Il lavoro nero a Rimini? Colpa del reddito di cittadinanza. Morolli fa l’economista

Il lavoro nero a Rimini? Colpa del reddito di cittadinanza. Morolli fa l’economista

Il reddito di cittadinanza è stato convertito in legge ieri, però a Rimini è già sua la colpa del lavoro nero. Perché due soggetti si sono presentati in altrettanti alberghi con strane intenzioni. In Riviera lavorare non in regola è un fenomeno anomalo: non si era mai visto prima che al governo andassero 5 stelle e Lega. L'assessore Mattia Morolli dice la sua.

“Il timore e dubbi ci sono sempre stati ma, in questi giorni, purtroppo si accentuano allarmi rossi diffusi. E arrivano da diversi comparti dell’economia e dei servizi locali: c’è un rischio concreto che alcune nuove misure possano incrementare, se contemporaneamente non si accentuano i controlli di legge, il fenomeno del lavoro nero. In particolare relativo alla realtà del lavoro stagionale”. Parola di Mattia Morolli (in una foto di qualche anno fa con Matteo Renzi), assessore comunale al lavoro oltre che alla scuola. Da dove trae questa conclusione? Probabilmente dalle articolesse pubblicate stamattina sulla stampa locale, perché aggiunge che “le prime segnalazioni di lavoratori che si offrono in “nero” a settori della filiera turistica (e non solo) della riviera sono spie di un potenziale rinvigorirsi di una piaga sociale che non possiamo più permetterci; quella del lavoro nero e, con esso, di una sacca di lavoro dequalificato e dequalificante per tutto il nostro sistema produttivo e sociale”.

Dei lavoratori che si offrono in nero, e che evidentemente Morolli ritiene siano un fenomeno anomalo in Riviera, si è letto oggi non senza stupore. A meno che non si stia parlando di un’altra Riviera rispetto a quella che da decenni vanta il primato del “nero”, come attestano sindacati, ricerche, libri, inchieste giornalistiche che parlano di un “esercito di lavoratori in nero”, realtà come quella del comitato “Schiavi in Riviera” che denuncia la piaga non da oggi, gli esiti dei controlli svolti dalla Guardia di finanza e tanto altro. Ma quanti sono questi casi di lavoratori che si sono presentati negli hotel mettendo in relazione la richiesta di essere assunti non in regola con il fatto di avere presentato domanda per accedere al reddito di cittadinanza? Secondo il Corriere di Rimini, che virgoletta quanto riferito dalla presidente Aia Patrizia Rinaldis, “sono casi isolati, un paio”. Secondo il Carlino, che si avvale sempre della fonte albergatori, sarebbero “diversi” i gestori di hotel “rimasti di stucco” davanti alla proposta indecente. Ma poi continuando a leggere l’articolo pare siano sempre quei due.

Morolli ce l’ha col reddito di cittadinanza, ed è lecito che un amministratore del Pd esprima riserve su questo provvedimento. Per rafforzare la propria tesi, tira in ballo anche i dati elaborati dalla CGIA di Mestre, che “ipotizzano addirittura che circa la metà della platea dei teorici destinatari di tale misura potrebbe essere composta da persone che lavorano in maniera irregolare. Buona parte dei percettori del reddito di cittadinanza potrebbe potenzialmente ottenere questo sussidio nonostante svolga un’attività lavorativa in nero, sottraendo illegalmente alle casse dello Stato un’ingente quantità di imposte, tasse e contributi previdenziali. Basterebbe un numero molto più ridotto di quelli previsti dalle ricerche nazionali per avere già effetti seri soprattutto in un territorio con caratteristiche economiche peculiari come il nostro. Non possiamo permettercelo”. Dati ufficiali ancora non ce ne sono anche perché il reddito di cittadinanza è stato convertito in legge a seguito dell’approvazione del “decretone” avvenuta ieri. Poi è più che giusto monitorare un provvedimento che dubbi ne apre di certo, e il tema di “tornare alla cultura del lavoro” e alle “agevolazioni che vanno date per favorire l’occupazione”, come afferma il presidente di Confesercenti Rimini, Fabrizio Vagnini, è più che ragionevole.

Ma fa un po’ ridere che la sinistra al governo di questo territorio si stracci le vesti davanti al lavoro nero che starebbe per impennare a Rimini grazie al reddito di cittadinanza. E che Morolli dica che “non possiamo permettercelo” quando tutti sanno che la Riviera è diventata l’industria del turismo che conosciamo anche a causa del lavoro irregolare e della evasione fiscale, fa doppiamente sorridere. “Come Comune non intendiamo indietreggiare di un solo passo sul contrasto al lavoro irregolare ma, anche alla luce di queste prime avvisaglie, chiederemo formalmente di potenziare ancor di più frequenza e portata di controlli e sanzioni“, chiosa l’assessore. Bene se il Comune deciderà di fare sul serio. Ma il sospetto è che anche l’estate 2019 passerà come tutte le altre. D’altra parte, sempre a proposito di sommerso, non c’è bisogno di essere degli scienziati per sapere quello che attestano addirittura i dati ufficiali: 1 milione 300mila arrivi e oltre 14 milioni di presenze. E’ questa la differenza esistente fra arrivi e presenze che il sistema ricettivo denuncia (dati Istat) e quelli che l’Osservatorio turistico della Regione Emilia Romagna stima invece effettivamente in Riviera.

 

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