Il Meeting di Rimini a trazione “tedesca”? Emilia Guarnieri verso l’addio, il favorito è Scholz

Il Meeting di Rimini a trazione “tedesca”? Emilia Guarnieri verso l’addio, il favorito è Scholz

Dopo 26 anni la presidentissima si presenta al rinnovo del consiglio di amministrazione "in uscita". Colui che potrebbe essere il suo successore non viene dalle periferie del mondo. E' un volto noto del Meeting e a lungo numero uno della Compagnia delle Opere. Che effetto fa il capo della manifestazione ciellina made in Rimini che risponde al nome di Bernhard?

Il Meeting di Cl si trova davanti ad una svolta epocale. Pare sia venuto il momento per la storica presidente, prima dell’associazione e poi della Fondazione (istituita nel 2008) Meeting per l’amicizia fra i popoli, Emilia Guarnieri, di passare la mano dopo 26 anni di comando ininterrotto, seguito a quello del marito Antonio Smurro (dal 1980 al 1992). Dopo avere festeggiato il quarantennale della manifestazione nel 2019 si prepara a cedere lo scettro? E’ questa l’aria che tira.
L’11 marzo prossimo è fissata l’assemblea dei soci del Meeting che dovrà eleggere il nuovo consiglio di amministrazione e quello che potrebbe concretizzarsi è un passaggio di cui si vocifera ormai da qualche anno. L’ingresso di Emmanuele Forlani alla direzione, che Riminiduepuntozero svelò con largo anticipo già nell’agosto del 2018 (qui) e poi nell’ottobre dello stesso anno (qui), fu ufficializzato nel dicembre di due anni fa e interpretato all’esterno come il bilanciamento “riminese” verso una futura – ma non troppo – presidenza “straniera”.

Bernhard Scholz: sarà lui a guidare il Meeting dalla edizione del 2020?

Se davvero Emilia Guarnieri non vivrà il Meeting 2020 da presidente lo si scoprirà dunque a breve. Ma chi potrebbe essere il suo successore? L’assemblea dei soci fissata fra un mese eleggerà il nuovo “board” che avrà la responsabilità di condurre le danze per i prossimi tre mandati. E’ lecito ipotizzare che ci saranno delle riconferme. Partiamo dunque dall’attuale cda, che vede Bernhard Scholz, Andrea Simoncini, Giorgio Vittadini e quattro riminesi: oltre ad Emilia Guarnieri ci sono Luca Antonini, Massimo Conti e Sandro Ricci (ex direttore del Meeting, a partire dal 1982 e fino all’arrivo di Forlani).
Difficile immaginare che i tre “pezzi” da novanta possano essere rimpiazzati da altri, perché costituiscono l’ossatura portante del Meeting che ha compiuto quella mutazione genetica, sia dal punto di vista dei riferimenti politici che di quelli ecclesiali, che si è vista in azione negli ultimi otto o nove anni in maniera sempre più marcata. Da kermesse legata prima ai cavalli di razza della Dc e poi di Forza Italia e Pdl, si è trasformata in un ponte verso la sinistra: da Matteo Renzi a Fausto Bertinotti (che il 14 febbraio partecipa a Roma alla presentazione del nuovo libro di Salvatore Abbruzzese sul Meeting) a Luciano Violante. Chiudendo invece le porte, nel 2018, alle punte del governo gialloverde: Di Maio, Salvini e Conte. Ma chissà che per la nuova edizione non scatti l’invito a “Giuseppi”, sempre più ecumenico e in sintonia col Pd. Così come il Meeting sotto il pontificato di Bergoglio si è “francescanizzato” fino a mettere da parte le battaglie sui valori non negoziabili per predicare apertura verso “le periferie del mondo e dell’esistenza” in linea col magistero del successore di Benedetto XVI, che però fino ad ora ha declinato l’invito. C’è chi dice che nel quartiere fieristico in agosto non ci sia sufficiente odore di pecora.

Emilia Guarnieri con Giulio Andreotti, il grande “sponsor” del Meeting, al quale è intervenuto quasi ogni anno dal 1980 al 2009. 

Dunque Vittadini, Simoncini e soprattutto Scholz non dovrebbero mancare nemmeno nel nuovo cda del Meeting. E’ però improbabile che Vittadini, che dal punto di vista dei contenuti e della “linea” è sicuramente il principale dominus dell’appuntamento di Rimini, possa assumere anche il ruolo di presidente (ha già quello di numero uno della Fondazione per la sussidiarietà), e la stessa cosa è ipotizzabile per Andrea Simoncini, professore ordinario di Diritto costituzionale presso il Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Firenze, che forse aspira a qualcosa di più.
C’è una coincidenza che i bene informati indicano di considerare con attenzione per farsi un’idea dell’erede di Emilia Guarnieri. Domani è in programma l’assemblea dei soci della Compagnia delle opere nazionale, che il 13 gennaio ha rinnovato il proprio consiglio direttivo. Bernhard Scholz, il presidente, anch’esso storico perché venne nominato per la prima volta nel 2008, quando prese il posto di Raffaello Vignali, ha salutato la compagnia. Esperienza chiusa. Il giorno 11 i soci dovrebbero incoronare l’attuale presidente della CdO di Milano, Guido Bardelli. Bernhard Scholz si fa dunque trovare pronto per un eventuale nuovo incarico di capo del Meeting.

I componenti del consiglio di amministrazione, in base alle modifiche introdotte di recente allo statuto, vengono espressi in questo modo: due dai soci ordinari e tre dai soci partners. Chi sono questi ultimi? Fondazione per la sussidiarietà, Compagnia delle opere e l’associazione italiana centri culturali. I riminesi, che esprimono i soci ordinari, sono dunque in minoranza rispetto ai milanesi. Ora, la domanda che qualcuno si farà è la seguente: Scholz presidente del Meeting di Rimini? Ja? Nein? Si vedrà. Magari la Destinazione turistica Romagna coglierà la palla al balzo per allacciare collaborazioni. Sì, perché, scherzi a parte, Scholz è originario di Müllheim, ha vissuto e studiato fino alla maturità in Svizzera e poi ha frequentato l’università a Monaco e Friburgo, dove in veste di giornalista si è occupato anche della comunicazione per l’arcidiocesi locale. Da grande, però, si è orientato sulla consulenza e la formazione manageriale per importanti aziende italiane e straniere (fonte). Toccherà a lui fare il padrone di casa al Meeting dedicato a “Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime”, in programma dal 18 al 23 agosto? Gli indizi sono molti. Natürlich.

Don Giancarlo Ugolini. Fu lui a raccontare l’intuizione del Meeting (sbocciata a Rimini nel 1979) a don Giussani, che rispose: “Sì, vale la pena provare”.

Perché il gruppo locale, dal quale è germinato il Meeting, avrebbe deciso di “abdicare” consegnando la sua creatura in mani non riminesi? Il quesito non trova facile risposta. “É la fine degli anni ’70. Tra alcuni amici di Rimini, che condividono l’esperienza cristiana, nasce il desiderio di incontrare, conoscere e portare a Rimini tutto quello che di bello e buono c’è nella cultura del tempo. Così ha origine il Meeting per l’amicizia fra i popoli nel 1980″. E’ questa la narrazione dell’inizio dell’avventura sul sito del Meeting. Nella Vita di don Giussani scritta da Alberto Savorana (Rizzoli, 2013) c’è un capitoletto dedicato all’argomento. Si legge fra l’altro: «Da noi, il fatto cristiano era relegato all’inverno. Il massimo che si faceva, l’estate, erano le messe in tedesco per i turisti». Così don Giancarlo Ugolini, padre di Cl a Rimini fino alla scomparsa nel 2009 (lo scorso anno è stata allestita nella corte della biblioteca Gambalunga la mostra a lui dedicata dal Meeting) sintetizzò la ragione missionaria che dal 1980 catapultò Rimini nel panorama del mondo. «Durante un incontro don Giancarlo accenna l’ipotesi a Giussani; la cosa gli piace e gli dice: “Sì, vale la pena provare, poi vediamo. Se qualcosa non funziona correggiamo l’idea, ma vale la pena”». Giussani, riferisce ancora Savorana, vede nella origine del Meeting «un esempio di quella responsabilità di adulti che da anni indica come strada del futuro». Perché, dirà Giussani in un incontro di sacerdoti a Bologna il 1° dicembre 1980 (dal 23 al 30 agosto di quell’anno si era svolta la prima edizione), le persone che hanno dato vita al Meeting «vivendo in una determinata situazione (la Rimini estiva), hanno notato l’assoluta, totale mancanza di presenza dei cristiani. Quanti anni è che Rimini è centro balneare di quel tipo? E’ bellissimo e tragico che della gente si sia domandata a un certo punto, improvvisamente o finalmente: “Non esiste presenza cristiana qua dentro”». Perciò «l’ideale della vita che hanno dentro, reso organico dall’amicizia e perciò reso coraggioso dall’amicizia, si impegna, cambia». Sembra storia passata questa amicizia riminese, ormai sopravanzata dai soci partners.

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