Il festival degli annunci della sinistra: ponti, strade, sottopassi, mercati ittici a tutta randa

Il festival degli annunci della sinistra: ponti, strade, sottopassi, mercati ittici a tutta randa

Ci sono anche Berlusconi e i commercianti infuriati sugli esperimenti al ponte di Tiberio

Rassegna stampa mattutina col punto esclamativo. Eccetto il fallimento di Gnassi, “infuriato” con Poste Italiane, nella vertenza sull’ufficio di via Mantegazza.

Riminesiduepuntozero, buongiorno! Con punto esclamativo, perché la rassegna stampa mattutina è frizzante e bollicinante come se all’improvviso la città e la provincia stessero risolvendo tutti i loro problemi!
Ecco gli annunci (della sinistra):
«Con dieci milioni sistemiamo ponti, frane, asfalti e alberature» (chi parla è Riziero “Pontiere” Santi, che secondo il Carlino Rimini «gongola dopo che il ministro Paola De Micheli ha annunciato “6 milioni per la Provincia di Rimini quest’anno da utilizzare per le strade”»);
«Un nuovo mercato ittico per Rimini» (copyright Ministra Teresa Bellanova);
«Sui danni dei cinghiali pronti i rimborsi» (bis della Bellanova);
«Comune al lavoro per la nuova viabilità», «già in corso» la progettazione per l’alternativa al ponte di Tiberio (sono passati duemila anni…);
e per finire, «crolla il muro della stazione», non uno ma «tre sottopassi»!
Andando a grattare la vernice dei proclami, però, le cose appaiono un po’ più in chiaroscuro.
Per i sottopassi in zona stazione, l’unico dei tre attualmente esistente deve essere rifatto, ma il progetto esecutivo ancora non c’è: «Nell’ambito del protocollo d’intesa tra Ferrovie, Regione e Comune di Rimini, si avvicinano i lavori per il sottopasso del Grattacielo», dice Newsrimini.it. Quanto agli altri due, non vengono forniti i tempi di realizzazione, siamo nel vago.
I dieci milioni di cui parla il presidente della Provincia? Sono calcoli suoi, citiamo dal Carlino: «Noi abbiamo già in programma di utilizzare nel Piano di investimenti 2020 – spiega Santi – la cifra di 3,6 milioni di euro. Il totale a questo punto è sui 10 milioni. In più abbiamo chiesto ulteriori finanziamenti per tre progetti su altrettanti ponti, uno dei quali quello di Verucchio, che ha già ottenuto 2,2 milioni».
Anche sul mercato ittico all’ingrosso, questione irrisolta fin dagli Anni Novanta, non sembra che siamo molto avanti: «Sul mercato ittico il Comune ha inviato nei mesi scorsi un dossier al ministero per poter procedere con la costruzione della struttura sulla via sinistra del porto», «il ministro ha annunciato che entro la fine del mese verrà analizzato il dossier», spiega il Carlino. Quindi per ora è un passaggio di faldoni, che ci mettono mesi per arrivare da Rimini a Roma, ed altri mesi per essere letti.

Post scritto: in tutta questa esaltazione per la soluzione ai problemi dei ponti, dei mercati, dei sottopassi e della viabilità, un dato triste è quello del fallimento di palazzo Garampi sulla questione di via Mantegazza. Ieri il sindaco di Rimini Andrea Gnassi (nella foto), attorniato dai fidi assessori Eugenia Rossi Di Schio e Mattia Morolli, ha incontrato i dirigenti di Poste Italiane e si è «infuriato», racconta il Carlino, perché l’azienda ha confermato la chiusura dell’ufficio postale di Marina centro. Ma invece di perdere la calma, era meglio se leggeva la posta il 27 settembre 2019, giorno in cui ha ricevuto la comunicazione del provvedimento, anziché dormire per oltre cento giorni (vedi). Già nei mesi precedenti i sindacati avevano protestato per una programmazione aziendale che cambiava le cose per molti lavoratori e cittadini, al Gros e altrove. Dov’era il sindaco quando si poteva battere il ferro a caldo e chiedere a Poste Italiane di tornare sui suoi passi?

Sperimentazione fasulla sulla chiusura natalizia del ponte di Tiberio

«Chiudere il ponte di Tiberio per sei mesi senza un’alternativa è un suicidio viario per la città». Dice Graziano Toccafondo, della Ferramenta del borgo.
«L’hanno chiamata sperimentazione ma la chiusura durante le festività natalizie non è indicativa perché c’erano scuole e varie aziende chiuse, tanta gente in ferie. Chiudere per sei mesi ci preoccupa: quando crolla il passaggio le attività commerciali ne risentono. Poi i parcheggi: il Tiberio è sempre pieno di gente che va in centro. I nostri clienti si lamentano». Dice Massimo Maioli, Emporio Verde.
«Non ha senso la sperimentazione a Natale, nè lo ha chiuderlo in base a quei risultati; poi serve un’alternativa vera». Dicono dalla Tabaccheria de borg.
«L’esperimento andava fatto ora, con Sigep e scuole aperte; chiudere il ponte per sei mesi sarà un disastro». Dice Edi Andreoli, de L’ottica del borgo.
«Soprattutto serve un’alternativa viaria, se no diventa un problema per cittadini e commercianti». Dicono da Pausa Caffè.
«Siamo d’accordo con la chiusura ma solo se c’è un’alternativa, il ponte a mare dell’Obi non risolve niente». Dice Sergio Franceschini, fotografo.
«Il ponte a mare dell’Obi non è risolutivo, non risolve il problema. Ma l’esperimento sul traffico va fatto in momento di carico: con una fiera importante, o in una giornata di pioggia, con scuole e attività tutte aperte». Dice Toccafondo. «Inoltre – aggiunge – quando passerà il Metromare per la Fiera in via Matteotti, di lì spariranno quasi tutti i parcheggi. Sarà un disastro per le attività economiche».
E i favorevoli chi sono? Pochini. Il residente del borgo San Giuliano Paolo Zannoni: «Il ponte di Tiberio va chiuso, 2000 anni di servizio sono tanti». Stefano Tonini, della Società de’ Borg: «Noi siamo d’accordo per una sperimentazione anche di lungo periodo, come quella annunciata nei giorni scorsi dall’assessore Frisoni: l’obiettivo finale è la chiusura definitiva al traffico del ponte di Tiberio».
Opinioni raccolte da Mario Gradara che si possono leggere sul Carlino Rimini di oggi.

Berlusconi: il modello Emilia Romagna? Un sistema di potere che ha impedito il rinnovamento
Domanda del direttore del Quotidiano Nazionale – Il Resto del Carlino Michele Brambilla, a Silvio Berlusconi: «L’Emilia-Romagna ha fama comunemente accettata di regione ben amministrata, da molto tempo. Insomma la sinistra vanta una tradizione positiva da decenni, è stata considerata un modello da seguire anche all’estero. Perché mai i suoi cittadini dovrebbero aver voglia di cambiare?». Risposta di Berlusconi: «Non sono d’accordo. Il modello Emilia-Romagna non è stato creato dalla classe dirigente di sinistra, è stato creato dalla laboriosità, dall’impegno, dalla coscienza civile dei cittadini emiliani e romagnoli. Su questo il Pci ha storicamente costruito un sistema di potere che ha bloccato la concorrenza, ha impedito il rinnovamento. E infatti il sistema Emilia-Romagna è in sofferenza da molti punti di vista. I principali indicatori economici sono negativi». Nell’intervista pubblicata oggi Berlusconi si dice “ottimista” sul risultato di domenica, «perché tutti i segnali che ci vengono dall’Emilia-Romagna, come del resto dalla Calabria, sono di una voglia di cambiamento diffusa anche fra coloro che tradizionalmente votavano a sinistra. Una svolta in Emilia-Romagna sarebbe salutare per tutti, persino per il Pd: settant’anni di potere ininterrotto logorano anche la migliore classe dirigente, e non credo proprio che si possa definire così quella passata dal Pci al Pd attraverso i vari cambiamenti di nome, ma senza mai cambiare né facce né mentalità. Il 26 gennaio è un’opportunità storica, che i cittadini non si faranno sfuggire».
Altra domanda: «Se il centro-destra vince in Emilia-Romagna cade il governo?». Risposta di Berlusconi: «Se vince il centro-destra in Emilia-Romagna cambia la storia del nostro paese, perché la sinistra dimostra di non essere più rappresentativa dei tradizionali ceti di riferimento neppure nelle sue storiche roccaforti».

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