Il gran rifiuto del generale Cecchi: “Ho restituito il dividendo Carim”

Il gran rifiuto del generale Cecchi: “Ho restituito il dividendo Carim”

L'aveva preannunciato ed ha mantenuto la parola. L'ex comandante della Guardia di Finanza di Rimini, Enrico Cecchi (nella foto), lo scorso dicembre ha

L’aveva preannunciato ed ha mantenuto la parola. L’ex comandante della Guardia di Finanza di Rimini, Enrico Cecchi (nella foto), lo scorso dicembre ha ufficialmente restituito a Banca Carim i dividendi percepiti in qualità di socio dell’istituto di credito presieduto da Sido Bonfatti. La cifra è pressoché simbolica (32,14 euro), ma quel che conta è il gesto. Dirompente, almeno nelle intenzioni del diretto interessato.
Il motivo del gran rifiuto? Nel suo infuocato intervento alla assemblea degli azionisti Carim, Cecchi aveva detto: “Rinuncio ai miei dividendi a favore delle riserve e degli accantonamenti della Carim. Tutti i dividendi vadano a tutela del patrimonio della Carim e non un centesimo vada alla Fondazione”. Sulla quale non da oggi il generale lancia strali: accuse di cattiva gestione, di eccessive spese interne e tanto altro. La sua è una vera e propria battaglia personale ingaggiata contro i vertici di Fondazione e Carim, che lo ha anche visto presentare esposti all’autorità giudiziaria.
“Il commissario straordinario, nel commentare la sua relazione illustrativa all’assemblea Carim il 27 settembre 2012, a causa della mostruosa perdita di esercizio di 187 milioni di euro, aveva escluso la possibilità di distribuzione di dividendi fino a che l’assetto bancario della Carim non garantisse un adeguato consolidamento”, ha tuonato Cecchi in assemblea. “Il Piano Industriale 2011-2015 dell’Emittente, al fine di favorire l’accrescimento delle risorse patrimoniali non prevedeva la distribuzione di alcun dividendo nel periodo”.
E allora come mai, si chiede Cecchi, i dividendi sono stati distribuiti? “Dopo una pessima semestrale 2013 ed un oscuro bilancio di fine anno dove, a fianco di nuovi 159 milioni di euro di “crediti in default” e 40 milioni di euro di accantonamenti prudenziali sui crediti, appare un magro utile di 5,9 milioni di euro, cifra curiosamente vicina a quella della rivalutazione delle quote detenute nel capitale della Banca d’Italia che è di 5,2 milioni di euro, disattendendo i commissari, oggi è in atto una alchimia bancaria per continuare ad alimentare il principale problema di questa banca: la Fondazione”. Accuse robuste, com’è nello stile di Cecchi. Il quale tira dritto per la sua strada e non fa sconti, cominciando lui stesso a dare un segnale in controtendenza con la restituzione del dividendo, appunto.
Il dividendo relativo all’esercizio 2013 è stato infatti approvato dall’assemblea ordinaria del 28 aprile 2014, per un valore di euro 0,0287 per azione.
Lo stesso bilancio sul quale Cecchi spara bordate, per Carim è invece indice di “piena ripresa”, evidenziata proprio dal ritorno all’utile e dal dividendo per gli azionisti (l’ultimo era stato distribuito nel 2009).

Nel mirino di Cecchi c’è anche la mancata azione di responsabilità verso i precedenti amministratori della banca: “I 159 milioni di euro di ‘crediti in default’ sono da imputare alla mala gestio dell’attuale gruppo dirigente o a quello precedente? E se è imputabile a quello precedente, che iniziative sono state prese dal punto di vista civile e penale dal nuovo cda?”. Carim che fa? Se da una parte il presidente Bonfatti ha sostenuto che “non ci sono tracce di malversazione” e quindi un’azione di responsabilità non avrebbe successo, dall’altra il dibattito interno alla banca su questo tema e in particolare da parte del Comitato piccoli azionisti, continua ad essere vivace e per nulla accantonato. Una lettera recente del Comitato è tornata a chiedere con forza al presidente Bonfatti che la banca promuova l’azione di responsabilità.
C’è poi il giallo della convocazione dell’assemblea ordinaria degli azionisti, che porta la firma del presidente Bonfatti. Si sarebbe dovuta tenere alle ore 11 del 23 ottobre scorso con all’ordine del giorno un unico argomento: “Azione sociale di responsabilità ex art. 2393 Codice Civile”. L’assemblea non si è mai svolta perché è stata revocata quattro giorni dopo averla convocata. Banca Carim sostiene che quella azione di responsabilità non riguardava i deposti vertici Carim ma una società nei confronti della quale la banca vanta un forte credito. I piccoli azionisti ribattono invece che l’assemblea, poi saltata, fosse proprio nata per regolare i conti coi timonieri dell’istituto di piazza Ferrari sanzionati anche dalla Banca d’Italia.
Acque sempre agitate in Carim e Fondazione. L’ultima scossa arriva da una lettera firmata da due soci di quest’ultima che, fra le altre cose, sostengono che ci sarebbe il rischio di dovere ricorrere ad una nuova ricapitalizzazione.

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