Il Meeting dei 40 anni fa rotta su Wojityla: “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”

Il Meeting dei 40 anni fa rotta su Wojityla: “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”

Una poesia che apre uno squarcio sulla radice della esistenza cristiana sarà il filo conduttore della prossima edizione del Meeting di Cl, quello dei 40 anni. Gli organizzatori tracciano un bilancio positivo dell'evento. Il prossimo sarà l'ultimo a guida Emilia Guarnieri? Chi vivrà vedrà.

«Nella folla in cammino verso il luogo del Supplizio — ti / Apristi un varco a un tratto o te lo aprivi dall’inizio? / E da quando? — dimmelo tu, Veronica. / Nacque il tuo nome nello stesso istante in cui il cuore / divenne l’effige: effige di verità. / Nacque il tuo nome da ciò che fissavi. / Così intenso il tuo desiderio di vedere, sorella, / così intenso il tuo desiderio di sentire che il tuo sguardo è arrivato, / così intenso il tuo desiderio di sapere che l’effige / è nel cuore. / La visione è uno spazio dell’anima. / Dici allora: / voglio essere vicina, così vicina / che nessun vuoto si presenti in un distacco da Te, / che la Tua assenza non ritorni. / Nella folla in cammino verso il luogo del Supplizio — / ti apristi un varco a un tratto o te lo aprivi dall’inizio? / E da quando? — dimmelo tu, Veronica». (Karol Wojityla, il nome)

Sarà un verso poetico di Karol Wojityla ad indicare la rotta del Meeting del quarantennale, quello del 2019: “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”. Contenuto in una poesia che apre uno squarcio sulla radice della esistenza cristiana, piantata nell’Uomo di Nazareth. “Un titolo in piena continuità con i contenuti di quest’anno. Se nel 2018 abbiamo messo al centro la persona, l’uomo che cerca la felicità e fa esperienza di essa, l’anno prossimo andremo ulteriormente al fondo per scoprire da dove può nascere il volto, la fisionomia della persona”, commenta Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting. E’ un verso caro da tempo a Cl, che lo utilizzò nel 2005 per fissare su Tracce (il mensile del movimento) la ricchezza del pontificato di Giovanni Paolo II.

Gli organizzatori tracciano un bilancio positivo della edizione che si chiude oggi. E lo fanno con alcune testimonianze di chi in fiera c’è stato e si è imbattuto con fatti e persone: “Cosa ho visto a Rimini? Visitando la mostra su papa Francesco ho pianto di commozione tutto il tempo, e poi mi è successo lo stesso con quelle dedicate a Brunelleschi e a Giobbe”. CosìAlberto Campo Baeza, uno degli esponenti di punta dell’architettura contemporanea. O la giovane scrittrice argentina Veronica Cantero Burroni: “Essere felici è essere abbracciati”. O un visitatore che si è ricreduto sull’evento e ha lasciato questo messaggio: “Il Meeting? Per me era il male assoluto. Oggi che l’ho visitato ho capito quanto sono stato stupido a non esserci mai stato. Il Meeting è un’esperienza, va vissuto, di qualsiasi pensiero, nazionalità, religione voi siate”.

Secondo Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, “per contrastare il declino occorre puntare sulla persona, dare spazio al racconto di chi diventa imprenditore di se stesso anche nella ricerca del lavoro, favorire il dialogo tra persone di diversa religione, cultura, orientamento politico, come avvenuto con l’Intergruppo per la Sussidiarietà. Otto giorni di Meeting dimostrano che tutto questo è pratica vissuta e contributo reale alla vita del Paese, non utopia. Non a caso l’edizione di quest’anno ha rappresentato il segnale della ripartenza dopo la tragedia di Genova, attraverso la presenza del presidente Toti, del sindaco Bucci, dei parlamentari, ma anche il momento di una riflessione organica su quanto accaduto, con le voci del Porto di Genova, dei terminalisti, di RFI e con i convegni sulle grandi opere e il rapporto fra infrastrutture e mobilità”.

È stato il Meeting di Giobbe, (“l’uomo che non vuole sfuggire alle domande drammatiche della vita, a cui sono stati dedicati la principale mostra e un grande incontro”) ma anche dei messaggi corroboranti di papa Francesco e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del sottosegretario Giorgetti, di Romano Guardini, del grande spettacolo al ponte di Tiberio (“che grazie anche alla nuova traduzione è stato rappresentato per la prima volta in Italia, per di più valorizzando il rapporto con Rimini attraverso la spettacolare location del Ponte di Tiberio che ha attirato cinquemila persone”, spiega il responsabile degli spettacoli del Meeting Otello Cenci) dei volontari. “Foltissime la presenze (ne fa fede il numero di scontrini della ristorazione, superiore del 5% rispetto al 2017), il fundraising che tocca un nuovo record con 120mila euro di raccolta (centomila l’anno scorso), e naturalmente i 234 incontri (quasi raddoppiati i 118 dell’anno scorso) con 528 relatori (327 nella scorsa edizione), le 14 esposizioni, i 18 spettacoli, le 32 manifestazioni sportive. Il tutto in 130mila metri quadrati di Fiera (21mila dedicati alla ristorazione), con l’apporto di 2.927 volontari, il vero cuore pulsante della kermesse che ne mostra l’aspetto di gratuità. Quanto al capitolo costi, il Meeting 2018, che percepisce scarsissimi contributi pubblici, ha un budget di 5 milioni 972mila euro, le entrate principali sono i servizi di comunicazione per le aziende (3 milioni 550mila euro) e gli introiti dalla ristorazione (1 milione 104mila)”.

“E così, accompagnando e vivendo da tanti anni l’evoluzione e il travaglio del Paese, il Meeting si avvia a concludere il quarto decennio della sua storia”. Sarà l’ultima edizione a guida Emilia Guarnieri? La voce circola. Fra un anno la conferma o la smentita.

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