Il mercato degli incarichi esterni al Comune di Rimini

Il mercato degli incarichi esterni al Comune di Rimini

In costo del lavoro il Comune di Rimini spende 46,3 milioni di euro ed è fra i più prodighi nel panorama dei capoluoghi di provincia con una popolazione analoga. Un illuminante confronto coi Comuni di Ravenna e Ferrara.

Con 46,3 milioni di euro di costo del lavoro, il Comune di Rimini è fra i più prodighi nel panorama dei capoluoghi di provincia con una popolazione analoga. Lo si scopre dai dati ufficiali autocertificati da palazzo Garampi, e consultabili dal pubblico nella sezione Amministrazione trasparente del sito web. Tanti dipendenti, moltissimi contratti esterni con il coinvolgimento di una miriade di professionisti e fornitori di servizi vari, dal trombettista al filosofo, dal cassazionista alla ballerina.
Abbiamo preso qualche dato, confrontandolo con quelli di Ravenna e Ferrara, rispettivamente 159mila e 133mila residenti al 31/12/2016, con un territorio di 654 e 405 kmq (mentre Rimini contava alla stessa data 147.750 residenti distribuiti in 136 kmq, una densità tre volte quella ferrarese e quattro volte quella ravennate).
Nel “conto annuale personale dipendente (RALN)”, scopriamo che nel 2015 Rimini ha pagato un costo annuo del lavoro di 46.295.913 euro, Ferrara 47.875.519, Ravenna 41.757.241. Fra i tre comuni, quello della ex capitale dell’impero romano è il più popoloso e con il territorio più vasto da amministrare, eppure riesce ad essere il più “risparmioso” sotto l’aspetto del personale dipendente. Infatti il Comune di Ravenna ha una dotazione organica di “solo” 1.212 posti, a differenza di Ferrara (1.541) e Rimini (1.334): e al 31/12/2015 ne impiegava “solo” 991, a fronte dei 1.196 della città estense e dei 1.138 della città malatestiana.
Anche nel personale “flessibile” Rimini sembra largheggiare: il costo è aumentato da 1,2 milioni nel 2013 a 1,3 milioni nel 2015.
Ma l’aspetto più singolare è quello degli “incarichi di studio/ricerca e consulenza”: Rimini ne ha calcolati nel 2015 ben 266, mentre due anni prima erano solo 4 (quattro), per un costo lievitato da 72mila a 306mila euro. Gli incarichi dello stesso tipo negli altri due capoluoghi sono molti di meno, a Ferrara sono 87 e a Ravenna 96, sebbene il loro costo totale sia simile a quello riminese, rispettivamente di 283mila e 320mila euro.
A Rimini sono un bel numero – 86, erano solo 64 due anni prima – anche i “contratti di prestazione professionale consistenti nella resa di servizi o adempimenti obbligatori per legge”: sono costati 892mila euro. In questo parametro Ferrara e Ravenna fanno peggio: i contratti sono rispettivamente 170 e 131, il costo a Ferrara 1,6 milioni di euro, mentre la città dei mosaici segna un altro record positivo con solo 527mila euro.
Mettendo da parte i paragoni, e concentrandoci su Rimini, quello degli incarichi esterni sembra davvero una caratteristica dell’amministrazione comunale. Pur avendo un esercito di dipendenti in casa, gli amministratori di palazzo Garampi non riescono a fare a meno delle prestazioni di centinaia di persone. I numeri sono così alti anche a causa della gestione diretta, da parte di Gnassi & co., di tutte le feste e gli spettacoli possibili e immaginabili, a testimonianza di un dirigismo d’altri tempi e di altre latitudini.
Andando a sfogliare le tabelle degli incarichi, rese disponibili in uno studio Cerved (quello da noi consultato è del 2014), si rimane infatti sorpresi dalla capillarità delle “iniezioni” di denaro pubblico da parte del Comune. Fra gli esempi più nitidi, in un paio d’anni (2009/2010) sono stati conferiti ben 19 incarichi, con relativi compensi – in qualche caso anche di poche decine di euro – per la mitica “Festa ad tott”, celebrata in quel di Santa Giustina, veramente la “festa di tutti” a giudicare dalla distribuzione delle mance.
Per carità, Rimini deve essere “inclusiva”; che nessuno si sogni di rifiutare benefit alla mediatrice culturale docente di “cucina etnica” e a quella di “cucina colombiana”; alla ballerina rumena e al danzatore della pampa argentina (non sono nostre fantasie, è tutto scritto nei documenti ufficiali, nomi e cognomi compresi). Però quando l’“inclusione” comporta l’esborso, da parte dei contribuenti riminesi, di euro 4.800 (quattromilaottocento) per gonfiare ulteriormente le tasche del cantautore Roberto Vecchioni, beh, questo fa frullare energicamente le scatole al lettore delle tabelle. Già, perché non si trattava di un concerto ma di una “lectio magistralis” o presunta tale del professore-cantautore, tema “Da Saffo a De Andrè, l’anima, le parole, la musica”. Così in una sola serata, il 25 giugno 2010, ci siamo alleggeriti le tasche facendo far “dané” (come dicono le parole e l’anima di “Luci a San Siro”) a chi non ne era certo sprovvisto: fra l’altro proprio lui, tempo prima disposto a rinunciare a “quel po’ di soldi” pur di riavere indietro la sua Seicento…
Ciò accadeva mentre un mostro sacro della cultura europea, Tzvetan Todorov, nella stessa edizione del “Festival del Mondo Antico” percepiva 1.300 euro, poco più di un quarto.
Nel corposo dossier 2014 del Cerved sui conti di palazzo Garampi, sono elencati gli incarichi esterni sotto la rubrica “fornitori”, in quantità impressionante: circa 1.600 (sono le singole voci di spesa di un periodo che va dal 2005 al 2013; una stessa persona può avere avuto più incarichi).
Fra gli incaricati troviamo di tutto e di più. C’è la fidanzata dell’attuale sindaco, che nel 2010, un anno prima che lui fosse eletto al piano nobile di palazzo Garampi, prese 2.448 euro per “progettazione allestimento mostra La Dolce Vita”. Di contro, c’è Luisella Costamagna che ha avuto solo 360 euro per la partecipazione ad un convegno della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Qualche soldino in più per il pepato ciclo di lezioni sull’“arte perturbante”, quattro relatori, costo 2.125 euro.
Curiosissimo è il capitolo degli “abbonati” agli incarichi comunali. Par di capire che siano consulenti temporanei solo per modo di dire: ad esempio l’architetto Sandro Volta ha avuto 15mila euro per “assistenza approvazione variante piano spiaggia” dal 2010 in avanti; 84mila euro per “redazione del piano di riqualificazione fascia costiera” dal 2005 al 2010; 20mila euro per “redazione modifiche progetto preliminare variante piano spiaggia” dal 2008 al 2010. Oppure, i circa 120 incarichi di tutela legale affidati ad un solo avvocato, ed altri 55 nelle mani di una sua collega. Ovvero ancora, il veterinario che si è visto attribuire 8 incarichi per servizi legati al canile comunale, dal 2009 al 2013, per un totale di 178mila euro. Infine, in materia fognaria gli incarichi sono una… nera marea: un ingegnere ha svolto per il Comune 6 consulenze, totale 105mila euro; un altro 5 prestazioni, totale 55mila euro; una specialista altri 2 (48mila euro); infine un quarto professionista altri 2, totale 44mila euro. Eppure, prima di quegli anni l’amministrazione (epoca Ravaioli) aveva speso tanto tempo e tanti soldi per il cosiddetto “Piano regolatore fognario” non attuato, e successivamente – epoca Gnassi – ne ha speso altri per il “Piano di Salvaguardia della Balneazione”, trasformato poi nella versione finale “PSBO”. Della serie: pozzi senza fondo.

Fotografia: Rimini, retro del palazzo del Comune (© Gianluca Moretti)

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