativi agli arrivi nelle due province (Forlì Cesena più Rimini), dopo mezzo secolo registra i risultati di seguito riportati.

Totale generale: 4.5645.628 (+260%), di cui:
italiani 80%;
stranieri 20%.
Rispetto al 1967 gli arrivi italiani sono aumentati del 392% (da 740.132 a 3.643.364); quelli stranieri del 69% (da 528.243 a 891.264, di cui il 58%, 515.063, dai 13 Paesi dell’Europa occidentale sopra indicati, e 42%, 376.201, dagli altri Paesi europei ed extra europei, dove la Russia con 92.612 arrivi ha rappresentato il 24%. E’ opportuno ricordare che gli arrivi da questo Paese rispetto al 2014 (186.357) sono diminuiti del 50%.

L’Europa occidentale ci ama ancora?
I 13 Paesi dell’Europa occidentale che hanno rappresentato sugli arrivi dall’estero il 96% nel 1967 e il 58% nel 2016, nel corso di cinquant’anni hanno aumentato la loro presenza di un modestissimo 1,7% (aumento medio annuo 0,02%), passando da 509.093 a 515.063.
Le variazioni percentuali per Paese sono state le seguenti: Austria +18%, Belgio +28%, Danimarca -21%, Finlandia +53%, Francia +6%, Germania +3%, Gran Bretagna -85%, Irlanda +185, Lussemburgo +120%, Norvegia -4%, Olanda +42%, Svezia -76%; Svizzera +89%.
Pesante la perdita dai Paesi scandinavi e dalla Gran Bretagna che ha totalizzato una diminuzione di 102.935 arrivi.
Quanto alla Germania, che è l’unico Paese estero che supera i centomila arrivi, il raffronto 1967/2016 è improprio in quanto negli anni ’60 la provenienza dei turisti faceva riferimento alla sola ‘Germania Occidentale’, per cui dopo l’unificazione e il sensibile miglioramento dell’economia l’aumento del 3% può essere considerato un modesto risultato.
Nel 1967 dalla rilevazione della percentuale dei turisti arrivati secondo la nazionalità e l’organizzazione del viaggio, risultò che il 47,4% degli stranieri si era avvalso delle offerte delle agenzie di viaggio (turismo promosso dai tour operator).
Relativamente al mezzo di trasporto per raggiungere le nostre località di soggiorno risultò che dall’estero il 36% utilizzò l’aereo, con punte del 64,5% dalla Gran Bretagna e 88% dai Paesi scandinavi (turismo organizzato dei tour operator).

Aeroporto: il passato
A partire dalla fine degli anni ’50 lo scalo aereo riminese ha rappresentato l’asse portante del turismo organizzato proveniente dall’estero. Dai 50 aerei e 2mila passeggeri del 1958, si passò nel 1967 (primo anno dell’indagine dell’EPT di Forlì), all’arrivo di 3.575 aerei e 204.772 passeggeri (+10.129%, aumento medio annuo 127%). In quell’anno l’utilizzo dell’aereo quale mezzo di trasporto rappresentò il 27% degli arrivi dai 13 Paesi dell’Europa Occidentale sul litorale della provincia di Forlì nei mesi da maggio a settembre. Va ricordato che fino ai primi anni ’90 il traffico sull’aeroporto militare di Rimini (NATO), era consentito ai Paesi che ne facevano parte e a quelli amici quali Norvegia e Svizzera.
Se il raffronto 1967/2016 degli arrivi nelle due province dai 13 Paesi ha registrato un modesto aumento dell’1%, quelli arrivati in aeroporto dagli stessi Paesi sono diminuiti del 91%, passando da 191.072 a 17.160, per la totale perdita dei voli da Austria, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Norvegia, Svezia, e per la sensibile diminuzione dalla Germania e Olanda. Sul totale degli arrivi dall’estero – 891.264 – quelli arrivati in aeroporto hanno rappresentato il 13%.

Aeroporto: il futuro
Per una valutazione dell’andamento del traffico nei prossimi anni è opportuno tenere presente le previsioni del piano con il quale Airiminum 2014 ha vinto la gara indetta dall’ENAC per la gestione dell’aeroporto dopo il fallimento della società Aeradria, che chiuse il 2013 con un movimento di 562.830 passeggeri. La gestione del curatore fallimentare nel 2014, 10 mesi di attività, totalizzò un movimento di 473.103 passeggeri.
Se si raffrontano le prospettive del traffico passeggeri riportate nel “piano vincente” del 2014 (poco più di 2 milioni alla fine dei 30 anni di attività) con quelle indicate dall’amministratore delegato della nuova società nel suo intervento al convegno organizzato da Airiminum nel maggio 2017, nonché con i consuntivi del traffico 2016 e 2017, si rilevano grosse discordanze come di seguito riportate.

Esercizio 2016: previsione piano movimento passeggeri 737.000, consuntivo 236.918 (-68%);

esercizio 2017: previsione piano 852.00; relazione amministratore delegato al convegno maggio 2017: 340.000 (-60%); consuntivo 301.575 (-65%);

previsione piano anno 2037: 1.839.000; relazione amministratore delegato al citato convegno: 13 milioni (+607%).

Nel corso di 50 anni gli arrivi italiani e stranieri sono aumentati del 256%. Da 1.283.374 a 4.564.328.
All’aeroporto di Rimini c’è chi fa miracoli: dopo 20 anni di attività gli arrivi dei passeggeri aumenteranno del 4.233%. Da 150.790 a 6.500.000. Incremento medio annuo del 211%. Da quali mercati?

2018. Chi arriva e chi parte
Chi arriva. Da marzo del corrente anno la compagnia Ryanair, per la terza volta, tornerà a volare su Rimini ed effettuerà settimanalmente due voli per Londra, uno per Varsavia, uno per Kuna-Lituania. La previsione dei passeggeri in arrivo può essere calcolata in circa 31.000/anno.
Chi parte. La compagnia russa Ural, che attualmente effettua due voli alla settimana da Mosca, trasferirà il proprio operativo sull’aeroporto di Bologna.
A differenza del passato, la nuova gestione non pubblica i dati statistici per compagnia.
Nel 2012 il vettore Ural collegò Rimini con Mosca, Krasnodar, Ekaterinburg, Rostov, Samara. Complessivamente arrivarono 415 aerei, 79.220 passeggeri. La percentuale di riempimento dei voli fu del 90,2%.
Il saldo fra chi arriva e chi parte, nel caso in cui Ural avesse effettuato nel 2017 lo stesso programma voli, presenta una perdita di 48.200 passeggeri in arrivo.
Che fine hanno fatto gli arrivi dalle ‘tigri asiatiche’ (Vietnam e Corea) oltre a quelli dalla Cina, come dichiarò a suo tempo l’amministratore delegato della nuova società aeroportuale di Rimini in una intervista al Sole-24 Ore?
Di certo dalla Cina una serie di circa 60 voli a partire dal mese di giugno farà scalo a Bologna.

Sensoli e Sarti (M5S): aeroporto, passeggeri crollati di un terzo rispetto alle previsioni
“In soli tre anni AiRiminum ha abbattuto di un terzo addirittura il numero di passeggeri dell’aeroporto Fellini durante la gestione ‘provvisoria’ del 2014. Siamo passati dagli oltre 850mila, previsti per il 2017 nel piano con cui ottenne la gestione dell’aeroporto, ai 350mila realmente arrivati l’anno scorso a Rimini. Si tratta di un flop, per noi ampiamente prevedibile, e che necessita di un intervento immediato per far tornare il Fellini a una gestione realmente efficace ed efficiente”. Così Raffaella Sensoli e Giulia Sarti, rispettivamente consigliera regionale e portavoce alla Camera del MoVimento 5 Stelle, intervengono sul nulla osta dato dal Ministero dell’Economia e Finanze alla definitiva concessione trentennale dello scalo riminese ad Airiminum.
“Crediamo che sia necessario intervenire rapidamente – spiega Raffaella Sensoli – e chiederemo al prossimo Parlamento ed al prossimo governo di farlo per chiedere conto delle gravissime differenze fra realtà della gestione e promesse del progetto per vincere un bando. Chiederemo di rimuovere gli ostacoli a che l’aeroporto di Rimini possa tornare ad essere lo scalo aeroportuale della Romagna e della riviera. E fra gli ostacoli sembra esserci anche AiRiminum. Che però potrebbe riconvertirsi e dedicarsi alla campagna elettorale del PD. Perché lì apprezzano le forti differenze fra le promesse e la realtà”.
Sostengono le due esponenti del movimento 5 stelle che “quando AiRiminum si è presentata al bando di gara del 2014, costituendosi come società 4 giorni prima della scadenza del bando, i numeri parlavano di oltre 853mila passeggeri previsti nel 2017. Per quell’ambizioso e ‘platonico’ piano – aggiunge Giulia Sarti – si aggiudicarono la gara con il massimo del punteggio. La realtà ci dice che dopo 3 anni quelle promesse fatte nel piano di offerta sono state completamente disattese. In una situazione normale questo si chiamerebbe fallimento. Ma in una situazione ‘all’italiana’ questo si traduce in uno sblocco del nulla osta che mancava per la concessione trentennale definitiva. Tutto ciò naturalmente a camere sciolte, con forti incertezze sul futuro assetto politico del ministero dell’Economia e Finanze e quello delle Infrastrutture, trasporti e telecomunicazioni. Intanto, si sono portati avanti. Non si sa mai che qualcuno voglia o possa fare controlli più approfonditi. Magari oltre al 12% di AiRiminum che deteneva Buglisi, l’imprenditore messinese che magicamente compariva nei pizzini del boss di Cosa Nostra Lo Piccolo, si potrebbero anche scoprire i motivi che riescono a mantenere in piedi uno scalo con così pochi passeggeri, meno di quelli che riusciva a garantire la gestione provvisoria di Santini”.

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