Il costituzionalista del Meeting per il renzismo fra i popoli

Il costituzionalista del Meeting per il renzismo fra i popoli

I padiglioni fieristici riminesi sono diventati il trampolino di lancio di alcune grandi carriere del renzismo. E alla fiera ciellina c'è anche un alt

I padiglioni fieristici riminesi sono diventati il trampolino di lancio di alcune grandi carriere del renzismo. E alla fiera ciellina c’è anche un altro fiorentino che imperversa: Andrea Simoncini. Il docente di diritto costituzionale e dirigente del movimento che ha gettato le basi teoriche per l’approdo di Cl ai “nuovi diritti”.

«Ero uno di quelli che riteneva, e lo ritengo anche oggi, che i partiti […] diventino grandi, perché è l’unica cosa che conta»: chi l’ha detto, Mao-Tse-Tung? No, nel suo piccolo Matteo Renzi. E l’ha detto al Meeting di Rimini, nella seconda delle sue tre partecipazioni, ancora prima di diventare sindaco di Firenze.
Dunque, non è da ieri ma da vari anni che nella fiera ciellina di fine agosto si tributa spazio ai sogni di partito dell’attuale presidente del Consiglio.
Confessava il boyscout nello stesso incontro, nel 2008, avendo al fianco tale Denis Verdini: «so che il successo passa attraverso il consenso, so che il consenso si ottiene anche con elementi che non sono solo questi ma sono anche far sognare la gente, non voglio dire ingannare perché questo sarebbe sbagliato, ma insomma stimolare sotto certi aspetti».
Consenso, successo, partito unico, sognare, ingannare, «insomma stimolare»: questo passa oggi il convento Meeting.
Non solo: i padiglioni fieristici riminesi sono diventati pure il trampolino di lancio di alcune grandi carriere del renzismo.
Esempio clamoroso. Siamo alla vigilia dell’incontro con Renzi all’Auditorium B3, quello dove disse fra l’altro «io non volevo venire al Meeting di Rimini, non volevo venire», chissà, l’avranno costretto. Alle ore 19 del 24 agosto 2015, in una saletta si parla di “tecnologia: grande bene o idolatria”. Tavola rotonda con il numero due del giglio magico, quello che pagava la casa a Renzi, Marco Carrai. Accanto a lui quattro scienziati e manager: Cingolani, Ibarra, Rasetti e Pammolli. Dice il moderatore all’inizio: «Marco Carrai, presidente Cambridge Management Consulting Labs Srl, è colui al quale si deve anche gran parte dell’ideazione di questo incontro e dei nomi che sono qui questa sera». Lo rivelò all’epoca un articolo di Formiche.net, con comprensibile stupore: ma come, il Meeting si fa ordinare dal braccio destro di Renzi chi invitare alle conferenze e chi no? Altro che «irrevocabile distanza critica» dai politici che don Giussani voleva nel movimento cattolico da lui fondato (vedi puntata precedente).
Passano pochi mesi dall’incontro di Rimini, et voilà: a Cingolani il governo Renzi affida la direzione di Human Technopole Italia 2040, progetto scientifico di riconversione delle aree Expo a Milano. A dirigere le singole branche del tecnopolo, vengono messi Rasetti e Pammolli. Quest’ultimo per non farsi mancare niente è infilato su pressione dell’esecutivo italiano anche al Fondo Juncker. E Carrai? Palazzo Chigi lo vuole a capo della cyber-sicurezza nazionale, ma la cosa è ferma per l’opposizione della CIA. Ibarra è già a posto di suo, a capo della Wind. Quasi tutti i componenti della serata “di vigilia” al Meeting li troviamo poco tempo dopo ben accomodati.
Veniamo al moderatore: Andrea Simoncini, chi era costui?
E’ un fiorentino, docente di diritto costituzionale, si dice punti a un posto al CSM, ma è solo una chiacchiera di maligni. Per ora. E’ fra i dirigenti di C.L. più vicini a Carrón. In varie città d’Italia ha presentato il libro del sacerdote spagnolo “La bellezza disarmata”, insieme a Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera con un debole per il collettivismo (eccetto la villa con piscina strettamente private). L’ex leader di Rifondazione comunista in quelle occasioni ha proposto per i cattolici un nuovo “non expedit”, ma C.L. – pur dialogante con lui su tutto – da quell’orecchio non ci sente.
Infatti, tornando a Simoncini, lo vediamo partecipare come relatore e moderatore al Meeting 25 volte, nella maggior parte dei casi su temi di politica e istituzioni.
Il suo debutto sul palco riminese risale al 2003 con una tavola rotonda sulla costituzione europea, ai tempi dell’aspro dibattito sul riferimento alle radici cristiane nel preambolo. Concludendo diceva Simoncini: «riportare una voce religiosa nello spazio pubblico non è per escludere altre voci, ma ridà dignità a tutte le ipotesi».
Passati gli anni, le sue idee hanno avuto una mutazione.
Infatti lo troviamo nel 2009, in un editoriale sul giornale online che fa riferimento a Giorgio Vittadini, ilSussidiario.net, molto più pragmatico, bipartisan, possibilista sul delicatissimo tema del fine vita.
«A vederla da questa parte dell’Oceano – scrive dall’America il costituzionalista – non riesco a capire come ci si possa opporre all’idea di una legge sul testamento biologico». Secondo il fiorentino a stelle e strisce il problema è «tipico delle discussioni italiane: se parli male del Milan vuol dire che sei dell’Inter… ma chi l’ha detto?»: efficace metafora baristica sulla voglia di tenere i piedi in due scarpe. L’ardito Simoncini la butta sul versante orografico: a suo parere va fatta «una legge di principi, una legge “alveo”, non una legge “fiume”»: va a capire. «Una legge che fissi alcuni “paletti”»: sulla precisione concettuale lasciamo il giudizio ai lettori. Sta di fatto che non se ne fece nulla, né alveo né fiume, né foce né estuario.
Il punto però è un altro, e cioè quali sono i riferimenti di Simoncini. Sostiene: «Noi (dico, noi europei), figli di Hobbes e Rousseau, continuiamo ad avere l’idea che la legge debba essere la verità (la volontà generale), mentre qui (negli Stati Uniti) i figli di Locke e di Madison hanno l’idea che la legge non può essere la verità, la legge è una sistemazione pratica che diamo ai problemi comuni». Quindi la civiltà giuridica europea sarebbe riducibile all’homo homini lupus di Hobbes, al buon selvaggio e al contratto sociale di Rousseau. Teorie alle quali Simoncini preferisce il pragmatismo di Locke e il pluralismo di Madison (introdusse in USA la piena libertà di culto).
Consigliamo per un confronto alcuni paragrafi del catechismo Wojtyla-Ratzinger: sui fondamenti della legge la pensano un po’ diversamente.
L’esito di apertura alle leggi sui cosiddetti “nuovi diritti” anche in Italia, si concretizza nel Meeting 2014, quando in un incontro Simoncini implora la platea di «accettare la sfida in modo positivo, senza demonizzare questi nuovi diritti, che sono espressione di desideri buoni ma che non possono garantire risposte adeguate». Pazza idea: non va bene ma va bene lo stesso, niente muri.
Di qui si arriva dritti dritti al “niente muri” del 2015 (unioni omosessuali, «la questione è quale tipo di riconoscimento dare», occorre «un dialogo che non costruisca muri», don Carrón sul Corriere della Sera). Finché nel 2016 l’attuale leader di C.L. lascia naufragare il barcone del Circo Massimo nell’infido mare della politica, e la risicata pattuglia NCD (ciellino Lupi in testa) può così ripescare con ciambella di salvataggio la legge Cirinnà ormai spacciata.
Il più felice? Renzi. E così torniamo al punto da cui eravamo partiti, il lungo fidanzamento col renzismo portato avanti al Meeting a bordo piscine ovest della Fiera. Cosa non si fa per conquistare, non diciamo la stima ma un buffetto nella guancia da parte dei poteri che contano.
Ma il quadro del corteggiamento al partitone unico demo-laicista non è completo finché non incastoniamo un’ulteriore tessera nel mosaico. Alludiamo ad un’altra presenza fissa al Meeting che di qui ha spiccato il volo per…
Alla prossima tornata.

Come promesso, tutto di questo articolo è documentato per iscritto e non frutto di invenzione.

L’unica cosa che conta per Renzi
Renzi «non volevo venire»
Carrai ordina, il Meeting esegue
Carrai a cena, con seguito
Le nomine dopo Expo
Non facciamoci mancare niente
Fine vita secondo Simoncini
Hobbes, Locke e Rousseau in pillole
Rapporto fra leggi civili e Legge eterna, vedi paragrafi n. 1952 e n. 1959 (Wojtyla-Ratzinger)
Simoncini morbido sui “nuovi diritti”
Carrón niente muri

Renzo Mattei

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