Il Consiglio superiore di sanità dice no alla libera vendita di cannabis light

Il Consiglio superiore di sanità dice no alla libera vendita di cannabis light

Hanno i giorni contati i tanti punti vendita di cannabis light spuntati in quantità anche in provincia di Rimini? Il Consiglio superiore di sanità si è espresso: “Non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa" e per questo “raccomanda che siano attivate nell’interesse della salute individuale e pubblica misure atte a non consentire la libera vendita”. Contro la vendita si era da subito espressa San Patrignano.

Clamoroso pronunciamento del Consiglio superiore di Sanità, che non tarderà ad avere ripercussioni sui tanti negozi aperti in Italia, un migliaio, provincia di Rimini compresa (oltre che in città anche a Cattolica, Riccione, Santarcangelo, Bellaria).
Riflettori accesi sulle infiorescenze di canapa a basso contenuto di THC, denominata ‘cannabis light’ o ‘canna legale’ per intenderci. Il ministero della Salute, come riferisce Quotidianosanita.it, lo scorso febbraio ha richiesto un parere al Consiglio di sanità, che ora si è espresso: “Non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa” e per questo “raccomanda che siano attivate nell’interesse della salute individuale e pubblica misure atte a non consentire la libera vendita”. Spiega infatti che “non può essere esclusa la pericolosità della ‘cannabis light’” in quanto “la biodisponibilità di THC anche a basse concentrazioni (0,2-0,6%) non è trascurabile” e “il consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che possa produrre”. Per il CSS “non appare che sia stato valutato il rischio connesso al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni (età, presenza di patologie concomitanti, stato di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, etc..) così da evitare che l’assunzione inconsapevolmente percepita come ‘sicura’ e ‘priva di effetti collaterali’ si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, guida in stato di alterazione)”.

La libera vendita della cannabis light fece subito scattare l’allarme di una realtà esperta come la comunità di San Patrignano, dove martedì prossimo, in occasione del quarantesimo dalla fondazione della Comunità, arriva il presidente della Repubblica. Il dottor Boschini, nella intervista che concesse a Riminiduepuntozero, aveva spiegato bene i motivi di preoccupazione: “La prima cosa che colpisce e che fa riflettere è che questi negozi sono comparsi praticamente all’improvviso, non c’è stato un vero e proprio dibattito, ce li siamo trovati aperti, magari davanti alle scuole, punto e basta”, disse a proposito di punti vendita quali il CbWeed di Rimini. E alla domanda: le risultano studi scientifici per valutare l’impatto di questi prodotti venduti legalmente, perché con un thc che non supera lo 0,6 per cento, sugli assuntori?, aveva risposto: “Io non ho letto nulla al riguardo. Mi auguro comunque che non siano stati messi sul mercato senza valutazioni scientifiche. Ricordo molto bene che anni fa venne messa in circolazione la salvia divinorum, legale anche se sostanza psicotropa, e in Italia veniva venduta negli smart shop. Poi a seguito di valutazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, alle quali diedi anche il mio contributo, emerse la sua dannosità e nel 2005 il Ministero della Salute ha inserito la pianta e il suo principio attivo (salvinorina A) nella lista delle sostanze vietate”. In realtà, a quanto pare, il pronunciamento del CSS arriva proprio solo dopo che centinaia e centinaia di negozi hanno aperto i battenti.

Anche per la cannabis, aveva chiarito Boschini, si scoprirono gli effetti collaterali solo molti anni dopo e fu uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet ad evidenziare un netto aumento del rischio di sviluppare psicosi a distanza di anni nelle persone che da giovani avevano fumato spinelli.

Ora si tratta di capire quali conseguenze avrà il pronunciamento del CSS sui tanti shop di cannabis light spuntati come funghi a seguito della entrata in vigore della legge numero 242 del 2 dicembre 2016: “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”. Il ministro della Salute Giulia Grillo ha richiesto un parere all’Avvocatura dello Stato “anche sulla base degli elementi da raccogliere dalle altre amministrazioni competenti (Presidenza del Consiglio e Ministeri dell’Interno, Economia, Sviluppo economico, Agricoltura, Infrastrutture e trasporti)” e sulla scia di queste indicazioni ha già annunciato che assumerà “le decisioni necessarie, d’intesa con gli altri ministri”. Si apre quindi – seppure con notevole ritardo – la strada per un intervento legislativo in materia che potrebbe anche portare alla chiusura dei tanti punti vendita di cannabis light. “Sarà opportuno, ora che le Commissioni parlamentari sono costituite, promuovere una rapida discussione sul documento prodotto dal Consiglio superiore di sanità per valutare le iniziative da intraprendere”, hanno già sostenuto i senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri e Maria Rizzotti. Anche il presidente della comunità di San Patrignano Antonio Tinelli, era stato lapidario: “I giovani vanno spinti a trovare e scoprire le loro passioni, non a scoprire il negozio di cannabis più vicino casa loro, legale o meno che sia”.
Paradossalmente, invece, le amministrazioni comunali non hanno battuto ciglio sulla vendita della cannabis light anche vicino alle scuole, mentre fanno le barricate contro il gioco d’azzardo, che comunque miete meno vittime di droghe e alcol, come attestano anche i rapporti sulle dipendenze patologiche stilati dall’Ausl Romagna.

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